Mimmo Lucano decaduto da sindaco: i giudici di Locri applicano la legge Severino dopo la condanna definitiva a 18 mesi per falso
Il tribunale di Locri ha dichiarato decaduto Mimmo Lucano da sindaco di Riace, applicando le disposizioni della legge Severino. La decisione arriva in seguito alla condanna definitiva dell’ex primo cittadino a 18 mesi di reclusione (con pena sospesa) per falso, nell’ambito del processo “Xenia” legato alla gestione dei migranti. Lucano, oggi europarlamentare con l’Alleanza Verdi e Sinistra, ha annunciato ricorso contro la sentenza.
La condanna e il ricorso della Prefettura
La Prefettura di Reggio Calabria aveva presentato ricorso al tribunale civile dopo la condanna definitiva per l’unico capo d’imputazione riconosciuto a Lucano: un episodio di falso relativo a una delle 57 delibere dell’inchiesta Xenia. Pur essendo stato assolto da 18 capi d’accusa, questa condanna ha comportato l’applicazione della legge Severino e quindi l’ineleggibilità.
Cosa prevede la legge Severino
Secondo i giudici, il reato di falso si è concretizzato nell’esercizio delle funzioni pubbliche, rappresentando una violazione dei doveri derivanti dalla carica pubblica. Per questo motivo, la Corte ha ritenuto applicabile la legge Severino, che prevede la decadenza automatica per chi ha ricevuto una condanna definitiva per determinati reati.
Lucano: “Non mi arrendo, la resistenza continua”
Nonostante la sentenza, Lucano ha dichiarato che continuerà a esercitare le sue funzioni da sindaco fino a eventuale conferma della decadenza in Cassazione. “La resistenza continua. Ormai ci ho fatto l’abitudine. E non mi arrendo”, ha detto. Ha ribadito la volontà di impugnare la decisione, ritenendola profondamente ingiusta.
Le motivazioni dei giudici di Locri
La sentenza afferma che le condotte di Lucano sono incompatibili con la funzione pubblica. “Le condotte ascritte a Lucano concernono una tipologia di reato che non può che concretizzarsi nell’esercizio delle funzioni pubbliche”, si legge nella decisione del tribunale. Il falso commesso rientra dunque nei reati che attivano l’ineleggibilità.
Le contestazioni della difesa
Gli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Saitta, difensori di Lucano, hanno sostenuto che il reato non soddisfa i requisiti previsti dalla Severino, in quanto non si sarebbe verificato un abuso di potere né una violazione concreta dei doveri pubblici. Secondo i legali, quindi, la decadenza non è fondata giuridicamente.
Un processo politico?
Lucano ha ribadito la sua visione umanitaria del progetto Riace: “L’unico reato che mi può essere contestato è di avere proposto una soluzione umana in contrasto con la narrazione dominante sui migranti. Per Riace, invece, sono stati preziosi cittadini”. Ha poi annunciato l’intenzione di presentare appello contro la sentenza.
La vicenda giudiziaria di Mimmo Lucano, figura simbolo dell’accoglienza, continua a far discutere. La decadenza da sindaco decisa a Locri segna un nuovo capitolo nel dibattito politico e giudiziario che accompagna da anni la figura dell’ex primo cittadino di Riace.