Il referendum giugno 2025, in programma per l’8 e il 9 del mese, chiamerà alle urne milioni di italiani per decidere su cinque quesiti abrogativi riguardanti temi centrali come cittadinanza, Jobs Act, indennità di licenziamento nelle piccole imprese, contratti di lavoro a termine e responsabilità solidale negli appalti. Come in ogni referendum abrogativo, votare Sì significa voler eliminare una legge esistente, mentre votare No vuol dire mantenerla in vigore. Affinché il referendum sia valido, deve essere raggiunto il quorum del 50% +1 degli aventi diritto al voto. In questo contesto, i partiti politici italiani hanno assunto posizioni molto diverse.
Pd e M5S sostengono il referendum giugno 2025
Il Partito Democratico ha annunciato il pieno sostegno ai cinque quesiti. La segretaria Elly Schlein ha dichiarato che il PD vuole abrogare norme che, secondo il partito, hanno aumentato la precarietà nel mondo del lavoro. In particolare, si punta a smantellare alcuni aspetti del Jobs Act introdotto durante il governo Renzi. Il PD invita i cittadini a partecipare e votare Sì, anche sul tema della cittadinanza.
Anche il Movimento 5 Stelle appoggia con forza quattro dei cinque quesiti referendari, esprimendo preoccupazione per la precarietà diffusa, i bassi salari e la mancanza di tutele. Giuseppe Conte, leader del M5S, ha dichiarato pubblicamente che voterà Sì anche sul quesito sulla cittadinanza, pur lasciando libertà di scelta su questo punto ai propri elettori.
Centrodestra e l’astensione al referendum di giugno
La posizione del centrodestra è compatta nell’invitare all’astensione. Fratelli d’Italia ha diffuso una comunicazione chiara ai propri parlamentari, sottolineando come non votare rappresenti una presa di posizione contro un’iniziativa ritenuta strumentale dalla sinistra. Anche Forza Italia sposa questa linea, come confermato dal vicepremier Antonio Tajani. La strategia del centrodestra è quella di invalidare il referendum giugno 2025 puntando sul mancato raggiungimento del quorum.
Fa eccezione il partito Noi Moderati, guidato da Mara Carfagna, che ha dichiarato di voler votare cinque No, partecipando quindi attivamente al voto.
Italia Viva e Azione: posizioni contrastanti sul referendum di giugno
Italia Viva, il partito fondato da Matteo Renzi, ha dichiarato il proprio dissenso rispetto ai quesiti referendari, ritenuti espressione di una visione ideologica e non risolutiva. Renzi ha sottolineato che il referendum, anche in caso di vittoria del Sì, non ripristinerebbe lo Statuto dei lavoratori nella forma originaria. Tuttavia, ha dichiarato il suo Sì al quesito sulla cittadinanza.
Azione, il partito guidato da Carlo Calenda, voterà No sui quesiti relativi al lavoro e Sì sulla cittadinanza. Le due forze politiche condividono quindi una visione critica verso la proposta referendaria, sebbene si differenzino leggermente nella linea da adottare.
Referendum 8 e 9 giugno: le scelte di +Europa e Avs
+Europa ha dichiarato due Sì: uno per il quesito sulla cittadinanza e uno per quello sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Sugli altri tre quesiti, il partito voterà No. Di opinione opposta è Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), che sostiene tutti e cinque i quesiti e invita a votare Sì in blocco, senza esitazioni.
Referendum giugno 2025: perché è importante andare a votare
Il referendum giugno 2025 rappresenta un passaggio fondamentale per la democrazia italiana, con riflessi concreti su temi sociali, economici e politici. Le diverse posizioni assunte dai partiti mettono in luce le profonde divisioni sul modello di lavoro, sulle tutele e sul riconoscimento della cittadinanza.
La partecipazione al voto non è solo un diritto ma anche uno strumento per orientare le scelte future del Paese. Qualunque sia l’opinione personale, informarsi e recarsi alle urne l’8 e 9 giugno è essenziale per far sentire la propria voce.