📍 Luogo: Afragola
l femminicidio della giovane Martina Carbonaro, 14 anni, assume contorni sempre più gravi. Non solo per la brutalità dell’omicidio commesso da Alessio Tucci, ma anche per il luogo in cui il delitto si è consumato: un cantiere attivo, finanziato dal Pnrr, che avrebbe dovuto essere vigilato e inaccessibile. Invece, si è rivelato un punto debole del sistema, trasformandosi nel teatro di una tragedia che poteva forse essere evitata.
Il delitto di Martina Carbonaro in un cantiere Pnrr: il corpo nascosto nel palazzetto
Contrariamente alle prime ipotesi, Martina Carbonaro uccisa all’interno di un cantiere pubblico in attività nel centro sportivo comunale Luigi Moccia di Afragola (Napoli). A confermarlo è l’architetto Paolo Sibilio, consulente tecnico della famiglia della vittima, secondo cui Martina aggredita e uccisa nei locali sopra gli spogliatoi del palazzetto dello sport, oggetto di lavori di ristrutturazione con fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Un luogo che, per sua stessa natura, avrebbe dovuto essere custodito e protetto. Invece, l’accesso era libero, e le misure di sicurezza praticamente inesistenti.
L’avvocato Pisani: «Un’occasione perfetta per l’omicidio»
L’avvocato Sergio Pisani, legale della famiglia Carbonaro, denuncia apertamente la mancanza di vigilanza e di controlli: «Se l’omicidio è stato premeditato, la scelta di quel luogo non è casuale. Se non lo era, quel cantiere ha offerto l’occasione perfetta. L’arma, una pietra, era lì a disposizione, e il silenzio del posto ha permesso all’assassino di agire indisturbato».
Pisani ha presentato una richiesta di risarcimento per le gravi carenze nella gestione del cantiere e si è rivolto direttamente alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, chiedendo di far luce su quanto accaduto: «Com’è possibile che un’opera finanziata dal Pnrr fosse completamente incustodita e priva di misure di sicurezza minime?».
Femminicidio Martina Carbonaro – Un’indagine supportata dalla criminologa Roberta Bruzzone
Per approfondire le dinamiche dell’omicidio e fornire una lettura più ampia del contesto, l’avvocato Pisani ha coinvolto anche la criminologa Roberta Bruzzone, chiamata a collaborare con il team investigativo e a supportare la ricostruzione della vicenda.
Le richieste formali di documentazione inviate dall’architetto Sibilio all’ufficio Pnrr responsabile del progetto non hanno ricevuto alcuna risposta fino ad oggi. Un silenzio istituzionale che alimenta ulteriori dubbi su eventuali negligenze o omissioni da parte degli enti coinvolti.
Le parole della madre di Alessio Tucci: «Mio figlio deve pagare»
Anche la madre di Alessio Tucci, reo confesso dell’omicidio, ha rotto il silenzio, esprimendo sorpresa e dolore per l’accaduto: «Pensavo che il colpevole potesse essere il nuovo fidanzato di Martina. Alessio non litigava mai con lei. Ma se ha fatto quello che dicono, deve pagare».
Un’ammissione dura, che conferma l’angoscia familiare e la complessità emotiva di un caso che ha sconvolto la comunità locale e l’intero Paese.
Un caso simbolo di negligenze e femminicidio
Il caso di Martina Carbonaro diventa così simbolo drammatico di due piaghe che affliggono la società italiana: la violenza di genere e l’incuria nella gestione degli spazi pubblici. Il fatto che un minorenne sia stato ucciso in un luogo che doveva essere sicuro, e che invece ha offerto l’ambiente ideale per un delitto, è un fallimento che chiama in causa istituzioni, amministrazioni e responsabilità individuali.