Dj Godzi morto a Ibiza, il padre Giuseppe Noschese racconta: “Lavorava, era felice. Ma qualcosa è andato storto e ora voglio giustizia”
Dj Godzi, nome d’arte di Michele Noschese, è morto a soli 35 anni in circostanze ancora poco chiare a Ibiza. Dopo il silenzio iniziale, il padre Giuseppe rompe il silenzio e affida al quotidiano Il Mattino un racconto lucido, toccante e ricco di interrogativi. “Lavorava, era felice. Ma l’isola che lo ha fatto crescere artisticamente è la stessa che ce lo ha portato via.”
Un sogno infranto a Ibiza
“Credevo che mio figlio in quest’isola avesse trovato la sua realizzazione,” racconta Giuseppe Noschese. “Faceva il lavoro che gli piaceva, si godeva la vita in una casa da sogno dove tutti i suoi amici sapevano di poter arrivare ed essere ospitati. Lo indicavo come esempio a mia moglie e a suo fratello. Ma Ibiza gli ha dato anche la morte.”
La telefonata che ha cambiato tutto
Il padre racconta con lucidità quei momenti terribili: “Sabato mattina mi ha chiamato un amico di Michele, ero a Lugano. Mi ha detto che aveva avuto un problema di salute. Poi ho capito. È difficile descrivere quello che ho provato.” Dopo una corsa tra treni e aerei, arriva a Ibiza la stessa sera.
Il dolore e la forza di un padre
“Mia moglie non sapeva nulla. Le ho detto tutto solo all’aeroporto. Io ho reagito da medico, cercando razionalità. Ma il dolore è immenso.” L’intento iniziale era cremare il figlio e riportarlo subito a Napoli. Ma poi decide di restare per capire.
I messaggi prima della tragedia
Secondo quanto riferisce, Michele aveva inviato un messaggio pochi minuti prima della tragedia, alle 7:39: “Diceva agli amici di calmarsi, che il rumore infastidiva i vicini. Era lucidissimo.” La morte sarebbe sopraggiunta alle 8:00, poco dopo l’arrivo della polizia spagnola.
Dubbi e domande
“Non voglio dire che volessero uccidere mio figlio,” afferma il padre, “ma se uno sta male si chiama un’ambulanza, non lo si malmena.” Un testimone avrebbe fornito dichiarazioni spontanee. “Non voglio interferire ma voglio sapere cosa è successo.”
L’autopsia e i sospetti
“L’autopsia è stata fatta lunedì mattina alle 10:24 senza che potessi nominare un consulente. Mi ha avvertito la funeraria. Ho parlato con il medico legale: ha riscontrato necrosi emorragica ai polmoni. Mio figlio ha avuto una grave crisi respiratoria.”
Una morte da chiarire
Il padre non esclude che il figlio possa aver assunto una sostanza: “Potrebbe aver preso una pasticca in quei 15 minuti. Ma era lucido poco prima.” Sottolinea che la posizione, le manette e le eventuali percosse potrebbero aver aggravato la situazione.
Il ricordo di un figlio amato
“Non era uno spacciatore né un consumatore abituale di droga. Era un ragazzo tranquillo, amato da tutti. Ora voglio riportarlo a casa, salvare mia moglie e mio figlio Gianmarco.” Le indagini proseguono, ma la famiglia cerca giustizia e verità.