Omicidio Vannini, non è ancora finita e nuovi elementi giungono dalla dichiarazione di Federico Ciontoli. Queste le sue ultime dichiarazioni.
“Arrivati i soccorsi ci dicemmo che le cose potevano andare solo meglio da lì in poi. Da dentro casa mi chiamarono e mi chiesero di aiutarli ad accompagnare Marco giù al giardino perché non potevano trasportarlo con la barella. Quello fu il primo e unico momento in cui mi sono interfacciato con gli infermieri, non prima.
E ad oggi non ricordo nemmeno le loro facce.
La seconda cosa che vorrei dire è che mio padre era indeciso se andare a parlare prima con gli infermieri o con i genitori di Marco, e io gli dissi che non aveva senso, doveva andare dai genitori di Marco e spiegare cosa era successo.
Ma lui mi disse che aveva detto una cazzata agli infermieri su quello che era accaduto:
io gli chiesi cosa aveva detto ma da come mi rispose capii che non era in grado di spiegarlo. Dissi che avrei parlato io con i genitori di Marco perché lui sembrava fuori di testa.
Appena arrivati
Mentre mio padre andava dai medici io andai dai genitori di Marco e gli dissi che era partito un colpo di pistola e che era nel braccio.
Andai poi a chiedere se avevano rimosso il proiettile dal braccio e un uomo con un camice bianco rispose che non potevano farlo e non era importante in quel momento.
Questo mi confermò che non era una cosa preoccupante né tantomeno poteva causare la morte.
Che Marco potesse morire non è entrato nella mia testa fino a quando mio padre nella caserma mi disse ‘Federi’ Marco è morto’.
Il maresciallo Izzo e altre persone erano presenti in quel momento. Quella stessa sera incredulo chiesi al maresciallo Izzo come era possibile che Marco fosse morto e lui, che era al telefono, mi rispose che il proiettile era deviato e aveva fatto un’altra traiettoria.”
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