Eva Mikula

Eva Mikula rompe il silenzio a Belve Crime: «Ho avuto paura, per questo non ho denunciato prima Fabio Savi»

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Written by Redazione

11 Giugno 2025

Eva Mikula racconta la sua verità su Fabio Savi e la banda della Uno Bianca: «Ho avuto paura, non potevo scappare, non ero complice»

Un racconto intenso, fatto di dolore, paura e voglia di riscatto. Eva Mikula, ex compagna di Fabio Savi, uno dei membri della banda della Uno Bianca, ha scelto di parlare pubblicamente durante la puntata del 10 giugno di Belve Crime. L’intervista condotta da Francesca Fagnani ha portato alla luce la versione di una donna che, per anni, è stata considerata una complice, ma che oggi rivendica il suo ruolo di vittima.

Eva Mikula e l’inizio della relazione con Fabio Savi

Eva Mikula, di origini romene, racconta di essere fuggita da un padre violento e di aver cercato una nuova vita in Ungheria, dove ha lavorato come cameriera. È lì che nel 1992 incontra Fabio Savi, di 15 anni più grande: “Tutto ciò che era nuovo, era attraente. Credevo fosse amore, oggi so che cercavo una figura paterna”.

La vita con Savi e il terrore quotidiano

La coppia si trasferisce a Torriana, in provincia di Rimini. Secondo il racconto di Mikula, Savi le parla dei crimini della banda, ma lei non capisce fino a che punto sia verità o menzogna. “Era un dottor Jekyll e mister Hyde. A modo suo mi ha amato, sennò non mi avrebbe detto quello che sapevo”.

«Mi picchiava e poi mi portava un fiore»: il lato oscuro della relazione

Mikula racconta episodi di violenza quotidiana: “La sera mi picchiava, la mattina mi portava un fiore. Mi puntava la pistola, diceva che mi avrebbe gettata in un burrone. In Italia nessuno sapeva della mia esistenza”. Nonostante la paura, la giovane donna tornava sempre da lui.

Le accuse di complicità e la collaborazione con la giustizia

Fagnani le fa notare come abbia testimoniato solo dopo l’arresto di Savi. Mikula si difende: “Avevo paura. Secondo lei, un criminale così ti lascia andare dopo che confessi? Non ci sono altri testimoni in vita. Era meglio tornare nella tana del lupo”.

La denuncia e il peso della verità

Eva Mikula ha poi scelto di collaborare con gli inquirenti, fornendo elementi decisivi per l’individuazione e la condanna della banda. Eppure, l’opinione pubblica non l’ha mai perdonata del tutto. “Mi hanno sempre vista come complice. Ma io ho parlato, potevo starmene zitta”.

«Ho salvato delle vite. So la verità»

“Mi sarei evitata tante cose, ma ho parlato per salvare vite”, ha ribadito. “Chiunque può dire ciò che vuole, ma nel mio cuore so la verità”. Il dolore degli insulti ricevuti per decenni è ancora vivo: “Per 30 anni mi sono sentita dire ‘vergognati’, è stata istigazione al suicidio”.

Mikula: «Aspetto le scuse delle famiglie delle vittime»

Infine, un appello: “Aspetto delle scuse dai familiari delle vittime. Non ora, ma quando la verità sarà ufficiale. Mi hanno insultata per una vita. Io potevo arrivare a non esserci più”.

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