📍 Luogo: Usa
Un nuovo capitolo si apre nel dibattito sulla global minimum tax dopo l’accordo raggiunto dai leader del G7, che include una “soluzione parallela” capace di esentare le grandi multinazionali statunitensi da alcune regole del regime fiscale globale. La svolta, definita una “pietra miliare” dall’Ocse, rappresenta una vittoria per l’amministrazione americana e, in particolare, per il presidente Donald Trump.
G7, intesa storica sulla global minimum tax: cosa prevede
Il vertice del G7 si è concluso con un’intesa considerata fondamentale per il futuro della fiscalità internazionale: l’introduzione di una tassazione minima globale per le multinazionali, con lo scopo di limitare pratiche elusive e profit shifting, ossia lo spostamento artificioso dei profitti verso giurisdizioni fiscali più favorevoli.
Tuttavia, l’accordo prevede una significativa esenzione per le aziende Usa, riconosciuta in virtù della “sovranità fiscale” e delle imposte già versate sul territorio americano. Una soluzione che modifica di fatto l’impianto originario dell’intesa globale raggiunta nel 2021 sotto l’egida dell’Ocse.
Le parole dell’Ocse: “Una pietra miliare per la cooperazione fiscale”
Nonostante la deroga concessa agli Stati Uniti, l’Ocse accoglie con favore l’intesa. Il segretario generale Mathias Cormann parla di un “punto di svolta nella cooperazione internazionale”, evidenziando come l’accordo G7 possa offrire stabilità e certezza alle imprese globali e salvaguardare la base imponibile dei singoli Stati.
Cormann sottolinea che, anche con un sistema parallelo, è possibile contenere la concorrenza fiscale sleale tra Paesie creare un terreno comune per la tassazione delle imprese digitali.
Le preoccupazioni Usa e la clausola 899: il ruolo di Trump
Il compromesso raggiunto al G7 arriva dopo mesi di discussioni con l’amministrazione americana. Il segretario al Tesoro Usa, Scott Bessent, aveva manifestato forti riserve sul secondo pilastro della riforma Ocse, legato all’inclusione degli utili e ai profitti non tassati.
Secondo quanto riferito dalla presidenza canadese del G7, gli Usa hanno ottenuto l’esenzione in cambio dell’impegno a rimuovere le misure di ritorsione fiscale contro gli investimenti esteri previste dalla cosiddetta clausola 899 del One Big Beautiful Bill Act (OBBBA), ancora all’esame del Senato.
Giorgetti: “Un compromesso onorevole, ma serve ancora dialogo”
Il ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti, ha commentato positivamente l’accordo, definendolo un “compromesso onorevole”. Secondo Giorgetti, la nuova intesa evita possibili ritorsioni americane contro le imprese europee e rappresenta un importante passo verso un regime fiscale equo e condiviso.
Prossimi passi: verso l’approvazione Ocse con 147 Paesi
L’intesa siglata al G7 non è ancora vincolante, ma costituisce la base per un accordo multilaterale più ampio che dovrà essere approvato da 147 Paesi membri dell’Ocse. Il regime parallelo proposto dagli Usa, spiegano i leader, potrebbe facilitare ulteriori progressi sulla tassazione dell’economia digitale e sulla difesa della sovranità fiscale di tutti gli Stati coinvolti.