elezioni regionali 2025

Sondaggi elezioni regionali 2025: come cambiano gli equilibri dopo Decaro in Puglia e Fico in Campania

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Written by Redazione

9 Settembre 2025

La stagione delle Regionali 2025 entra nella sua fase calda. Le finestre di voto si distribuiscono tra fine settembre e metà novembre, con un calendario a scaglioni che rende la campagna una sorta di “tour elettorale” lungo quasi due mesi. Il centrosinistra ha messo in campo il proprio parco candidati con largo anticipo, presentando, tra gli altri, Antonio Decaro in Puglia e Roberto Fico in Campania. Nel centrodestra, invece, i giochi restano in sospeso in alcune regioni chiave, con un negoziato interno ancora aperto. In mezzo, i sondaggi disegnano un Paese in cui la fotografia nazionale non basta a predire l’esito locale: contano i territori, contano gli amministratori, contano gli errori e, soprattutto, conta l’elettorato indeciso.

Il calendario a finestre: perché il “tempo” è già campagna

Il primo elemento che peserà sugli scenari futuri è il tempo. Le Marche e la Valle d’Aosta aprono le danze a fine settembre; la Calabria seguirà a inizio ottobre, poi toccherà alla Toscana a metà mese. Infine, il blocco Sud-Nord con Campania, Puglia e Veneto chiuderà il cerchio entro metà novembre. Questo significa che la campagna non è un evento puntuale ma una progressione: ogni risultato farà da volano o da zavorra per chi viene dopo. Una vittoria “simbolica” in una delle prime regioni può cambiare l’umore di coalizioni e militanti, spingendo il fundraising, la copertura mediatica, la disponibilità dei leader nazionali a scendere in campo.

Vincenzo De Luca
Vincenzo De Luca

Il centrosinistra mette le bandierine: l’architettura del “campo largo”

La mossa che il centrosinistra ha voluto lanciare è visiva e politica: foto di gruppo, annunci coordinati, messaggio univoco. L’obiettivo è duplice. Primo: trasmettere unità e affidabilità a un elettorato che, dopo anni di frammentazione, chiede chiarezza. Secondo: togliere al centrodestra il vantaggio della percezione di “inevitabilità” che spesso accompagna chi governa a Roma. La scelta di Roberto Fico in Campania e di Antonio Decaro in Puglia va letta in questa chiave. Fico è un volto riconoscibile a livello nazionale, con una storia istituzionale che può parlare all’elettorato progressista e a quello grillino. Decaro è un amministratore territoriale di lungo corso, legato a doppio filo a Bari e alla Puglia: un profilo che può offrire continuità e rinnovamento insieme.

Il centrodestra e l’ostacolo della selezione: quando i nomi fanno la differenza

Nel campo opposto, l’impasse nella definizione dei candidati in Campania, Puglia e soprattutto Veneto è più di un fatto di cronaca: è una variabile strategica. Le Regionali sono il contesto per eccellenza dove i nomi pesano quanto e più dei simboli. Ritardare una scelta può significare restare per settimane senza messaggio e senza racconto. Inoltre, la complessità degli equilibri interni tra i partiti della coalizione, le ambizioni locali e i rapporti con gli uscenti rendono la mediazione un passaggio delicatissimo. Ogni ora spesa a trattare è un’ora in meno di campagna sul territorio.

Sondaggi: un’Italia che ragiona per regioni

Se si guarda alla dimensione nazionale, gli indicatori attestano ancora Fratelli d’Italia in testa, ma le Regionali rispondono a una logica diversa. I pronostici aggregati suggeriscono che esista spazio competitivo ampio per entrambe le coalizioni. Alla prova locale, contano incumbency, reti civiche, liste del presidente, qualità dei candidati e temi territoriali. I margini si fanno più stretti e, soprattutto, cresce la quota di indecisi, capace di ribaltare margini apparentemente solidi.

Gli scenari futuri: sette regioni, sette partite diverse

Campania: il “fattore Fico” contro la macchina del territorio

L’annuncio della candidatura di Roberto Fico ha trasformato la Campania nel palcoscenico nazionale della contesa. Gli scenari futuri si articolano lungo tre direttrici:

  1. Trasferimento del consenso M5S: Fico dovrà capitalizzare il voto grillino storico e trasformarlo in un perimetro di vincibilità allargato, convincendo elettori moderati e progressisti.
  2. Distanziamento dalla “querelle con De Luca”: se la narrazione resta intrappolata nella polemica interna, il centrodestra può riorganizzarsi e intercettare delusione e stanchezza. Fico dovrà imporsi con un’agenda tematica – sanità, trasporti, rifiuti, servizi – che disinneschi lo scontro personalistico e accrediti una leadership autonoma.
  3. Scelta del candidato avversario: se il centrodestra individua un nome radicato, con credenziali amministrative e appeal civico, la partita si riapre su base competenza vs novità. Se invece la selezione si allunga o si chiude su un profilo tiepido, il vantaggio di momentum del centrosinistra può consolidarsi.

Variabili chiave: affluenza nelle aree metropolitane, voto disgiunto, mobilitazione dei sindaci e delle liste civiche, tenuta delle province interne.
Traiettorie possibili:

  • Scenario A – Convergenza piena del “campo largo”, agenda pragmatica e avversario debole: Campania tende al centrosinistra.
  • Scenario B – Centrodestra compatto su un profilo forte, campagna polarizzata su sicurezza, tasse e gestione rifiuti: partita riaperta, swing sulle ultime due settimane.
  • Scenario C – Astensione alta e voto di protesta trasversale: volatilità massima, risultato in bilico fino all’ultimo miglio.
Roberto Fico
Roberto Fico

Puglia: Decaro e la “politica del fare”

La candidatura di Antonio Decaro porta in dote un capitale politico fatto di amministrazione e vicinanza ai territori. Il suo racconto è quello dei progetti concreti – mobilità, riqualificazione urbana, welfare di prossimità – che parlano a una platea più ampia della sola base Pd. Gli scenari futuri si giocano su:

  1. Unificazione del fronte progressista: la Puglia è stata spesso laboratorio di coalizioni larghe. Una convergenza disciplinata su Decaro riduce lo spazio competitivo altrui.
  2. Scelta del centrodestra: un nome “tecnico” o con profilo civico-imprenditoriale può scardinare la narrazione dell’“amministratore esperto” se intercetta desiderio di discontinuità.
  3. Tema PNRR e fondi europei: Decaro può trasformarlo in un vantaggio comparato, rivendicando capacità progettuale; il centrodestra può rovesciarlo in chiave burocrazia e ritardi, chiedendo efficienza e meno vincoli.

Variabili chiave: Salento vs Barese, voto giovanile nelle università, agricoltura e filiere export, turismo e aeroporti, tenuta del manifatturiero.
Traiettorie possibili:

  • Scenario A – Consolidamento delle reti civiche e allineamento M5S/AVS: Puglia favorevole al centrosinistra.
  • Scenario B – Centrodestra pesca un candidato alto profilo economico, campagna su lavoro e infrastrutture: margini in restringimento, finale punto a punto.
Antonio Decaro
Antonio Decaro

Toscana: l’incumbency come arma e come bersaglio

La Toscana è il caso “classico” in cui l’incumbency può valere oro: presidio dell’elettorato, reti amministrative, riconoscibilità del presidente uscente. Ma è anche un bersaglio evidente: il centrodestra, finché non intercetta un candidato fortissimo, concentra il fuoco su sanità, liste d’attesa e tassazione locale.
Variabili chiave: aree interne vs città d’arte, voto nei distretti produttivi (moda, meccanica, farmaceutico), università, sanità territoriale.
Traiettorie possibili:

  • Scenario A – Incumbency performante e coalizione disciplinata: il centrosinistra difende la Regione.
  • Scenario B – Campagna mirata del centrodestra sulle criticità sanitarie, candidato competitivo: scarto ridotto e rischio sorprese nei capoluoghi.
Eugenio Giani
Eugenio Giani, presidente regione Toscana

Veneto: la successione e il tema identitario

Il Veneto apre uno scenario peculiare: il dopo-Zaia è un tema identitario. Se il centrodestra dovesse convergere su un candidato che eredita parte del carisma amministrativo e del rapporto coi territori, conserva un vantaggio strutturale. Al contrario, un travaso complicato o una candidatura contestata può riattivare spazi per il centrosinistra, soprattutto nelle aree urbane e nelle questioni casa-lavoro-servizi.
Variabili chiave: cintura metropolitana di Venezia/Padova/Verona, PMI e export, tema autonomie, sanità territoriale.
Traiettorie possibili:

  • Scenario A – Candidato centrodestra forte, campagna su stabilità e autonomia: Regione al centrodestra con margine gestibile.
  • Scenario B – Successione difficile, liste civiche inquiete, mobilitazione urbana progressista: partita più aperta del previsto.
Luca Zaia
Luca Zaia

Marche: testa a testa, con la variabile astensione

Le Marche arrivano per prime al voto: chi vince qui può dettare il tono mediatico delle settimane successive. Il centrodestra parte da una base solida, ma l’affluenza e il voto delle aree terremotate, insieme alle politiche industriali nei distretti, possono generare scarti significativi.
Variabili chiave: ricostruzione post-sisma, credito alle imprese, sanità territoriale, infrastrutture stradali e ferroviarie.
Traiettorie possibili:

  • Scenario A – Conferma del centrodestra con vantaggio contenuto.
  • Scenario B – Forte mobilitazione civica e voto economico “punitivo”: rischio ribaltamento nel finale.

Calabria: il vantaggio dell’uscente e l’enigma indecisi

In Calabria lo scenario è netto solo in apparenza: l’uscente ha un vantaggio percepito, ma la quota di indecisi è alta. Se questi si concentrano in un’unica direzione nelle ultime due settimane, l’inerzia può attenuarsi. Il centrosinistra punta su un profilo riconoscibile a livello nazionale, ma deve territorializzare il messaggio su sanità, lavoro e infrastrutture.
Variabili chiave: reti clientelari vs voto d’opinione, mobilità giovanile, emigrazione sanitaria, porti e ZES.
Traiettorie possibili:

  • Scenario A – Stabilità dell’uscente, conferma del centrodestra.
  • Scenario B – Crollo dell’affluenza e convergenza tardiva dell’opposizione: scarto in riduzione, partita più incerta di quanto sembri.

Valle d’Aosta: laboratorio a statuto speciale

La Valle d’Aosta sfugge alle logiche binarie. La competizione è multipolare, con alleanze variabili e pesi locali decisivi. Gli scenari futuri dipendono dalla combinazione delle liste autonome, dal ruolo dei partiti nazionali e da accordi post-voto. Qui l’esito pesa più sul racconto nazionale che sulla dinamica numerica delle coalizioni.

Le cinque variabili che decideranno l’esito (e come possono cambiare gli scenari)

1) La scelta (e la tempestività) dei candidati del centrodestra

Finché il centrodestra non ufficializza i nomi in Campania, Puglia e Veneto, il centrosinistra detta l’agenda. Ogni settimana di ritardo sposta attenzione, volontari e donazioni. Se però la quadra arriva con profili credibili e territoriali, l’effetto rimbalzo è concreto. La storia delle Regionali insegna che un buon candidato può erodere in poche settimane vantaggi costruiti in mesi.

2) L’elettorato indeciso

La penetrazione dei messaggi nell’ultimo miglio di campagna è decisiva: sanità, trasporti, tasse locali, tempi di attesa, costo della vita. L’elettorato “late decider” premia chi porta soluzioni semplici e impegni verificabili (es. riduzione tempi CUP, potenziamento treni regionali, sconti su abbonamenti autobus, roadmap su liste d’attesa).

3) Le liste del presidente e le reti civiche

Dove le liste del presidente sono forti, l’effetto trascinamento compensa cali di coalizione. Il centrosinistra punterà su reti civiche legate agli amministratori locali; il centrodestra su tessuto imprenditoriale e professioni. Un dato strutturale: chi sa reclutare candidati locali riconoscibili intercetta voto personale che spesso fa la differenza.

4) L’affluenza e il voto giovanile

Il calo dell’affluenza favorisce chi ha apparati e macchine del consenso. Per contro, dove c’è mobilitazione giovanile (università, città d’arte, ecosistemi culturali), il voto si muove più agilmente. Campagna social iper-locale, eventi piccoli, Q&A con candidati e trasparenza su fondi possono smuovere la partecipazione.

5) Agenda temi: sanità, PNRR, autonomia differenziata

  • Sanità: è il metatema 2025. Liste d’attesa, carenza personale, medicina territoriale. Proposte precise (assunzioni, incentivi, digitalizzazione prenotazioni, telemedicina) spostano consensi.
  • PNRR e fondi UE: due narrazioni in conflitto. Per il centrosinistra, “capacità di progettare e spendere bene”; per il centrodestra, “semplificare e far arrivare i risultati ai cittadini”.
  • Autonomia differenziata (specie in Veneto): tema identitario per il centrodestra, da presidiare con attenzione ai livelli essenziali per non allarmare le regioni del Sud.

Focus candidati: perché Fico e Decaro cambiano il frame della campagna

Roberto Fico: istituzionalità e discontinuità

Fico unisce notorietà nazionale e profilo di garanzia istituzionale. Per vincere dovrà:

  • trasformare la riconoscibilità in fiducia amministrativa;
  • evitare la trappola del conflitto interno con gli uscenti, mostrando autonomia;
  • offrire priorità misurabili su sanità, trasporti e gestione rifiuti.
    Se ci riesce, il “fattore Fico” può allargare il campo oltre gli elettori M5S, coinvolgendo ceti medi urbani e professioni.

Antonio Decaro: municipalismo come valore aggiunto

Decaro è il simbolo della politica del fare. La sua carta è la credibilità amministrativa: progetti, cantieri, piazze. La sfida sarà elevare il profilo da sindaco/leader territoriale a presidente regionale, mantenendo la prossimità e adottando una visione macro su sanità, trasporti e sviluppo. Se il centrodestra dovesse candidare un profilo economico-manageriale forte, la contesa diventerebbe un referendum tra esperienza amministrativa e discontinuità competitiva.

Narrazione, terreno e “ultimo miglio”: come si vince davvero

La narrazione

Vince chi racconta un futuro verificabile: dieci priorità, dieci target, dieci scadenze. Le campagne “manifesto” funzionano solo se accompagnate da contratti con i cittadini (cosa faccio nei primi 100 giorni su sanità, trasporti, burocrazia). Il rischio più grande è restare nel frame nazionale: le Regionali si vincono sui servizi.

Il terreno

Il porta a porta, i mercati rionali, le assemblee nei quartieri, i comitati spontanei: nulla sostituisce l’organizzazione locale. Chi converte l’entusiasmo digitale in volantinaggio intelligente, banchetti solidi e coalizioni civiche raccoglie dividendi elettorali.

L’ultimo miglio

Le ultime due settimane sono un micro-campionato a parte: correzioni di rotta, endorsement, dibattiti tv locali, gestione delle crisi. Qui si muove l’elettorato indeciso. Il candidato che regge la pressione, evita gaffe e mantiene messaggi coerenti guadagna metri preziosi.

Gli scenari futuri più plausibili delineano un’Italia a mosaico. Il centrosinistra è competitivo in Campania, Puglia e Toscana se massimizza unità e proposta amministrativa; il centrodestra resta strutturato in Veneto e gioca di incumbency dove governa. Marche e Calabria sono le regioni più sensibili a affluenza e indecisi. La chiave di lettura più onesta è questa: la politica nazionale dà il contesto, ma saranno sanità, trasporti, tasse locali, lavoro e qualità dei candidati a decidere la geografia del potere regionale per i prossimi cinque anni.

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