Decreto Sicurezza

Decreto Sicurezza, proteste in Senato durante il voto finale: Aula sospesa per tensioni con l’opposizione

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Written by Irene Vitturri

4 Giugno 2025

Mattinata movimentata a Palazzo Madama, dove il voto finale sul decreto Sicurezza ha scatenato accese proteste da parte delle opposizioni. I rappresentanti di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra si sono seduti davanti ai banchi del governo, intonando il coro “Vergogna, vergogna”, chiedendo la convocazione immediata della conferenza dei capigruppo. A seguito delle tensioni, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha sospeso temporaneamente la seduta.

Il decreto Sicurezza, approvato alla Camera con voto di fiducia il 29 maggio 2025, è ora in attesa di conversione definitiva entro il 10 giugno. Il governo ha posto la fiducia anche al Senato, bloccando l’esame delle 131 proposte di modifica.

Voto sul decreto Sicurezza: proteste e caos in Aula

Il dibattito sul decreto Sicurezza si è acceso già nella giornata precedente, culminando con l’intervento del senatore di Fratelli d’Italia Gianni Berrino, che ha affermato: “Le donne che fanno figli per rubare non sono degne di farlo”. Una frase che ha suscitato immediata indignazione, soprattutto tra le file del Pd. Il senatore Filippo Sensi ha commentato su X: “Raramente ho sentito parole più crudeli”, aggiungendo di aver urlato contro tali affermazioni.

Oggi, al momento delle dichiarazioni di voto, le opposizioni hanno inscenato una protesta clamorosa. I senatori si sono seduti simbolicamente davanti al governo, provocando la sospensione momentanea della seduta. Una scena già vista in passato ma che conferma quanto il decreto Sicurezza sia fonte di forti divisioni politiche.

Fiducia al governo e nessun emendamento approvato

Il governo Meloni ha scelto la strada della fiducia anche al Senato, senza consentire il dibattito o la votazione su alcun emendamento. I 131 articoli proposti sono stati ignorati, tra le critiche delle opposizioni che parlano di un “esecutivo sordo e autoritario”. Nonostante le tensioni, l’Aula ha successivamente ripreso i lavori con le dichiarazioni di voto, in attesa della chiama nominale dei senatori per l’approvazione finale.

Decreto Sicurezza: critiche per le parole di Berrino

Il passaggio dell’intervento di Berrino in cui si affermava che “un bambino sta più sicuro in carcere che a casa con genitori che lo concepiscono per delinquere” ha riacceso lo scontro tra maggioranza e opposizione. Tali parole, secondo i dem, rappresentano un livello di propaganda inaccettabile e offensivo nei confronti di famiglie già fragili. La tensione ha dunque superato i limiti del confronto politico, degenerando in uno scontro verbale molto duro.

Conversione in legge entro il 10 giugno

Il decreto Sicurezza deve essere convertito in legge entro il 10 giugno. La giornata di oggi segna una tappa decisiva, con il voto finale che segue quello della Camera. Il provvedimento contiene norme su ordine pubblico, immigrazione e gestione delle forze dell’ordine, ma è anche un simbolo dello scontro ideologico tra governo e opposizioni.

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