Guerra tra i clan a Bari: 27 indagati

Le indagini sono chiuse da parte della Dda di Bari sugli omicidi di mafia che insanguinarono il quartiere Japigia nel 2017. Sono 27 gli indagati dei clan Parisi-Palermiti e Busco ai quali i pm Fabio Buquicchio, Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano contestano i due agguati del 6 marzo 2017, quando venne ucciso il pregiudicato Giuseppe Gelao e ferito Antonino Palermiti, nipote del boss Eugenio, e del 12 aprile quando fu assassinato, in risposta a quel delitto, il pregiudicato Nicola De Santis, appartenente al gruppo criminale rivale capeggiato da Antonio Busco.  

Cosa è successo

Quella sera un proiettile forò la porta di un'aula del liceo Salvemini, fortunatamente senza provocare vittime. Oltre agli agguati, le indagini hanno ricostruito numerosi episodi di intimidazione diretti a cacciare Busco, sul quale pendeva ormai una "taglia da mezzo milione di euro", e la sua famiglia dal quartiere Japigia, con incendi di auto e abitazioni e 'stese' in stile camorristico, cioè incursioni di gruppi armati a bordo di decine di moto che sparavano in piena notte nelle strade del quartiere interi caricatori di mitragliette. Negli atti del procedimento, oltre alle intercettazioni ambientali e telefoniche nelle quali gli indagati parlano di "Japigia come Gomorra", ci sono i verbali di quattro collaboratori di giustizia, uno dei quali, Domenico Milella, ex braccio destro del boss Eugenio Palermiti, che si è autoaccusato dell'omicidio De Santis. "La guerra - ha spiegato Milella - è iniziata sicuramente con l'omicidio di Francesco Barbieri", il 17 gennaio 2017, ucciso - su ordine del capo clan - perché avrebbe iniziato ad acquistare la droga dal gruppo rivale. A uccidere sarebbe stato Gelao, poi punito con la vita e di nuovo vendicato con l'uccisione di De Santis. Ma "a Japigia, parliamoci chiaro - ha spiegato il 'pentito' Pietro Margheriti - , oggi si stanno sparando, ma se facciamo un passo in dietro è sempre stato un clan che si è... ha fatto sempre un passo in dietro, 'falli scannare a loro e noi facciamo soldi', dicevano, in effetti è sempre stato così, solo che il mondo gira e arriva a tutti. È arrivato il momento loro di questi litigi".  

Subito dopo

Dopo quella stagione di omicidi, il boss Savinuccio Parisi avrebbe scritto ad un nipote per porre fine alla guerra. "So che è arrivata una lettera da Savino Parisi al nipote - ha rivelato il collaboratore Giuseppe Pappagallo - per dire "a casa mia non voglio sentire più rumori" e si è bloccato lì. Perché quando parla quello si sblocca tutto". Fonte: BariToday Leggi anche: I legami con la camorra, Maravita confessa durante colloquio in carcere. Seguici su 41esimoparallelo  
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