Chico Forti? “Una dannata commedia”, una stramaledetta commedia che parla di una storia vera, di un uomo e di quanto la vita possa essere beffarda. Beffarda, straziante e ridotta a zero… strappata, rubata come una caramella al mercato o al bar vicino casa. Quale bambino non ha mai rubato una caramella? Ecco, con quella stessa velocità, a Chico è stata strappata la sua vita.

Chico Forti

Un nome come tanti che oggi riempie pagine di cronaca, politica… dalla sua Trento, lungo tutto lo Stivale fino agli Usa, lì in quella cella maledetta, dove da 21 anni vive e da dove per quello Stato, ne può uscire solo da morto.

Perché?

Perché secondo la grande giustizia a stelle e strisce è il più pericoloso omicida che sia mai esistito. Ma voi ci credete? Ma voi ve lo immaginate uno sportivo, ambizioso e in continuo evolversi, un imprenditore che amava la natura, la terra, che sognava l’America e dove lì ha cercato di crearsi una famiglia (poi strappatagli barbaramente) che si va a macchiare di un omicidio? E poi per cosa? Perché?

A me tutt’oggi ancora non è chiaro

Cosa sia passato nella mente della giuria che l’ha condannato, né tanto meno cosa passi da ben 21 anni nella mente dei nostri politici italiani che ancora non sono riusciti, nonostante le mille promesse, non tanto a scagionarlo, quanto a far valere un diritto sancito a caratteri cubitali dalla Convenzione di Strasburgo. Quella Convenzione che prevede il trasferimento di cittadini di uno Stato, condannati e detenuti in un carcere di un altro Stato, di essere trasferiti nel proprio Paese d’origine per continuare l’espiazione della propria pena.

E poi ce la prendiamo, ci offendiamo, quando in modo ironico ci definiscono il “Bel Paese”

Non siamo nemmeno capaci a far valere i nostri diritti, a differenza di chi in Italia è venuto a prendersi la sua Amanda Knox. E noi come tanti “babbasoni” ringraziamo pubblicamente il Segretario di Stato degli Stati Uniti Mike Pompeo perché (testuali parole del giovane Di Maio) “si è parlato a lungo del caso Chico Forti”.

E quindi? Che si è deciso? Cosa bisogna fare?

Tutto ciò non è ridicolo, è una situazione che rasenta l’assurdo. Ma è mai possibile, che l’Italia non riesce a portare a casa un suo connazionale? Cioè, si è riusciti a far rincasare la giovane Silvia Romano (cosa giustissima, non fraintendetemi), rapita dai terroristi, ai quali forse si è dato dei soldi… O forse no, come prontamente poi hanno cercato di smentire i nostri governatori e non lo si riesce a fare con Chico? Si è "pattuito” con i terroristi… E non riusciamo a pattuire con l’America, con la quale esisterebbe una forma di “amicizia” sancita tra l‘altro anche da un documento scritto?

Io davvero faccio fatica a capire cosa ci sia sotto. Perché due sono le motivazioni:

O il governo ci “nasconde” qualcosa e pertanto, ci sono degli equilibri a noi “povere persone normali” sconosciuti; oppure sono 21 anni che prendono in giro un uomo e la sua famiglia. Se oggi la storia di Chico ha raggiunto le case di tanti italiani smuovendo la massa, è solo ed esclusivamente grazie alla sua famiglia che non l’ha mai abbandonato e che da 21 anni lotta instancabilmente per cercare di restituire almeno una briciola di dignità ad un uomo a cui è stato tolto tutto senza alcun ritegno.

E al fianco della famiglia, gli amici

Quelli di sempre, quelli che seppur scioccati da una pagina di cronaca del Corriere che parla di un italiano omicida, non ci hanno mai creduto, piuttosto hanno cercato di stargli vicino per quanto gli sia permesso… a Chico, così come alla sua famiglia. E ognuno di loro nel suo piccolo ha provato in tutti questi anni a fare qualcosa, a far sentire la sua voce.

Poi c’è chi più che farla sentire, ha deciso di scriverla, di metterla nero su bianco… anzi no a colori e di disegnarla…

Disegnare il dramma di un amico, renderlo un fumetto in modo che tutti, chiunque possa riuscire a comprendere quanto di marcio e sbagliato ci sia in questa storia, in questa “dannata commedia”.

Massimo Chiodelli e Chico Forti

Una matita, la determinazione e quel senso di giustizia di Massimo Chiodelli, danno vita ad uno dei fumetti più originali che possa ricordare.

Una storia vera, quella di un amico, quella di Chico Forti

Raccontata attraverso un fumetto, sullo stile di Bonnie e Clyde. Ma mentre per la coppia statunitense era tutto vero, nel caso di Chico è tutto una menzogna. “Lui per me è sempre stato quasi un mito – dichiara Massimo Chiodelli, autore insieme a Gianni Forti del fumetto – Era uno dei personaggi più importanti che bazzicavano nel mondo sportivo dell’epoca. Anch’io ero un surfista, ma una schiappa a confronto”. Sorride Massimo, mentre si prepara alla fatidica domanda che sa che ben presto arriverà…

Come hai conosciuto Chico e perché questo fumetto? Come nasce?

“Tutti lo conoscevano, almeno nel nostro ambiente, quello dei surfisti e degli sportivi. Lui era l’idolo di tutti, il migliore in assoluto. Leggevo di lui sulla rivista sempre a carattere sportivo per la quale lavoravo. Sono un disegnatore, un fumettista e mi dilettavo a disegnare soprattutto vignette ironiche. Un giorno, mentre ero in redazione arrivò lui. Fu ingaggiato per le cronache dall’estero e da lì nacque questo sodalizio. Il mio primo libro a fumetti l’ho realizzato con Chico. Diciamo che il decennio 80-90 l’abbiamo vissuto insieme. Poi nel 92’ lui volò in America. La sua America, l’ha sempre sognata e desiderata. Inevitabilmente da quel momento ci si è persi un po' di vista, ma il bene è rimasto immutato. Poi una sera quel colpo al cuore. Non potrò mai dimenticarlo”.

C’è silenzio, quel solito magone che oramai conosco bene e che ogni volta riscontro quando parlo con qualche suo amico… ma Massimo si schiarisce la voce e procede velocemente nel racconto, è come se fosse in balia delle onde, le stesse cavalcando forte per non farsi travolgere da un mare di lacrime…

“Leggevo il Corriere della Sera e mi ritrovo a caratteri cubitali inciso su quelle pagine il nome del mio amico, la sua foto ed un ergastolo a vita. Non riuscivo a comprendere se fosse uno scherzo oppure la realtà, ero come stordito… Chico? Chico Forti un assassino? Ma lo hanno mai conosciuto Chico? Era tutto così assurdo. Certo Chico oltre per le sue gesta da sportivo e imprenditore è conosciuto per il suo carattere esuberante, estroverso e anche a volte spigoloso. Insomma era uno che si faceva notare, ma non avrebbe mai fatto del male a una mosca. Incominciai ovviamente a seguire attentamente la vicenda e mi dissi che volevo fare qualcosa… Così conobbi zio Gianni e diedi il mio supporto per la realizzazione della copertina del libro della Bruzzone. E da lì lavorando a stretto contatto, crebbe ancor di più la consapevolezza e la certezza che il mio amico era ed è innocente. Ma mi resi conto anche di quanto la storia fosse ingarbugliata e che per far si che arrivasse a tutti bisognava raccontarla in modo più semplice. Incominciai con i primi schizzetti, ma non era facile… In primis perché avevo sempre disegnato qualcosa di satiro, e poi avevo bisogno dei documenti, di approfondire… Ma non volevo urtare o comunque impelagare la famiglia di Chico che già aveva tanti problemi. E misi da parte tutto, ma era più forte di me, sentivo che dovevo fare qualcosa. Era come un obbligo morale, chi, se non io essendo fumettista e amico, poteva dare un taglio più leggero a tutto e nello stesso tempo raccontare di lui? Così un bel giorno mi decido e chiamo Gianni. Ci abbiamo lavorato tantissimo, notte e giorno e senza il suo aiuto, non ci sarei mai riuscito”.

Cosa ti aspetti…

“Nulla, solo riuscire a divulgare ancor di più la sua storia e permettere a tutti di comprendere che c’è un uomo che stanno facendo marcire in carcere e che è innocente. Ripeto, nonostante il suo carattere spigoloso, è troppo intelligente per pensare che uccidere qualcuno possa essere eventualmente la soluzione di un problema, se mai lui ne avesse avuti. Non ho mai dubitato della sua innocenza e non lo farò mai. Il mio amico non è un assassino”.

Hai mai avuto modo di incontrarlo in questi anni?

“Purtroppo incontrarlo no, ma una sera che ero con Gianni e Wilma l’ho sentito al telefono, quell’unica telefonata che gli consentono… Ed è stata un’emozione unica. Lui, come al solito, ha fatto lo spavaldo, scherzava, rideva… Ma conoscendolo, sono certo che un po' si è emozionato”. "Sai perché Chico è Chico e non ce ne è per nessuno?” - mi chiede Massimo "Perché anche in una situazione come quella che sta vivendo - risponde - lui non si è mai dato per vinto. Questa storia avrebbe stroncato chiunque, lui no, lui è lì e quando uscirà, lo farà come sempre a testa alta. Ha sempre mantenuto la sua linearità: “sono innocente”. Avrebbe potuto dichiararsi colpevole e avere qualche sconto di pena, visto che poteva essere l’unica scappatoia, ma lui nulla. E questo la dice lunga sulla sua persona”.

Un fumetto, il nostro Chico diviene anche un fumetto che purtroppo non si è potuto concludere con il classico lieto fine, quel “E vissero felici e contenti”…

Chico è ancora lì…

“Purtroppo, sì – ribadisce zio Gianni – Ma c’è quel messaggio di speranza finale e ce lo auguriamo tutti. Quando Massimo mi ha proposto questo progetto ero entusiasta, un po' titubante solo per il grande lavoro che avremo dovuto fare e personalmente rifare dopo già quanto fatto con il libro della Bruzzone per tutti i documenti da riportare. E qui è stato fatto lo stesso lavoro scrupoloso e nei minimi dettagli. Non a caso ci sono almeno 200 allegati riportati. Quello che speriamo è che questo sforzo possa servire, in qualche modo ad aiutarlo. Le Iene E’ stata la trasmissione de Le iene che in Italia ha smosso nuovamente le acque. Perché stava rischiando di finire nel dimenticatoio e con questo libro vorremmo continuare a battere il ferro finchè caldo – e ancora aggiunge – Il racconto parte dall’incontro di Massimo e Chico. Io sono fiero e orgoglioso di quanto Massimo abbia fatto, abbiamo lavorato assiduamente senza fermarci mai. Non sono mancati, certo i momenti di crisi, ma ci siamo messi sotto come dei bisonti e siamo riusciti a metterla in una maniera differente… In modo che chiunque con la massima facilità può comprendere anche nei particolari come realmente si siano svolti i fatti”.

Zio Gianni, l’instancabile zio d’Italia che percorre in lungo e in largo l’Italia fino all’America solo ed esclusivamente per quel sangue che gli scorre nelle vene... Cosa hai provato a ri-spulciare e ripercorrere, se vogliamo tutte le varie fasi di questa "dannata commedia”? Quanto ha pesato? Quante ferite e dispiaceri riemersi?

“Tanti… 21 anni di lotte non si dimenticano e non li superi facilmente, soprattutto se poi lui è ancora lì. Quello che pensavo mentre lavoravamo era che ancora una volta cercavo di fare qualcosa per quel mio nipote, il mio amico… Qualcosa che lo aiutasse a non essere dimenticato e che soprattutto quando uscirà, possa dargli la possibilità di provare a ricominciare. Non dimentichiamo che Chico questo febbraio compie 62 anni e gli anni migliori li ha passati lì dentro, perdendo tutto… tutto quello che aveva costruito”.  

Un libro per Chico Forti, un costo irrisorio per molti, ma che può provare a ridare dignità ad un uomo…

“Esattamente, il costo lo abbiamo fissato a 20 euro, che andranno tutti esclusivamente a Chico Forti. Si cerca di mettere insieme un piccolo tesoretto per ricominciare, un piccolo aiuto. Come dicevo pocanzi ha passato in carcere i miglior anni della sua vita. Vogliamo dargli un aiuto economico, perché abbia una possibilità. Io non ho dubbi che lui abbia la forza di rincominciare, ma vorrei e vorremmo tutti noi essergli ancora vicino e dargli un piccolo aiuto. In tutti questi anni, abbiamo sempre cercato, per quanto fosse possibile, di alleviare la sua vita. Le prigioni americane sono molto peggio di quello che vediamo nei film. Mi auguro che questo libro abbia successo”. Sotto l’albero mettici una storia vera, regalala e aiuta un uomo a tornare a casa, a riprendersi quel che resta della sua vita. (di Nunzia D'Aniello)
"UNA DANNATA COMMEDIA", il libro tanto atteso che racconta la storia di Chico a fumetti, disponibile sul sito www.editore.galas.it
I proventi andranno a beneficio di Chico.
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