📍 Luogo: Roma
Roma, 16 settembre 2025 – La Corte d’Appello di Roma ha depositato oggi le motivazioni che confermano diverse condanne nel processo per i depistaggi legati al caso di Stefano Cucchi. Si tratta di giudizi che ribadiscono responsabilità per falsi, calunnie e omissioni, pur con alcune pene ridotte e prescrizioni ormai certe per alcuni imputati. La decisione segna un passaggio importante nella lunga vicenda giudiziaria che ha visto la morte di Cucchi sotto custodia, pestaggi, insabbiamenti e lotte della famiglia per ottenere verità e giustizia.
Le motivazioni odierne spiegano nel dettaglio come i giudici abbiano valutato le prove, gli atti falsificati, la scala gerarchica coinvolta, e come sia stata indicata la partecipazione di numerosi carabinieri nel tentativo di eliminare o alterare documenti utili a ricostruire la verità.
Le condanne confermate e le pene
Tra i condannati confermati figurano:
- Il colonnello Lorenzo Sabatino, condannato a 1 anno e 3 mesi per favoreggiamento e falso.
- Il carabiniere Luca De Cianni, condanna a 2 anni e 6 mesi per omissione nella denuncia, falso e calunnia.
- Francesco Di Sano, pena ridotta: i giudici hanno stabilito 10 mesi di reclusione.
Queste tre condanne sono state giudicate sostenute da prove considerate solide, quali testimonianze, documentazione interna, annotazioni di servizio e confronti tra versioni contrapposte. Le motivazioni evidenziano come gli imputati avessero l’intento o comunque la consapevolezza di ostacolare le indagini fin dai primi momenti dopo il pestaggio e la morte di Cucchi.
Prescrizioni e assoluzioni: cosa resta da chiarire
Non tutti gli imputati hanno subito lo stesso destino. Per alcuni, la prescrizione ha fatto da barriera insormontabile:
- Il generale Alessandro Casarsa, il capitano Luciano Soligo e il carabiniere Francesco Cavallo sono tra coloro per cui la Corte ha dichiarato intervenuta la prescrizione.
- Massimiliano Colombo Labriola e Tiziano Testarmata sono invece assolti, con la motivazione che il fatto non sussiste per loro.
Le assoluzioni e le prescrizioni non tolgono che nei loro confronti fossero state mosse accuse di falso, omissione, favoreggiamento e che risultava dal primo grado un quadro indiziario consistente.
Depistaggi e falsificazioni accertate
Le motivazioni mettono in chiaro che i depistaggi non sono ipotesi astratte, ma elementi che hanno inciso concretamente sulla ricostruzione processuale:
- Alcuni verbali sono risultati alterati o redatti con omissioni importanti, come la mancata registrazione di lesioni o segni di violenza sul corpo della vittima.
- Annotazioni di servizio cruciali sarebbero state ritardate o addirittura occultate.
- Il testimone Riccardo Casamassima è stato riconosciuto come vittima di calunnia e falsità: avrebbe subito pressioni per mantenere versioni compatibili con quelle di altri carabinieri.
Queste dinamiche sono state analizzate dalla Corte come parte di una “scala gerarchica” che avrebbe favorito la sottrazione di responsabilità all’interno dell’Arma.
Il ruolo della famiglia Cucchi
La famiglia Cucchi, in particolare la sorella Ilaria, è parte civile da anni in tutti i processi collegati. Ha atteso queste motivazioni con la speranza che la loro formulazione facesse chiarezza definitiva su chi, come e quando abbia tentato di coprire i fatti che portarono alla morte di Stefano.
Oggi le parole della Corte offrono un riconoscimento pubblico delle omissioni e delle false dichiarazioni che, secondo le motivazioni, sono state sistematiche. È un passo importante verso la trasparenza, anche se non basta per ricomporre completamente il danno subito.
Reazioni politiche e sociali
Le motivazioni hanno già suscitato reazioni. Movimenti per la giustizia e associazioni hanno parlato di “verità che avanzano”, ma anche dell’amarezza per molte prescrizioni. Alcuni esponenti istituzionali sottolineano come il lavoro della magistratura sia essenziale, ma lamentano che la prescrizione indebolisce il significato delle pene anche quando le responsabilità sembrano accertate.
La vicenda Cucchi, nel dibattito pubblico italiano, non è solo un caso giudiziario: è diventata un simbolo della tortura, del maltrattamento, dell’abuso di potere e del ruolo dello Stato sia come accusatore che come garante di giustizia.

Tempi e impatti futuri
Le motivazioni della Corte d’Appello non chiudono il capitolo: restano aperti altri procedimenti, eventuali ricorsi e il possibile intervento di altre Autorità.
Nulla esclude che alcune posizioni possano subire nuovi sviluppi qualora emerga nuova documentazione, nuovi testimoni o tecnologie investigative migliori. La prescrizione rimane però un limite legislativo che pesa tanto quanto i reati accertati.
Il contesto normativo e giudiziario
Il caso Cucchi rientra in un più ampio contesto italiano e internazionale che riguarda i reati di depistaggio, falso, omissione e calunnia. Le motivazioni odierne stabiliscono che anche gli atti “minori” come annotazioni di servizio, relazioni mediche, interrogatori e fotografie possono diventare elementi fondamentali per stabilire la verità, quando si tratta del ruolo delle forze dell’ordine.
Si ribadisce l’esigenza di trasparenza, indipendenza e protezione dei testimoni che, nel corso degli anni, hanno denunciato pressioni o omissioni interne.
Cucchi 2025: il peso della memoria
La memoria è un elemento centrale: il pubblico ha visto le fotografie, ha visto le condizioni in cui Stefano arrivò al Pertini, ha visto le versioni contrapposte.
Questo processo di motivazioni serve anche a ricordare che la giustizia è un processo nel tempo, lungo, spesso doloroso, segnato da rinvii, smentite, prescrizioni, ma anche da risultati che cambiano visione e consapevolezza collettiva.
Il bilancio provvisorio
Ripercorrendo i passaggi:
- Condanne confermate per tre imputati con pene variabili.
- Prescrizione per alcuni altri imputati che erano già stati coinvolti in gravi accuse.
- Assoluzioni per altri ancora, in base alle prove e alle omissioni che la Corte ha valutato non sufficientemente credibili.
- Depistaggi riconosciuti come esistiti e sistemici in parte, con responsabilità individuate anche se non tutte perseguibili legalmente a causa dei limiti della legge sulla prescrizione.
Una giustizia incompleta ma importante
Le motivazioni sono un riconoscimento formale che alcune delle versioni alternative, i tentativi di nascondere prove, le testimonianze false o tendenziose facevano parte di un disegno più ampio.
La Corte non dice che tutto è certo, ma dice che alcune responsabilità esistono e devono essere riconosciute.