Daniela Gaiani

Daniela Gaiani non si è suicidata, l’ha uccisa il marito per stare con l’amante

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Written by Irene Vitturri

11 Giugno 2025

📍 Luogo: Castello d’Argile

La tragica fine di Daniela Gaiani, trovata morta il 5 settembre 2021 nella sua abitazione di Castello d’Argile (Bologna), si rivela essere l’ennesimo caso di femminicidio. Inizialmente classificata come suicidio, la morte della 58enne è oggi al centro di un processo con un’accusa gravissima: omicidio aggravato. L’imputato è il marito, Leonardo Magri, 63 anni, rinviato a giudizio dal gup del Tribunale di Bologna, Salvatore Romito.

Magri, attualmente a piede libero e assistito dall’avvocato Ermanno Corso, si è sempre dichiarato innocente. Tuttavia, secondo la Procura e il pubblico ministero Augusto Borghini, la verità sarebbe ben diversa da quanto raccontato. Il processo si aprirà il 24 settembre davanti alla Corte d’Assise, presieduta dal giudice Fabio Cosentino.

La verità degli inquirenti: “Uccisa per vivere con l’amante”

Secondo le indagini condotte dalla Procura, Daniela Gaiani non si è tolta la vita, ma è stata strangolata dal marito. L’uomo, spinto dal desiderio di iniziare una nuova relazione con un’altra donna, avrebbe considerato la moglie un ostacolo da eliminare. L’omicidio è dunque aggravato non solo dal legame sentimentale, ma anche dai futili motivi.

Daniela fu ritrovata impiccata alla spalliera del letto. Una scena che inizialmente aveva fatto pensare a un gesto estremo, ma che ben presto ha sollevato dubbi tra gli inquirenti. Il pm Borghini ha messo in evidenza numerose incongruenze nella versione fornita da Magri: dapprima avrebbe dichiarato all’amante di aver trovato la moglie morta sul divano, salvo poi riferire agli investigatori di averla trovata nel letto al risveglio.

Gli elementi medico-legali che smascherano il marito

Determinante, nel cambio di scenario, è stata la relazione medico-legale. Gli accertamenti hanno rivelato che la causa della morte non è compatibile con un’impiccagione volontaria, bensì con uno strangolamento. Il corpo non presentava i classici segni di un suicidio, ma piuttosto di un’aggressione.

Questi elementi, uniti alle contraddizioni nelle testimonianze di Magri, hanno portato al suo rinvio a giudizio. La Procura ritiene che l’uomo abbia deliberatamente inscenato un suicidio per mascherare il delitto e poter avviare una nuova vita sentimentale con l’amante.

Famiglia e associazioni chiedono giustizia per Daniela

Nel processo che inizierà a settembre, si sono costituite parte civile la sorella e il fratello della vittima, rappresentati dall’avvocato Daniele Nicolin, e i genitori, assistiti dall’avvocata Valentina Niccoli. A loro si unisce l’associazione “La Caramella Buona Onlus”, da sempre attiva nella tutela delle donne vittime di violenza, con l’avvocata Barbara Iannuccelli.

Il femminicidio di Daniela Gaiani rappresenta l’ennesima testimonianza della necessità di riconoscere e affrontare la violenza domestica con determinazione, evitando che atti così efferati vengano inizialmente sottovalutati o mal interpretati.

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