Stefano Cucchi

Stefano Cucchi, condannati i carabinieri Giuseppe Perri e Prospero Fortunato

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Written by Irene Vitturri

17 Luglio 2025

📍 Luogo: Roma

Dopo anni di processi, accuse e richieste di verità, il caso legato alla morte di Stefano Cucchi registra un nuovo importante passaggio giudiziario. Il giudice monocratico del tribunale di Roma ha condannato due carabinieri per aver dichiarato il falso nell’ambito del processo sui depistaggi che hanno accompagnato per oltre un decennio le indagini.

Le condanne riguardano:

  • Giuseppe Perri, maresciallo: 3 anni e 6 mesi di reclusione
  • Prospero Fortunato, ex capitano e comandante della sezione infortunistica del Nucleo Radiomobile: 4 anni di reclusione

Assolto invece Maurizio Bertolino, all’epoca dei fatti maresciallo presso la stazione di Tor Sapienza, con la formula “perché il fatto non sussiste”.

Accuse di falso e depistaggio: cosa è stato accertato

Ai tre carabinieri erano contestati, a vario titolo, i reati di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e depistaggio. Le accuse facevano riferimento a dichiarazioni rilasciate nel corso delle indagini e del processo che, secondo l’accusa, avevano l’obiettivo di alterare la verità sui fatti accaduti nei giorni della detenzione e del decesso di Stefano Cucchi, morto il 22 ottobre 2009.

Secondo la Procura, il comportamento di alcuni militari avrebbe contribuito a ritardare l’accertamento delle responsabilità, attraverso una serie di atti e dichiarazioni falsate che per anni hanno alimentato un clima di omertà e disinformazione.

Ilaria Cucchi: «Giustizia è fatta, ma non cammina da sola»

A commentare la sentenza è stata Ilaria Cucchi, sorella di Stefano e oggi senatrice, da sempre in prima linea nella battaglia per la verità. Con parole dense di gratitudine e amarezza ha dichiarato:

«La giustizia non cammina da sola. Ha bisogno di qualcuno che se ne assuma la responsabilità, di servitori dello Stato con il coraggio di guardare in faccia la verità, anche quando questa fa più male».

Nel suo messaggio ha voluto ringraziare in particolare il pm Giovanni Musarò, definendolo “una persona che ha fatto la differenza” e che “ha ridato fiducia non solo a noi familiari, ma a tutti quei cittadini che per anni si sono sentiti soli in un’aula di tribunale”.

Il lungo cammino del caso Cucchi: 15 anni tra silenzi e verità nascoste

Il caso Cucchi rappresenta uno dei più emblematici casi di giustizia negata e poi ritrovata nella storia giudiziaria italiana. Stefano, arrestato per possesso di stupefacenti, morì pochi giorni dopo il fermo in condizioni sospette. Da subito, la famiglia denunciò segni di pestaggio e gravi omissioni mediche, ma per anni le responsabilità sono rimaste nell’ombra.

Le indagini e i processi hanno portato negli anni a numerose svolte, tra cui la condanna definitiva di due carabinieri per omicidio preterintenzionale, e oggi questa ulteriore sentenza per falso e depistaggio contribuisce a ricostruire un mosaico doloroso, ma finalmente più completo.

Una verità che emerge, lentamente ma con forza

Il giudice ha riconosciuto l’ostruzione della verità da parte di pubblici ufficiali, evidenziando come le dichiarazioni rese durante il processo abbiano rappresentato una forma di resistenza alla giustizia. Una conferma importante che rafforza il lavoro di chi, in questi anni, non si è mai arreso.

E come ha detto Ilaria Cucchi:

«La verità, alla fine, con tutti questi sforzi, sta emergendo. Implacabile».

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