Giorgio Armani

Giorgio Armani: il ricovero a giugno per un’infezione polmonare, indebolito da problemi di stomaco prima della morte

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Written by Redazione

5 Settembre 2025

Il ricovero di Giorgio Armani per un’infezione polmonare a giugno 2025 è stato il primo segnale di una fragilità che raramente lo stilista aveva mostrato in pubblico. In più di cinquant’anni di carriera, Armani non aveva mai saltato una Fashion Week, ma quell’estate fu costretto a rinunciare a tre sfilate attesissime, lasciando lo staff a presentare le collezioni. Il mondo della moda rimase sorpreso: per la prima volta, l’uomo che aveva fatto dell’impegno costante la sua cifra distintiva mostrava segni di debolezza.

La convalescenza a Forte dei Marmi, in Versilia, fu il tentativo di riconquistare energia dopo il periodo ospedaliero. Ma un nuovo malessere, legato a problemi di stomaco, ne compromise ulteriormente la salute. Nonostante i disturbi, Armani continuò a lavorare fino a pochi giorni dalla morte, coordinando progetti e approvando linee. Il suo ultimo messaggio sui social, “Ci vediamo a settembre”, aveva dato speranza ai fan e agli addetti ai lavori, che non immaginavano fosse un addio.

Un addio discreto, in perfetto stile Armani

Il 2 settembre, Giorgio Armani si è spento nella sua casa di Milano, circondato dall’affetto dei suoi cari e dei collaboratori storici. La camera ardente è stata allestita nell’Armani/Teatro, spazio simbolico che lo stilista aveva voluto come luogo di creatività e innovazione. I funerali, celebrati in forma privata, hanno seguito la volontà dell’imprenditore: niente clamore, niente passerelle mediatiche. Solo il silenzio, la sobrietà e l’eleganza che lo avevano accompagnato per tutta la vita.

Biografia di un impero nato dalla semplicità

Nato a Piacenza l’11 luglio 1934, Giorgio Armani iniziò il suo percorso nel mondo della moda a metà degli anni Sessanta, lavorando come vetrinista e assistente. Negli anni Settanta, insieme a Sergio Galeotti, fondò la sua casa di moda. La sua visione rivoluzionò lo stile italiano: linee essenziali, colori neutri, tessuti leggeri che rompevano con la rigidità del formalismo classico. Negli anni Ottanta, con l’esplosione del prêt-à-porter e l’ingresso a Hollywood, Armani divenne sinonimo di eleganza globale.

La sua carriera fu una marcia inarrestabile: dall’abbigliamento agli accessori, dai profumi all’arredamento, fino agli hotel di lusso, la griffe Armani divenne simbolo del Made in Italy nel mondo.

L’impatto culturale e sociale

Armani non fu solo moda, ma un fenomeno culturale. Vestì divi di Hollywood come Richard Gere in American Gigolo, rivoluzionò il guardaroba femminile con i tailleur morbidi, diede dignità stilistica all’uomo moderno con i suoi abiti decostruiti. La sua visione non fu mai eccesso, ma misura, proporzione, armonia. Per questo venne spesso definito “il re del minimalismo”.

Parallelamente, Armani sostenne cause sociali e umanitarie: dalle campagne contro l’AIDS al supporto di progetti legati alla ricerca medica e alla lotta al cambiamento climatico. Anche in Versilia, dove trascorreva le estati, era conosciuto per i gesti discreti ma generosi verso la comunità locale.

Le difficoltà di salute e la resilienza personale

L’infezione polmonare del giugno 2025 rappresentò uno degli episodi più gravi affrontati da Armani. I problemi respiratori furono curati in ospedale a Milano con una degenza che durò oltre due settimane. Il successivo periodo di convalescenza a Forte dei Marmi sembrava averlo rimesso in carreggiata, ma i disturbi gastrointestinali degli ultimi giorni rivelarono quanto il suo fisico fosse provato.

Nonostante ciò, Armani non si arrese mai. Continuava a visionare le collezioni, a ricevere aggiornamenti e a dialogare con i suoi collaboratori più fidati. La sua dedizione al lavoro divenne leggenda: “Ho lavorato fino all’ultimo respiro”, hanno raccontato coloro che gli furono accanto.

L’eredità imprenditoriale: un colosso globale

La Giorgio Armani S.p.A. oggi è un gruppo che vale miliardi di euro, con oltre 8.000 dipendenti e più di 2.000 punti vendita in tutto il mondo. Non solo abbigliamento, ma anche profumi, occhiali, accessori, cosmetici, arredamento e persino hotel di lusso. Armani ha incarnato l’idea di un lifestyle completo, esportando nel mondo un’immagine raffinata e sobria dell’Italia.

La successione, curata con attenzione negli ultimi anni, prevede una fondazione a tutela del marchio e del suo patrimonio, con un passaggio di consegne graduale a manager e familiari di fiducia.

La reazione del mondo della moda e della politica

La morte di Giorgio Armani ha scosso l’intero pianeta. Dal sindaco di Milano al Presidente della Repubblica, tutti hanno voluto ricordarlo come ambasciatore dell’Italia nel mondo. Designer come Donatella Versace, Miuccia Prada e stilisti internazionali hanno sottolineato la sua capacità unica di coniugare rigore e bellezza.

Il suo addio segna la fine di un’epoca, quella dei grandi maestri che hanno costruito la moda italiana del dopoguerra insieme a Valentino, Versace e Ferré.

Lo stile come eredità immortale

Giorgio Armani lascia un patrimonio immenso non solo economico, ma anche culturale. Il suo stile sobrio, elegante e senza tempo continuerà a ispirare generazioni future. La sua vita, segnata dall’ultimo ricovero e dai problemi di salute, si è chiusa nel modo che più gli apparteneva: con discrezione, dedizione al lavoro e amore per la bellezza.

La sua eredità non muore: resta negli abiti, nelle architetture, nei profumi e in ogni dettaglio che porta la firma Armani.

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