📍 Luogo: Garlasco
Diciotto anni dopo l’omicidio di Chiara Poggi, la vicenda giudiziaria di Garlasco continua a riservare sorprese. Durante l’incidente probatorio disposto dal gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, gli esperti hanno trovato otto improntesui reperti sequestrati nella villetta di via Pascoli.
Sei impronte sono comparse sul sacchetto dei cereali. Altre due sono state individuate sul sacchetto della spazzatura. Nessuna traccia, invece, è emersa sulla bottiglietta di Estathé e sulla confezione di biscotti.
Gli inquirenti ora devono verificare se le impronte siano idonee a un confronto e a chi appartengano.
Il commento del consulente della famiglia Poggi
Il ritrovamento ha sorpreso anche chi non si aspettava risultati significativi.
«Pensavo che il tempo avesse cancellato tutto», ha dichiarato Dario Redaelli, consulente della famiglia Poggi. «Oggi abbiamo visto che i reperti conservati con cura possono ancora raccontare molto. Siamo tornati a occuparci di elementi davvero importanti».
I reperti, rimasti nei laboratori per quasi due decenni, non hanno perso la loro integrità. La conservazione ha permesso nuove analisi, nonostante il procedimento fosse già passato in giudicato con la condanna definitiva di Alberto Stasi.
La richiesta di proroga dell’incidente probatorio
La giudice Garlaschelli ha fissato un’udienza per il 26 settembre. In quella data si discuterà la proroga dell’incidente probatorio.
I tecnici hanno chiesto più tempo per tre motivi principali:
- chiarire se i frammenti di unghie di Chiara abbiano subito contaminazioni;
- permettere alla genetista Denise Albani di confermare o smentire la tesi della Procura sulla garza usata per il prelievo del Dna;
- completare l’analisi dei dati raccolti dal professor Francesco De Stefano sulle tracce di Dna maschile trovate sotto le unghie della vittima.
L’obiettivo è capire se quelle tracce abbiano un reale valore investigativo o se siano il risultato di degradazioni biologiche.
Il nodo Andrea Sempio
Il nome di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, è tornato al centro delle indagini. I nuovi rilievi sulla spazzatura e sui reperti non hanno trovato segni riconducibili a lui.
Nonostante ciò, restano aperti diversi interrogativi. La difesa di Stasi, la famiglia Poggi e i legali di Sempio forniscono letture differenti, creando interpretazioni contrastanti.
Il mistero dell’“impronta 33”
Tra i temi più discussi c’è la cosiddetta “impronta 33”, rinvenuta sulla parete delle scale interne, vicino al luogo del delitto.
La Procura la attribuisce a un nuovo sospettato. La difesa di Sempio e il consulente della famiglia Poggi sostengono invece che non appartenga a lui. I legali di Stasi ribadiscono che quell’impronta sarebbe di Sempio e che contenga tracce di sudore e sangue.
Le analisi, però, non hanno mai confermato la presenza di sangue. I test hanno sempre dato esito negativo, e l’intonaco utilizzato per i controlli è andato esaurito, senza possibilità di ulteriori verifiche.
La lunga ombra sul caso Garlasco
Il delitto di Chiara Poggi resta uno dei casi più complessi della cronaca giudiziaria italiana. Nonostante la condanna di Alberto Stasi, la vicenda non si è mai chiusa davvero.
Le nuove impronte, i dubbi sulle contaminazioni e i dati genetici ancora da chiarire mantengono vivo un fascicolo che continua a generare polemiche, sospetti e attese di verità.
La nuova udienza del 26 settembre potrebbe aprire scenari inattesi. La possibilità di ulteriori analisi e confronti rende questo caso ancora centrale, anche a distanza di 18 anni.
Diciotto anni dopo l’omicidio di Chiara Poggi, la giovane di 26 anni uccisa il 13 agosto 2007 nella sua villetta di via Pascoli a Garlasco, emergono nuovi elementi che potrebbero influenzare l’inchiesta ancora aperta. Durante l’incidente probatorio disposto dal gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, sono state trovate otto impronte sui reperti sequestrati all’epoca del delitto.
In particolare, sei impronte sono state individuate sul sacchetto dei cereali e due sul sacchetto della spazzatura. Nessuna traccia è invece emersa sulla bottiglietta di Estathé né sulla confezione di biscotti, anch’essi repertati durante i rilievi del 2007.
Si tratta di impronte parziali, e spetterà ora agli esperti stabilire se siano idonee a un confronto e, soprattutto, a chi possano appartenere.
Il commento del consulente della famiglia Poggi
A sorpresa, i materiali sequestrati quasi due decenni fa si sono rivelati ancora utili per nuove analisi.
«Personalmente ero abbastanza scettico perché il tempo può far sì che molte tracce svaniscano», ha spiegato Dario Redaelli, consulente della famiglia Poggi. «In realtà abbiamo visto oggi che siamo tornati a occuparci di qualcosa di importante. Evidentemente questo materiale è stato conservato in modo da garantire l’attività che è stata fatta».
Il riferimento è alla conservazione dei reperti, rimasti a disposizione nonostante il procedimento fosse già passato in giudicato con la condanna definitiva di Alberto Stasi a 16 anni di carcere nel 2015.
La richiesta di proroga dell’incidente probatorio
Parallelamente, la giudice Garlaschelli ha fissato un’udienza per il 26 settembre al fine di valutare la proroga dell’incidente probatorio. Una decisione motivata da diversi aspetti tecnici e investigativi:
- verificare se ci sia stata una possibile contaminazione sui frammenti di unghie di Chiara Poggi;
- consentire alla genetista Denise Albani di esprimersi sulle conclusioni della Procura, secondo cui una garza utilizzata per il prelievo del Dna dalla vittima sarebbe stata contaminata dal contatto con un cadavere;
- avere ulteriore tempo per analizzare i dati raccolti dal professor Francesco De Stefano, relativi alle tracce di Dna maschile rinvenute sotto le unghie della giovane.
L’obiettivo è stabilire se queste tracce siano riconducibili a sospettati specifici o se vadano escluse come frutto di degradazione o contaminazione.
Il nodo Andrea Sempio
Tra i nomi tornati al centro del dibattito c’è quello di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara e più volte citato in questi anni. L’analisi delle nuove impronte e della spazzatura ha, fino a questo momento, escluso la sua presenza all’interno della villetta di via Pascoli.
Tuttavia, rimangono aperti diversi punti di confronto: la difesa di Stasi, la famiglia Poggi e i legali di Sempio hanno fornito letture differenti dei dati raccolti, con interpretazioni talvolta opposte.
Il mistero dell’“impronta 33”
Tra i temi che potrebbero essere discussi all’udienza del 26 settembre figura anche la cosiddetta “impronta 33”, rinvenuta sulla parete delle scale interne dove fu ritrovato il corpo senza vita di Chiara Poggi.
Secondo la Procura, appartiene a un nuovo sospettato; per la difesa di Sempio e per il consulente della famiglia Poggi, invece, non è attribuibile a lui. I legali di Stasi, invece, sostengono che si tratti proprio dell’impronta di Sempio, mista a sangue e sudore.
Un nodo complicato, reso ancora più difficile dal fatto che le analisi ematiche abbiano sempre dato esito negativo: non è stato possibile dimostrare la presenza di sangue, visto che l’intonaco della parete è stato completamente consumato durante le verifiche.
La lunga ombra sul caso Garlasco
Il caso di Chiara Poggi continua a essere uno dei più complessi e controversi della cronaca giudiziaria italiana. Nonostante la condanna definitiva di Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima, gli anni successivi hanno visto riaperture, nuove indagini e l’emergere di elementi che hanno alimentato dubbi e polemiche.
L’incidente probatorio di queste settimane conferma quanto il fascicolo resti ancora vivo e aperto, con nuove tracce da analizzare e possibili sviluppi investigativi.