Giulia Tramontano e Alessandro Impagnatiello

Omicidio Giulia Tramontano, i giudici: «Alessandro Impagnatiello non voleva ucciderla, ma farla abortire»

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Written by Irene Vitturri

2 Settembre 2025

📍 Luogo: Milano

La Corte d’Assise d’Appello ha depositato le motivazioni della sentenza dell’ergastolo per Alessandro Impagnatiello, l’ex barman che ha ucciso la compagna incinta Giulia Tramontano. Pur confermando la pena massima, i giudici non hanno riconosciuto l’aggravante della premeditazione.

Secondo la Corte, infatti, non vi sono prove che permettano di «retrodatare il proposito di uccidere» rispetto al giorno in cui l’uomo accoltellò Giulia. L’avvelenamento con topicida, tentato nei mesi precedenti, non sarebbe stato mirato a uccidere la donna, ma a provocare un aborto spontaneo.

L’avvelenamento e lo scopo di Impagnatiello

Dalle motivazioni emerge che l’intento dell’imputato era quello di eliminare il feto che Giulia portava in grembo, considerato da lui un ostacolo per la carriera e per la vita personale.

«Lo scopo dell’avvelenamento – si legge – era l’aborto del feto e non l’omicidio della madre». Una “drastica soluzione” per sbarazzarsi di quello che Impagnatiello definiva «il problema».

Nonostante ciò, i giudici hanno confermato la condanna all’ergastolo per il brutale omicidio commesso a Senago nel maggio 2023.

La condanna alla cognata

Nelle scorse settimane è arrivata anche una condanna civile nei confronti della cognata di Impagnatiello, moglie del fratello, accusata di aver contribuito a occultare i beni dell’ex barman.

La donna risarcirà i familiari di Giulia Tramontano con una cifra vicina ai 25mila euro. La parente dell’imputato aveva intestato a sé l’auto di Impagnatiello pochi mesi dopo il delitto, con l’obiettivo – secondo il tribunale – di far apparire il 32enne un nullatenente e sottrarlo così agli obblighi risarcitori.

Ergastolo confermato ma senza premeditazione

La decisione della Corte d’Assise d’Appello chiarisce dunque perché non sia stata applicata l’aggravante della premeditazione: l’uso del veleno nei mesi precedenti non è stato interpretato come un tentativo di omicidio, ma come un atto diretto a interrompere la gravidanza.

Resta tuttavia confermata la responsabilità piena di Impagnatiello per l’uccisione di Giulia Tramontano, un delitto che ha sconvolto l’Italia e che continua a rappresentare uno dei casi più gravi di femminicidio degli ultimi anni.

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