Omicidio Vannini, le parole di Federico in aula: "Marco non respirava ed era bianco"
“La verità è che io ho chiamato i soccorsi pensando che fosse solo uno spavento, figuriamoci se non l’avrei fatto pensando che era partito un proiettile!" Queste le parole di Federico Ciontoli in aula durante il processo di Marco Vannini.
"Se avessi voluto nascondere qualcosa perché avrei chiamato subito l’ambulanza di mia spontanea volontà, dicendo che Marco non respirava? E perché avrei detto a mia madre che non mi credevano e di fare venire i soccorsi immediatamente?
Ciontoli prosegue
Per quello che vedevo io Marco era bianco e non respirava bene. Questi erano i sintomi che presentava. Se avessi solo immaginato che era partito un colpo di pistola o che la pistola era rilevante non avrei esitato a dirlo! Durante la mia chiamata al 118 rimasi incredulo per il fatto che non mi credevano.
"Non sapevo spiegare"
Dissi all’operatrice che non le sapevo spiegare cosa era successo perché io non c’ero ed ero telegrafico nelle risposte perché non capivo perché lei temporeggiava quando le avevo detto che Marco non respirava ed era bianco. Forse ha pensato che fossi un bambino. E quando passai il telefono a mia madre se avessi voluto nascondere qualcosa sarebbe stato stupido rivolgermi a mia madre e dirle ‘glielo dici per favore tu, non mi credono".
Le dichiarazioni spontanee di Federico
Parla Federico: “La prima cosa che mi è interessata quella sera è che qualcuno che sapesse cosa fare, potesse intervenire visto che, anche se mio padre diceva di poterci pensare lui, a me dopo un po’ non sembrò così”. Così ha esordito Federico Ciontoli leggendo la sua dichiarazione spontanea nel processo d’appello per l’omicidio di Marco Vannini.
E ancora prosegue Federico
“Mio padre diceva che Marco si era spaventato per uno scherzo, e io gli credetti perché non c’era nessuna ragione per non farlo. Non c’era niente che mi spinse a non credere in quello che mio padre chiamò ‘colpo d’aria’, del cui significato non mi interessai più di tanto essendo stato solo uno scherzo.
In più, gli credetti perché mio padre si comportava proprio come se stesse gestendo uno spavento, ossia alzando le gambe e rassicurando. Il tipo di scherzo che aveva causato lo spavento, in quel momento non era una preoccupazione per me”.
Omicidio si riparte oggi
Sono trascorsi oltre cinque anni dalla morte del ventenne di Cerveteri ferito da un colpo di pistola a casa della fidanzata. Dopo l’annullamento della sentenza che liquidava tutto come un banale incidente oggi la Corte d’Assise d’Appello, a Roma, riapre il caso. Familiari, amici e quei tanti cittadini che continuano a lottare per la verità attendono così che sia fatta realmente giustizia.
Leggi anche
Omicidio Vannini, mamma Marina: “Vergognose le parole di Federico”
Metti like alla pagina
41esimoparallelo e iscriviti al gruppo
41esimoparallelo