Coronavirus, morto il regista Chang Kai e tutta la sua famiglia: erano in quarantena, in casa.
"Addio a quelli che amo e a quelli che mi hanno amato". Poco prima di morire, il regista Chang Kai ha lasciato questo messaggio. Agli amici, ma soprattutto al figlio che vive a Londra, tutto quello che resta della sua famiglia. Si sono trasmessi il coronavirus tra loro, mentre stavano chiusi in casa in isolamento, e la polmonite li ha portati via uno dopo l'altro. Prima l'anziano padre di Chang Kai, poi la madre. Poi lo stesso regista, noto in città per il suo lavoro agli Hubei Film Studios, poi la sorella. Ora anche la moglie è malata, in condizioni critiche. Una vicenda drammatica che racconta di come gli ospedali di Wuhan, presi d'assalto da migliaia di persone con sintomi più o meno gravi, fossero impreparati ad affrontare l'epidemia, e di come la scelta delle autorità di dirottare i malati verso la quarantena domestica possa aver favorito la trasmissione, anziché contrastarla. Quando suo padre ha mostrato i primi sintomi, a metà gennaio, il 55enne Chang Kai ha disperatamente cercato di farlo ricoverare in uno degli ospedali della città, senza successo. Non c'erano più letti disponibili. Ha dovuto riportarlo a casa, secondo quanto previsto dalle norme in vigore, prendendosi cura di lui in prima persona, ma esponendo tutta la famiglia al contagio. Il giorno della morte del padre, il 28 gennaio, la madre era già malata. Il giorno della morte della madre, il 2 febbraio, erano già malati lui e la sorella. Quel giorno le autorità di Wuhan hanno finalmente deciso di cambiare la strategia di contrasto al virus, dividendo le persone in casi confermati, sospetti e sotto osservazione, e isolando ogni categoria di conseguenza. I cittadini sono stati indirizzati verso i nuovi centri di quarantena allestiti in tutta fretta dal governo, costruendo nuove strutture o requisendo alberghi e edifici pubblici. Non proprio in condizioni ideali, ma almeno non a stretto contatto con i parenti, in spazi ristretti. La politica introdotta dai nuovi leader, mandati dal gran capo Xi Jinping a risolvere la questione, prevede che tutti i sospetti siano testati e messi in quarantena, e che tutti i malati abbiano un letto d'ospedale. Solo che per Chang Kai il cambio di rotta è arrivato troppo tardi. Venerdì scorso il regista è deceduto, lasciando agli affetti quell'ultimo messaggio scritto nello stile dei poemi classici cinesi. Qualche ora dopo è morta sua sorella maggiore, ora è la moglie a lottare per la vita. Una tragedia familiare che non sembra isolata. Molte storie raccolte in questi giorni dai media presenti a Wuhan suggeriscono che la decisione iniziale di isolare i malati in casa abbia moltiplicato il contagio all'interno delle famiglie, causando spesso più di un decesso nello stesso nucleo. Molte di quelle persone potrebbero non essere neppure mai arrivate in ospedale, neppure testate e registrate come contagiate. La loro morte, non compare nelle statistiche ufficiali delle prime settimane di coronavirus. Fonte: Repubblica Leggi anche Coronavirus, la Cina distrugge e disinfetta le banconote