Il Premier Mario Draghi spinge sulle riaperture. Questo dovrebbe consentire al Paese, ancora alle prese con l'emergenza Covid e le varianti, di ripartire anche se ancora gradualmente. Si delineano una serie di criteri, che tuttavia potrebbero restare inattivi in quanto resta la condizione sine qua non: garantire innanzitutto la salute dei cittadini.
Draghi, protocolli meno rigidi
A quanto si apprende dalle fonti di governo, il presidente del Consiglio ha infatti chiesto al Cts di lavorare su dei protocolli che siano 'meno rigidi' per favorire le aperture'.
Queste devono tener conto anche della sostenibilità di alcuni settori in crisi a causa della pandemia.
Quello che si ipotizza è una sorta di benchmark dei comparti più in affanno. L'obiettivo è fissare delle asticelle e quindi dei parametri che possano consentire le riaperture.
In questo potrebbe essere coinvolto anche il Mef, che consentano di evitare delle aperture anti-economiche.
Draghi - aperture sostenibili
Stando a quanto si apprende da
Adnkronos le riaperture dovranno essere "sostenibili" "reali e non solo di facciati", spiegano. Bisogna consentire a chi rialza la saracinesca di poter incassare denaro e rialzarsi dalla crisi. (
Adnkronos)
Nel Frattempo in Campania, Mastella contro chi non si vaccina.
Mastella duro contro chi rifiuta AstraZeneca
"Chi rifiuta il vaccino AstraZeneca va in coda, ma non è che non sarà vaccinato. Il vaccino viene fatto comunque". Il sindaco di Benevento ed ex ministro di Giustizia Clemente Mastella, al termine di un incontro con il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, e i commercianti del capoluogo sannita rassicura i suoi concittadini preoccupati per aver rimandato la vaccinazione.
Mastella è il primo amministratore a spiegare quale criterio si adotterà in Campania per coloro che stanno rifiutando il vaccino AstraZeneca. Tra l'altro la percentuale dei rifiutati risulta in aumento.
"Chi lo rifiuta va in coda ma lo vacciniamo. Lo dico – precisa Mastella – per chiarire alcune idiozie comunicative che ci sono state da parte dell'Ema ma anche dell'Europa, per cui alcuni anziani al momento di vaccinarsi, preoccupati, hanno rifiutato AstraZeneca".
AstraZeneca spaventa ancora gli italiani, “15-20% dirà no al vaccino”
Il caos scoppiato intorno al vaccino AstraZeneca è ben lontano dal placarsi, nonostante le rassicurazioni giunte da parte delle istituzioni e degli esperti. Gli italiani temono le reazioni avverse dopo la somministrazione del siero anti-Covid.
No al vaccino AstraZeneca
I casi di trombosi, alcuni risultati mortali, dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca hanno, seriamente, minato la fiducia dei cittadini nel siero prodotto dalla casa farmaceutica anglo-svedese. Situazione evidenziata da Sileri a “Domenica In”:
Sileri, nel corso del programma televisivo, ha aggiunto: “La percentuale è variabile da regione a regione. In alcune regioni è molto alta, in Sicilia è tra il 50% e l’80% in alcune aree”. Statistiche che non hanno sorpreso il sottosegretario alla Salute:
“E’ comprensibile dopo l’ultima settimana e dopo ciò che ha vissuto AstraZeneca”. Che sposta il focus sul discorso delle fasce d’età, spiegando che: “Il vaccino non è vietato sotto i 60 anni, il rischio-beneficio di quel vaccino è per tutte le fasce di età”.
AstraZeneca, stop alle preoccupazioni
“L’incidenza attualmente è attorno a 180 casi per 100.000 abitanti. Con questa circolazione, anche tra i giovani questo vaccino è eccellente per evitare che qualcuno vada in terapia intensiva” sottolinea Pierpaolo Sileri nel corso del suo intervento.
Sileri si vaccinerebbe con AstraZeneca: “E’ chiaro che le persone si preoccupino, mi preoccuperei anche io se non fossi un medico e sentissi certe cose. Io ho 49 anni, se dovessero chiamarmi domani per la vaccinazione e mi dicessero che è avanzata una dose di Astrazeneca me la farei domani, non ci penserei un secondo in questo momento di altissima circolazione del virus”.
E sul piano vaccinale che procede a rilento, Sileri è sicuro che le cose si sistemino in poco tempo: “Laddove vi sono stati problemi è perché si è partiti male da subito. Si sta colmando un gap, tempo due settimane vedremo le regioni almeno sulla prima dose più allineate”.
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