📍 Luogo: Senago
È arrivata nel pomeriggio di oggi la sentenza di secondo grado per Alessandro Impagnatiello, il 32enne accusato dell’omicidio di Giulia Tramontano, la compagna uccisa il 27 maggio 2023 nella loro abitazione di Senago, alle porte di Milano. I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano hanno confermato l’ergastolo, già inflitto in primo grado.
Dopo appena due ore di camera di consiglio, i giudici hanno stabilito che l’imputato dovrà scontare la massima pena prevista dall’ordinamento. L’aggravante della crudeltà riconosciuta anche in appello, mentre è caduta quella della premeditazione.
L’omicidio di Giulia Tramontano: 37 coltellate e un tentativo di depistaggio
Impagnatiello, ex barman di 32 anni, ha confessato il delitto. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la sera del 27 maggio 2023, al rientro a casa, ha colpito la compagna con 37 coltellate. Quello stesso pomeriggio, Giulia aveva avuto un confronto diretto con la donna con cui Impagnatiello intratteneva da mesi una relazione parallela, facendo crollare il suo castello di menzogne.
Dopo il brutale omicidio, Impagnatiello ha tentato due volte di bruciare il corpo della giovane donna, per poi decidere di abbandonarlo dietro ad alcuni box, a pochi metri dalla loro abitazione. Nei giorni successivi ha simulato la scomparsa della fidanzata, denunciandola personalmente e continuando a inviarle messaggi nel tentativo di depistare le indagini.
La difesa: “Nessuna crudeltà, non era premeditato”
Durante il processo d’appello, la difesa ha cercato di ottenere uno sconto di pena, sostenendo che l’imputato non avesse agito né con premeditazione, né con crudeltà. La legale di Impagnatiello, Giulia Geradini, ha presentato una memoria di 25 pagine in cui descriveva l’imputato come “non crudele, ma travolto da un castello di bugie costruito per mantenere l’immagine perfetta di sé”.
Secondo la ricostruzione difensiva, il delitto non pianificato: la copertura di divano e tappeti prima dell’aggressione sarebbe stata casuale e le ricerche online post-delitto, come “ceramica bruciata vasca da bagno”, non sarebbero rilevanti. Anche la gestione del cadavere, definita “maldestra e grossolana”, secondo la difesa, dimostrerebbe l’assenza di premeditazione.
Sul topicida somministrato alla compagna nei mesi precedenti, l’atto difensivo ha sostenuto che l’intento fosse quello di provocare un aborto e non di uccidere. La gravidanza, secondo la tesi, sarebbe stata percepita da Impagnatiello come un ostacolo alla sua carriera e ai progetti personali, ma l’interruzione mai presa in seria considerazione per preservare la propria immagine pubblica.
La decisione della corte: nessuno sconto, ergastolo confermato per il femminicidio di Giulia Tramontano
Nonostante gli sforzi della difesa per escludere le aggravanti e ottenere attenuanti generiche, i giudici d’appello hanno ritenuto pienamente valide le valutazioni del primo grado. La crudeltà dell’azione omicida riconosciuta, mentre la premeditazione ritenuta non sussistente.
Né il presunto pentimento dell’imputato, né le scuse rivolte alla famiglia della vittima, né le dichiarazioni in aula sono bastate a modificare la pena. L’ergastolo per Alessandro Impagnatiello è stato quindi definitivamente confermato, con una motivazione che sarà depositata nei prossimi giorni.