📍 Luogo: Latina
Poche ore prima delle lezioni del mattino del 11 settembre 2025, il corpo senza vita di Paolo Mendico, ragazzo di appena 14 anni residente a Santi Cosma e Damiano (Latina), è stato trovato. Secondo la famiglia, Paolo aveva subito per mesi bullismo a scuola, tanto da aver più volte segnalato la situazione agli insegnanti senza che nulla cambiasse. Ora la Procura di Cassino ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio ed è in corso un’indagine approfondita.
Cosa sapeva la famiglia
I genitori e il fratello di Paolo raccontano che il ragazzo era vittima di bullismo sin dalle scuole elementari. Episodi di scherno, offese, prese in giro — a volte anche da parte dei compagni, talvolta da insegnanti. La madre, Simonetta La Marra, ha dichiarato che spesso il figlio tornava a casa piangendo, che non voleva più andare a scuola, che aveva perso gusto nell’andare. Ogni volta la famiglia aveva chiesto aiuto alla scuola, segnalato verbalmente e con scritto, ma secondo loro non è stato fatto abbastanza.
Il giorno fatale
Era mattina presto. Paolo si era svegliato come ogni studente prima della scuola. Poche ore dopo l’inizio del nuovo anno scolastico, prima che suonasse la prima campanella, Paolo ha deciso di togliersi la vita. La famiglia sostiene che non ci fosse stato un episodio eccezionale quel giorno, ma che il peso accumulato delle prese in giro, degli insulti, e della sofferenza aveva superato ogni sopportazione.
L’avvio delle indagini
- Procura di Cassino: ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio.
- Sequestro dispositivi mobili: il cellulare di Paolo è stato posto sotto sequestro, insieme ai telefoni di alcuni coetanei, al fine di verificare messaggi e possibili contatti che abbiano contribuito al suo stato d’animo.
- Istituzioni scolastiche: è stata sentita la dirigente scolastica; è stato disposto dal Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, il compimento di due ispezioni: nella scuola media frequentata da Paolo e nella scuola superiore in cui avrebbe iniziato il nuovo anno.
Bullismo: gli episodi segnalati
Secondo la famiglia, Paolo veniva chiamato con nomignoli offensivi come “Paoletta”, “femminuccia”, “Piccolo Principe”. Gli atti di bullismo erano anche fisici (in un momento un compagno avrebbe minacciato il ragazzo con un cacciavite di plastica). Paolo non voleva più uscire di casa se non dopo essersi lavato, aveva anche tagliato i capelli per evitare offese. Queste situazioni erano state segnalate, ma secondo la famiglia le risposte scolastiche non sono state adeguate.
Reazioni e implicazioni istituzionali
Il caso ha suscitato reazioni a livello locale e nazionale. Il fratello di Paolo ha scritto una lettera alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per attirare l’attenzione sul bullismo. Il ministro Valditara ha annunciato che verranno condotte ispezioni scolastiche per verificare come le istituzioni abbiano gestito le denunce della famiglia.
La tragedia che mette in luce responsabilità e silenzi
Questo fatto doloroso non è un episodio isolato. Porta alla luce domande urgenti: cosa significa fare prevenzione a scuola? Quale ruolo hanno gli insegnanti, i dirigenti, i compagni? Quanto pesa sulle spalle di un giovane il non sentirsi protetto, sentirsi deriso, ignorato? Quando il silenzio diventa complice?
Paolo Mendico non c’è più. La sua morte va oltre la cronaca: è una ferita aperta nella comunità, nella famiglia, nella scuola. L’indagine deve chiarire se ci sia stata istigazione al suicidio, se la scuola abbia fatto quanto in suo potere, se gli avvisi della famiglia siano stati considerati e gestiti come avrebbero dovuto. C’è bisogno, ora più che mai, di ascolto, prevenzione, cultura del rispetto: perchè nessun altro ragazzo debba sentirsi tanto solo da non poter sopportare un giorno di più.