L’Assegno di Inclusione (ADI) si conferma il principale strumento di sostegno economico e inclusione sociale per le famiglie italiane in difficoltà. Attivo dal 1° gennaio 2024, l’ADI ha sostituito definitivamente il Reddito di Cittadinanza introducendo nuove regole, requisiti più mirati e un legame più stretto con percorsi di formazione e lavoro.
Con settembre 2025, milioni di famiglie attendono la ricarica mensile sulla Carta di Inclusione, la card elettronica distribuita da Poste Italiane che consente di ricevere e utilizzare i fondi. Il calendario dei pagamenti è stato confermato dall’INPS e prevede, come ogni mese, due finestre distinte: una per i nuovi beneficiari e una per chi già riceve regolarmente l’assegno.
Il calendario dei pagamenti di settembre 2025
L’INPS ha ribadito anche per questo mese la distinzione tra le due finestre di pagamento.
- 15 settembre 2025: pagamento per i nuovi beneficiari, ossia coloro che hanno visto accolta la domanda nel mese precedente e hanno completato la firma del Patto di Attivazione Digitale (PAD).
- 27 settembre 2025: pagamento per i nuclei già beneficiari dell’ADI, con accredito automatico sulla Carta di Inclusione.
Questa suddivisione consente una gestione più ordinata delle pratiche e garantisce maggiore regolarità nelle erogazioni.
Come avvengono le ricariche
Le ricariche mensili sono effettuate esclusivamente sulla Carta di Inclusione. La carta consente di:
- effettuare pagamenti presso negozi, supermercati e farmacie;
- prelevare contanti entro limiti prefissati (100 euro al mese per componente, fino a un massimo stabilito dal nucleo familiare);
- pagare utenze e servizi essenziali.
Non è consentito l’uso della carta per spese considerate non di prima necessità, come giochi d’azzardo, gioielli o beni di lusso.
Le date fino a dicembre 2025
Il calendario ufficiale dei prossimi mesi conferma lo schema a doppia finestra:
- 15 ottobre 2025 (nuovi beneficiari)
- 27 ottobre 2025 (pagamenti ordinari)
- 15 novembre 2025 (nuovi beneficiari)
- 27 novembre 2025 (pagamenti ordinari)
- 15 dicembre 2025 (nuovi beneficiari)
- 20 dicembre 2025 (pagamenti ordinari anticipati per le festività)
L’anticipo di dicembre è ormai una consuetudine: consente alle famiglie di affrontare con maggiore tranquillità le spese natalizie.
L’origine dell’Assegno di Inclusione
L’ADI nasce dal decreto-legge 48 del 4 maggio 2023, poi convertito in legge il 3 luglio dello stesso anno. Il provvedimento è stato voluto dal governo per sostituire il Reddito di Cittadinanza, ritenuto troppo ampio e spesso mal utilizzato.
Il nuovo sistema ha ristretto la platea, fissato criteri più stringenti e introdotto un vincolo chiaro: i beneficiari devono sottoscrivere percorsi di inclusione lavorativa o sociale, con l’obiettivo di superare gradualmente la dipendenza dall’assistenza.
A chi spetta l’ADI
L’Assegno di Inclusione è riservato a nuclei familiari che presentano almeno una delle seguenti condizioni:
- presenza di minorenni;
- presenza di persone con disabilità;
- almeno un componente con età pari o superiore a 60 anni;
- soggetti presi in carico dai servizi sociali.
In questo modo, il sostegno è mirato a categorie considerate più vulnerabili, evitando di erogare il sussidio a chi non presenta fragilità specifiche.
Durata e rinnovo
Il beneficio ha una durata massima di 18 mesi, al termine dei quali è prevista una sospensione obbligatoria di un mese. Successivamente, è possibile richiedere un rinnovo per ulteriori 12 mesi.
Questa regola impedisce che l’ADI diventi un sussidio permanente e stimola i nuclei a intraprendere percorsi di autonomia economica.
Requisiti economici
Per accedere all’ADI è necessario rispettare criteri economici e patrimoniali precisi:
- ISEE inferiore a 10.140 euro annui;
- Reddito familiare inferiore a 6.500 euro annui, moltiplicato per la scala di equivalenza;
- Patrimonio immobiliare entro 150.000 euro (esclusa la prima abitazione);
- Patrimonio mobiliare entro 6.000 euro per i nuclei composti da una sola persona, con limiti che crescono fino a 10.000 euro per famiglie più numerose e ulteriori incrementi in presenza di disabili.
Questi paletti rendono l’ADI uno strumento fortemente selettivo, diretto alle famiglie realmente in difficoltà.
Come presentare domanda
La domanda può essere inoltrata in tre modalità:
- tramite il portale INPS, accedendo con SPID, CIE o CNS;
- attraverso i CAF convenzionati;
- tramite i patronati autorizzati.
Una volta accolta, la pratica richiede la firma del Patto di Attivazione Digitale (PAD), che rappresenta l’impegno del beneficiario a intraprendere percorsi di inclusione lavorativa o sociale.
Composizione dell’assegno
L’ADI si compone di due quote:
- Quota A, destinata all’integrazione del reddito familiare fino a una soglia minima stabilita;
- Quota B, contributo specifico per chi vive in affitto con contratto regolarmente registrato.
In questo modo, l’importo varia in base al numero dei componenti del nucleo e alle condizioni abitative, con somme che in alcuni casi superano i 700 euro mensili.
Differenze con il Reddito di Cittadinanza
Rispetto al Reddito di Cittadinanza, l’Assegno di Inclusione introduce alcune differenze rilevanti:
- platea più ridotta e concentrata su famiglie fragili;
- durata temporale limitata (18+12 mesi);
- maggiore controllo sui requisiti patrimoniali;
- obbligo di percorsi di inclusione;
- limiti più stringenti sull’uso della carta.
Questi elementi segnano una discontinuità con il passato, con l’obiettivo di ridurre gli abusi e rendere la misura più sostenibile.
I controlli
L’INPS e la Guardia di Finanza svolgono controlli continui su tutte le domande. Verificano la corrispondenza dei dati dichiarati, i patrimoni immobiliari e mobiliari e la residenza effettiva.
Chi presenta dichiarazioni false rischia la revoca immediata del beneficio e conseguenze penali.
I numeri dell’ADI
Secondo i dati diffusi dall’INPS, sono oltre 1,2 milioni le famiglie che percepiscono l’Assegno di Inclusione. La maggior parte si concentra nel Mezzogiorno, con Campania, Sicilia e Calabria in testa. Questo riflette le difficoltà economiche che persistono nelle regioni del Sud Italia.
Impatto sociale
Per molte famiglie l’ADI rappresenta un aiuto indispensabile per pagare affitto, bollette e beni di prima necessità. Tuttavia, alcuni osservatori sottolineano come la misura da sola non sia sufficiente a garantire un vero percorso di inclusione.
Il punto critico resta la capacità del sistema di offrire opportunità lavorative concrete. Senza un mercato del lavoro in grado di assorbire i beneficiari, l’ADI rischia di trasformarsi in un sostegno puramente assistenziale.
Le critiche politiche
Sul piano politico, il dibattito è ancora acceso. Il governo rivendica l’ADI come strumento più equo rispetto al Reddito di Cittadinanza, mentre le opposizioni denunciano tagli alla platea e penalizzazioni per single e famiglie senza figli.
Il confronto continuerà a pesare anche sulle future campagne elettorali, soprattutto nelle aree del Paese dove l’assegno è più diffuso.
Le testimonianze dei beneficiari
Molti cittadini raccontano di come l’ADI abbia cambiato la loro quotidianità. Una madre di Napoli con tre figli spiega: «Grazie all’assegno riusciamo a coprire le spese principali e a pagare l’affitto».
Diverso il punto di vista di chi è rimasto escluso, come un cinquantenne disoccupato senza figli: «Per me non c’è nulla. Ho perso il Reddito di Cittadinanza e non rientro nei requisiti dell’ADI».
L’importanza delle scadenze
Per chi vive con l’Assegno di Inclusione, il rispetto puntuale delle scadenze è fondamentale. Ritardi negli accrediti possono tradursi in difficoltà nel pagare bollette, affitto o beni essenziali.
Il calendario dell’INPS diventa quindi un riferimento imprescindibile per la programmazione delle spese familiari.
Prospettive future
Il governo ha annunciato che l’ADI sarà rifinanziato anche per il 2026, con alcune modifiche di carattere tecnico. Tra gli obiettivi: digitalizzazione delle procedure, maggiore integrazione con i Centri per l’Impiego e collaborazione rafforzata con i servizi sociali comunali.
Gli esiti saranno monitorati attentamente dall’INPS, che valuterà non solo l’impatto economico sulle famiglie ma anche il numero e la qualità dei percorsi di inclusione attivati.
Un bilancio da tracciare
L’Assegno di Inclusione è oggi il pilastro del welfare italiano. Ha garantito sostegno a oltre un milione di famiglie, ma la sfida dei prossimi anni sarà trasformarlo in un reale strumento di inclusione e non solo di assistenza.
Il successo dell’ADI si misurerà sulla capacità di accompagnare le famiglie più fragili verso autonomia e stabilità, assicurando al tempo stesso pagamenti regolari e sostenibilità per le casse pubbliche.