Il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione che invita gli Stati membri dell’Unione Europea a valutare il riconoscimento dello Stato di Palestina, assieme a una serie di richieste e condanne relative alla situazione nella Striscia di Gaza. Questo documento vuole esplorare ciò che la risoluzione stabilisce, le sue conseguenze politiche, le posizioni dei vari attori, e le possibili ripercussioni sul piano internazionale.
Il voto in Parlamento: numeri e contenuto
La risoluzione, intitolata Gaza al limite: l’azione dell’Ue per combattere la carestia, l’urgente necessità di liberare gli ostaggi e procedere verso una soluzione a due Stati, è stata approvata l’11 settembre 2025 con 305 voti favorevoli, 151 contrari e 122 astensioni. Il testo è frutto di un compromesso tra i gruppi politici presenti nel Parlamento europeo e non include una menzione diretta che accusi Israele di genocidio.
Cosa prevede la risoluzione
- Invito agli Stati membri UE a valutare il riconoscimento dello Stato di Palestina, come parte della via verso una soluzione basata su due Stati.
- Richiesta che tutti gli ostaggi siano liberati immediatamente.
- Affermazione che Hamas non debba avere alcun ruolo futuro nella governance di Gaza.
- Condanna del blocco degli aiuti umanitari imposto da Israele, ritenuto responsabile di aver provocato una carestia nel nord della Striscia.
- Richiesta di riattivare urgentemente il mandato e i finanziamenti dell’UNRWA (agenzia per i rifugiati palestinesi), con un controllo rigoroso.
- Condanna dei “crimini barbari” compiuti da Hamas contro Israele e richiesta di sanzioni concrete contro il gruppo.
- Tuttavia, si sottolinea che il diritto di difesa non può giustificare azioni militari indiscriminate nella Striscia.
- Sostegno alla proposta della Presidente della Commissione Europea von der Leyen di sospendere parte dell’accordo commerciale UE-Israele, almeno in modo parziale.
- Invito a indagini complete su ogni possibile violazione del diritto internazionale e dei crimini di guerra, e che i responsabili rispondano delle loro azioni.
- Proposta di sanzioni contro coloni israeliani violenti in Cisgiordania e Gerusalemme Est, e contro alcuni ministri israeliani.
Reazioni politiche: l’Italia divisa
In Italia la votazione ha mostrato forti divisioni politiche. Forza Italia ha votato a favore, Fratelli d’Italia si è astenuta, la Lega ha votato contro, il Partito Democratico ha sostenuto la risoluzione mentre il Movimento Cinque Stelle ha votato contro. Altri gruppi, come i Verdi italiani e la Sinistra Italiana, hanno scelto posizioni miste tra no e astensione.
Uno dei punti di frattura è stata la rimozione della parola “genocidio” dal testo, che ha portato alcune forze politiche a non sostenere il documento finale.

Il percorso storico del riconoscimento della Palestina
Per comprendere appieno il significato della risoluzione del Parlamento Europeo, è utile ripercorrere la storia del riconoscimento della Palestina a livello internazionale.
Il punto di partenza è il 1988, anno in cui l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), allora guidata da Yasser Arafat, proclamò unilateralmente la nascita dello Stato di Palestina. Quella dichiarazione ricevette il riconoscimento da parte di oltre 70 Paesi, in gran parte del blocco arabo, africano e asiatico.
In Europa, i primi passi arrivarono negli anni successivi. Alcuni Stati dell’Europa orientale, all’epoca ancora in transizione post-sovietica, riconobbero ufficialmente la Palestina tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90. Più tardi, nel 2014, si verificò un’importante ondata di prese di posizione parlamentari: diversi parlamenti nazionali, tra cui quelli di Spagna, Irlanda, Francia e Regno Unito, approvarono mozioni non vincolanti per chiedere al governo di riconoscere lo Stato palestinese. Sebbene non avessero valore legale, furono segnali politici significativi.
Parallelamente, l’ONU rappresentò un passaggio fondamentale. Nel 2012 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò una risoluzione che conferiva alla Palestina lo status di “Stato osservatore non membro”, una decisione votata a larga maggioranza e che segnò un punto di svolta nella legittimazione internazionale.
L’Unione Europea, pur non avendo mai assunto una posizione univoca, si è mossa su più piani. Da un lato, ha sempre sostenuto ufficialmente la “soluzione a due Stati”, dall’altro ha lasciato libertà agli Stati membri sul riconoscimento formale. Oggi, circa 9 Stati membri hanno già riconosciuto la Palestina (per lo più Paesi dell’Est Europa), mentre altri hanno mantenuto un approccio più cauto, spesso legato alla complessa relazione con Israele e con gli Stati Uniti.
La nuova risoluzione del 2025 si inserisce dunque in un lungo percorso di parziali aperture, tensioni e tentativi diplomatici, riflettendo una volontà di rafforzare la posizione europea su uno dei conflitti più radicati della scena internazionale.

Implicazioni sul piano internazionale
La risoluzione del Parlamento Europeo ha diverse implicazioni:
- Potrebbe spingere alcuni Stati membri UE a muoversi verso il riconoscimento della Palestina.
- Aumenta la pressione sull’Unione Europea affinché assuma una posizione più netta sulle violazioni del diritto internazionale e sulla gestione della crisi umanitaria.
- La richiesta di ripristinare il mandato e i finanziamenti dell’UNRWA può avere conseguenze pratiche importanti per la popolazione palestinese rifugiata.
- Le sanzioni proposte contro coloni e figure politiche israeliane possono acutizzare le tensioni diplomatiche tra UE e Israele.
- Le reazioni dei Paesi arabi e degli Stati Uniti saranno determinanti per capire se la risoluzione rimarrà simbolica o avrà reali conseguenze operative.
Le sfide e i limiti
- Anche se la risoluzione invita al riconoscimento dello Stato di Palestina, non obbliga nessuno Stato membro a farlo.
- La mancata inclusione del termine “genocidio” segnala i limiti del linguaggio politico usato in Europa, per non compromettere i rapporti con Israele.
- Ci sono divergenze politiche interne in molti Paesi UE, che possono rallentare l’attuazione pratica delle richieste.
- La gestione degli aiuti, il controllo dei valichi e il sostegno alle agenzie internazionali restano operazioni complesse.
Prospettive: cosa potrebbe cambiare
- Alcuni Stati membri potrebbero annunciare passi formali verso il riconoscimento della Palestina.
- L’UE potrebbe rafforzare le misure di sanzione verso specifici individui o entità legate al conflitto.
- Potrebbe esserci un rafforzamento del dialogo con le autorità palestinesi e con le organizzazioni internazionali.
- Le relazioni UE-Israele potrebbero subire ulteriori tensioni, specie in ambito commerciale e diplomatico.