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Era la mattina del 15 luglio 1997 quando Gianni Versace fu assassinato a Miami Beach, sulla soglia della sua residenza “Casa Casuarina”. Lo stilista, 50 anni, rientrava a casa dopo aver acquistato dei giornali al News Café, come era solito fare. Due colpi di pistola alla testa, esplosi a bruciapelo sui gradini della villa, ne causarono la morte. Il compagno Antonio D’Amico e un assistente domestico accorsero subito dopo gli spari, trovandolo in una pozza di sangue. L’arrivo al Jackson Memorial Hospital fu inutile: alle 9:15 ne fu dichiarato il decesso.
Chi era Andrew Cunanan: il serial killer senza movente
L’assassino fu Andrew Cunanan, un 27enne ricercato per altri quattro omicidi. Dopo il delitto si dileguò a piedi con sorprendente tranquillità. Nell’auto che aveva rubato a una vittima precedente furono trovati ritagli di giornale sui suoi crimini. Cunanan era noto per la sua doppia vita: frequentava ambienti d’élite grazie al suo fascino, lavorando come escort mantenuto da uomini facoltosi, ma celava un lato oscuro segnato da violenza e rancore.
Il movente dell’omicidio Versace non fu mai chiarito. Si parlò di vendetta, di infezione da Hiv, persino di una relazione passata tra i due. Ma nulla fu mai provato. La teoria più accreditata resta quella dell’ossessione del killer per la fama, e la volontà di colpire un’icona mondiale per lasciare un segno indelebile.
Le teorie sullo stato di salute di Versace
Dopo l’omicidio, emersero speculazioni sullo stato di salute di Versace. Alcuni parlarono di sieropositività, ipotesi ripresa anche dal libro “Vulgar Favors” di Maureen Orth. La famiglia Versace ha sempre negato con fermezza queste voci, definendole diffamatorie. È certo che nel 1994 lo stilista avesse affrontato un cancro all’orecchio interno, ma era stato dichiarato guarito sei mesi prima della sua morte.
Cunanan e la sua scia di sangue
Cunanan era già ricercato per altri omicidi: uccise cinque persone tra aprile e luglio 1997. Il suo primo delitto avvenne a Minneapolis, dove assassinò a martellate l’amico Jeffrey Trail. Poi fu la volta dell’architetto David Madson, quindi del miliardario Lee Miglin a Chicago. Rubò un’auto dopo aver ucciso un custode in New Jersey e si spostò a Miami, dove concluse la sua fuga con l’omicidio di Versace. L’FBI lo aveva inserito nella lista dei dieci criminali più ricercati d’America. Il 23 luglio 1997, Cunanan si suicidò su una barca, ponendo fine alla sua fuga.
Le teorie del complotto: mafia, colombe e riciclaggio
Negli anni successivi all’omicidio, si sono diffuse anche teorie complottiste. Secondo una pista mai confermata, la ‘ndrangheta avrebbe voluto eliminare Versace per presunti legami passati o minacce di denuncia. A rafforzare la teoria, una colomba bianca trovata morta accanto al corpo dello stilista: secondo alcuni, un segno mafioso. La polizia attribuì l’evento al caso, ipotizzando che l’uccello fosse stato colpito da un frammento di proiettile. Nessun elemento concreto ha mai sostenuto l’ipotesi del delitto mafioso.
I funerali e l’omaggio globale
I funerali di Gianni Versace si svolsero il 22 luglio 1997 nel Duomo di Milano, celebrati dal cardinale Carlo Maria Martini. Presenti oltre 2.000 persone tra familiari, amici e icone della moda e dello spettacolo: Naomi Campbell, Madonna, Sting, Carla Bruni, Giorgio Armani, Karl Lagerfeld, ma soprattutto Lady Diana ed Elton John, seduti fianco a fianco. Una cerimonia che sancì la fine tragica di un genio della moda, entrato nel mito.