La morte di Emilio Fede, avvenuta il 2 settembre 2025 a 94 anni, ha riaperto il dibattito su una figura che ha segnato la storia del giornalismo televisivo italiano. Direttore del TG1, fondatore di Studio Aperto e volto del TG4 per vent’anni, Fede è stato al centro di successi professionali, polemiche e processi. La sua carriera riflette la storia della televisione italiana dagli anni Sessanta a oggi, tra evoluzione del linguaggio giornalistico e intrecci con il potere politico.
Gli inizi alla Rai
Nato a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, nel 1931, Fede iniziò la sua carriera giornalistica alla carta stampata per poi approdare in Rai negli anni Sessanta. Diventò presto volto noto del TG1, di cui assunse la direzione nel 1981. In quella fase contribuì a modernizzare il linguaggio del telegiornale, dando maggiore spazio alle immagini e alla cronaca dal vivo.
L’arrivo a Fininvest e la nascita di Studio Aperto
Nel 1991 Emilio Fede accettò la sfida di Silvio Berlusconi: fondare un nuovo telegiornale per Italia 1. Nacque così Studio Aperto, con un taglio giovane, rapido e vicino al pubblico. L’operazione segnò il passaggio dall’informazione tradizionale a un modello più dinamico, che avrebbe influenzato la televisione italiana negli anni a venire.
Il regno al TG4
Nel 1992 arrivò la chiamata al TG4, testata che avrebbe diretto per vent’anni. Con lui, il telegiornale divenne un vero marchio, riconoscibile per lo stile diretto e per la capacità di unire cronaca, politica e costume. Fede trasformò il TG4 in un prodotto identitario, amato e odiato, ma sempre seguito. La sua conduzione, caratterizzata da opinioni esplicite e toni appassionati, lo rese unico nel panorama televisivo.
Il legame con Berlusconi
La carriera di Fede è stata indissolubilmente legata a Silvio Berlusconi. Amico personale e sostenitore politico, Fede difese pubblicamente l’ex premier in più occasioni, diventando simbolo di un giornalismo schierato. Questo rapporto gli garantì longevità professionale, ma lo espose anche a critiche feroci da parte dei detrattori.
Le polemiche e i processi
Accanto ai successi professionali, non mancarono le ombre. Fede fu coinvolto in diversi procedimenti giudiziari, tra cui quelli collegati al cosiddetto “caso Ruby” e ad altre vicende legate al mondo Mediaset. Pur tra assoluzioni e condanne, la sua immagine pubblica fu inevitabilmente segnata dalle cronache giudiziarie.
Uno stile inconfondibile
Amato o contestato, Emilio Fede aveva uno stile televisivo unico. La sua conduzione mescolava rigore giornalistico e teatralità, serietà e ironia. Era capace di intrattenere, di emozionare e di provocare. I suoi editoriali al TG4, spesso accesi e polemici, restano nella memoria collettiva come esempio di un modo di fare tv ormai scomparso.
L’uomo dietro il personaggio
Oltre il giornalista, c’era un uomo profondamente legato alla famiglia. Il matrimonio con Diana De Feo, giornalista e senatrice, rappresentò il pilastro della sua vita privata. Le figlie Sveva e Simona furono sempre al suo fianco, soprattutto negli anni più difficili, quando la carriera si intrecciava con le vicende giudiziarie.
Gli ultimi anni
Dopo l’uscita da Mediaset nel 2012, Emilio Fede rimase una figura pubblica, tra interviste, ospitate e libri. Gli ultimi anni li ha trascorsi tra la casa di Milano e la residenza sanitaria di Segrate, dove è morto. Anche in vecchiaia, non ha mai smesso di commentare l’attualità e di difendere il proprio percorso.
Un’eredità controversa
Il bilancio della carriera di Emilio Fede resta complesso. Da un lato, un innovatore del linguaggio televisivo, capace di lasciare il segno per oltre sessant’anni. Dall’altro, una figura divisiva, criticata per il legame con il potere politico e per le vicende giudiziarie. In ogni caso, un personaggio impossibile da ignorare, che ha segnato profondamente la storia del giornalismo italiano.
Conclusione: un uomo della televisione
Con la sua morte, si chiude definitivamente un capitolo della televisione nazionale. Emilio Fede resta il simbolo di un giornalismo fatto di passione, schieramenti e spettacolarizzazione. Un protagonista discusso e irripetibile, che continuerà a far parlare di sé anche dopo la scomparsa.