Resta il sospetto della presenza di complice nell'omicidio di Giulia Tramontano che possa avere aiutato Impagnatiello nell'efferato delitto. I carabinieri stanno investigando accuratamente sui reperti: sacchi di plastica e flaconi di candeggina. Impagnatiello sostiene di aver agito da solo, ma le prove potrebbero svelare la verità nascosta

Dopo due settimane dall'omicidio di Giulia Tramontano, i carabinieri della settima sezione "Investigazioni scientifiche" stanno attualmente eseguendo una serie di accertamenti per verificare la presenza di un eventuale complice.

Alessandro Impagnatiello è l'autore del delitto, avendo ucciso la sua compagna, incinta di 7 mesi, e ha confessato il crimine solo alcuni giorni dopo. Secondo quanto riportato dall'autopsia, ha inflitto 37 coltellate, di cui 2 al collo che si sono rivelate fatali.

Il luogo del ritrovamento di Giulia Tramontano

Successivamente, ha cercato di bruciare il corpo nella vasca da bagno, ma non riuscendoci, lo ha spostato su un carrello e lo ha portato nel garage e nel box, dove ha nuovamente tentato di bruciarlo. Infine, non avendo avuto successo, ha avvolto il cadavere in sacchi di plastica e lo ha nascosto tra le sterpaglie vicino alla casa.

Secondo quanto riportato da La Repubblica, gli esperti stanno concentrando i loro esami principalmente sui sacchi di plastica e sui flaconi di candeggina al fine di determinare se qualcuno abbia aiutato Alessandro a sbarazzarsi del corpo di Giulia e a ripulire la scena del crimine. Al momento, Impagnatiello ha dichiarato agli investigatori di aver agito da solo.

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