“Chico, la voce della neve”, la voce della libertà, di un uomo che da ventuno anni chiede libertà. Chico Forti, un uomo, un sogno che finalmente si realizza, quello di poter partecipare a uno dei più importanti
Festival internazionali dedicato alla cinematografia di montagna, dell’esplorazione, all'avventura e all'ambiente.
Un desiderio di Chico, da sempre. E quest'anno, grazie all'impegno e la dedizione del Comitato "Una chance per Chico” e di tutti i sostenitori di Enrico, nonché la famiglia, si va finalmente in scena: sabato 29 agosto 2020 ore 21,00 presso la sala del Cinema Roma in Trento.
Un video fuori concorso che vuole raccontare semplicemente un uomo e le sue passioni, la sua vita.
Era la primavera del 1993, quando
Chico Forti e la moglie Heather girarono queste immagini sulle montagne canadesi della British Columbia.
A distanza di quasi trent’anni, con l’assistenza dell’amica
Eleonora e di Lorenzo Moggio, Chico ha diretto, per così dire, “da remoto” il montaggio di questo video.
Una vera e pura rappresentazione dell’atleticità, dell’unicità nelle riprese e nei mezzi... Ma soprattutto, dell’amore per le montagne e per la libertà che esse regalano.
«E' sempre stato il suo desiderio più grande» esordisce
Lorenzo Moggio, amico storico e Presidente del Comitato
"Una chance per Chico”.
«Siamo riusciti in questa grande impresa: far approdare il suo documentario al Festival. Non è stato semplice - aggiunge ancora Moggio - il regolamento del Festival vieta a un film del '93 di partecipare, ma sarà trasmesso fuori concorso. Gli hanno fatto un regalo incredibile».
E qui la voce quasi si strozza...
Non è più il Presidente, ma semplicemente un amico, un amico che da anni si impegna in prima linea affinché Chico possa avere giustizia.
Da questo momento, da quella voce strozzata, cala il sipario. Non c'è più la giornalista, il presidente, ma “due amici", amici di Chico, due italiani, uno a Nord e uno a Sud, uniti da un unico pensiero:
portare a casa Chico.
«Non vogliamo che durante la proiezione si parli di carcere, processo... Il Chico detenuto, ma il nostro Chico, quello, regista, protagonista, produttore e interprete. Abbiamo solo venti minuti e vogliamo che siano dedicati a lui, all'uomo che è stato e che è».
Raccontami di lui...
«Conosco Chico da tanto, le stesse passioni e lo stesso amore per la natura, lo sport... Ed è proprio grazie ad esso che ci siamo conosciuti. Dieci anni nei laghi dei mari d'Italia, poi lui ha avuto una carriera più importante... Ha sempre eccelso e lo fa ancora oggi, nonostante quelle mura, nonostante quella fortezza».
Più volte sei stato in America, in questi vent'anni... Ma la prima in assoluto, cosa si prova... Come ci si sente? Mi spiego. A volte mi fermo a pensare... La nostra vita così frenetica ci obbliga spesso a non farlo e soprattutto a non renderci conto della “libertà” di cui godiamo, anzi a volte ci sta stretta e crediamo di essere in trappola, in carcere... Lui lì, lo è per davvero... Eppure sorride spesso...
«Si, sorride e sorrideva anche quando mi ha visto, in Florida, per la prima volta. Non se lo aspettava, era a tratti commosso, ma quando mi ha visto era un'altra persona, era tornato il nostro Chico, sorridente, felice... Ovviamente era solo una parentesi, dopo sarebbe tornato dietro a quelle sbarre, in un carcere di sicurezza con tanti uomini, tutti rinchiusi per omicidi plurimi.
Quei suoi occhi, quel suo sguardo mentre mi salutava e si voltava per rientrare... Non li dimenticherò mai.
Io ebbi un piccolo choc... Siamo, ero abituato, in un certo senso a vedere film dei carceri americani e per quanto abbia ritrovato e scoperto quelle stesse immagini, situazioni, resta una prigione, una delle più rigide e soprattutto era vera... E soprattutto c'è un mio amico lì dentro.
Quello che non ho mai dimenticato e che continuamente lui mi ricorda anche oggi che ci scriviamo spesso, è la sua forza. In quest'ultimo periodo, potrei dire che ci siamo scritti quasi tutti i giorni, visto tutto il da farsi per il documentario... Lui ha seguito tutto - sorride - Ci ha diretti e mi ha incaricato di organizzare tutto.
In queste cose sai, è molto preciso, tutto deve essere al meglio. O il massimo o nulla... E' sempre stato così. Questa è la sua forza ed è ciò che lo ha tenuto e lo tiene sveglio, attivo, vivo.
La sua intelligenza, la sua positività nonostante tutto, è disarmante. Non è facile in un carcere del genere riuscire ad andare d'accordo con tutti e non pestare i piedi a nessuno, lui ci è riuscito, lui ci riesce.
Quando tornai da quel primo viaggio, scrissi un articolo per un giornale locale. Provai a mettermi nei suoi panni: una persona normale, con una bella famiglia… Poi tutto d'un tratto il vuoto, il nulla... Il buio. In tutta sincerità, non credo che si può subire così tanto se non sei davvero innocente e soprattutto credo che poche persone, pur essendolo, sarebbero resistite e resisterebbero ancora... Come lui, da vent'anni e sempre con quel sorriso.
Un'altra forza inesorabile di Chico è sicuramente la madre
«Sua mamma è la classica mamma italiana e trentina, vuole un bene dell’anima a suo figlio… Gli dà forza e vicinanza, nonostante la lontananza. Ha 92 anni e ha un unico desiderio... Spero solo che si realizzi al più presto.
E’ molto riservata… E' di poche parole e non le piace molto esporsi, ma è il pilastro attorno a cui ruotano tutte le forze, a partire dallo zio Gianni che ha dedicato venti anni della sua vita a Chico, e zia Vilma… Quanta fatica entrambi.
Senza alcun dubbio la primissima cosa che farà Chico quando uscirà è andare a trovare la sua mamma».
“Quando uscirà Chico”: qualcosa finalmente sembra muoversi... E forse Tu ne sai più di tutti noi, visto che da sempre Ti occupi della sfera "giuridica” di Chico...
«Ho avuto a che fare con sei, sette governi diversi, da quando Chico è lì dentro. Credo che la macchina si sia avviata e non ho motivo di dubitare di questo. La pratica era già in atto, purtroppo abbiamo avuto l’ennesima sfortuna di incappare nel Coronavirus.
In questo momento negli Usa sono davvero in emergenza.
A dirla tutta, prima della pandemia, ero molto fiducioso del fatto che si potesse concludere tutto entro quest’anno. Ora magari si slitterà ancora di qualche mese, ma ce lo riportiamo a casa. Nella politica dobbiamo crederci, abbiamo fatto i passi giusti in questi ultimi mesi. E' stata individuata la procedura più giusta.
Tutto quello che dobbiamo fare è non dimenticarsi di Chico e verificare che questa cosa vada avanti: questo è
l'appello che rivolgo al nostro Stato».
C'è silenzio...
Al telefono i nostri sospiri e quel non pronunciato
“dai ce la faremo, ce la farà” rimbomba rumorosamente nelle nostre menti e nelle nostre stanze... Non ce lo si dice, ma lo si sente.
Io a Sud, Lorenzo al Nord, Chico in Florida... Quando l'umanità, l'amore e l'amicizia va in scena... Non c'è posto per nessuno se non per il silenzio e per ascoltare quel suo meraviglioso suono...
Poi Lorenzo riprende: «Nessuno di noi pensava che sarebbe stato condannato, nessuno».
Ma lo libereremo. (di Nunzia D'Aniello)
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