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Bimbo nato senza gambe: ginecologo condannato a risarcire 350 mila euro per diagnosi mancata

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Written by Redazione

5 Settembre 2025

📍 Luogo: Parma

A Parma, il Tribunale ha condannato un ginecologo di Sala Baganza a risarcire la famiglia con 350 mila euro, dopo che un bambino è nato senza gambe. Nonostante siano state eseguite diverse ecografie durante la gravidanza, nessun medico aveva rilevato la grave malformazione. Il giudice ha giudicato l’omissione un inadempimento professionale grave, che ha privato la madre del diritto di decidere sulla gravidanza.

Una gravidanza rassicurata ma ingannevole

Per nove mesi, la madre del bambino è stata tranquillizzata sullo stato di salute del feto. Le ecografie effettuate — tra cui quelle ginecologiche, nei consultori e in ospedale — non hanno evidenziato alcun problema. Solo il giorno del parto, la notte di Natale del 2015, la verità è emersa: il bambino era nato privo delle gambe, a partire dal ginocchio. Il colpo emotivo fu devastante, scatenando un’ondata di dolore che nessuna parola può descrivere.

La diagnosi mancata come violazione del diritto di scelta

Secondo l’ordinanza emessa dal Tribunale, la madre “è stata privata del suo diritto di decidere se abortire o meno”, e i genitori hanno subito un danno morale enorme, non solo per lo shock ma per l’impreparazione emotiva alla realtà inaspettata. La scoperta della malformazione al momento della nascita ha frantumato l’immagine del bambino sognato durante la gravidanza. Il giudice ha aggiunto che “con elevata probabilità la donna avrebbe abortito se fosse stata tempestivamente informata”.

Il ginecologo responsabile e il precedente sconcertante

La responsabilità è stata attribuita unicamente al ginecologo privato che seguì la gestazione, mentre sono state rigettate le domande di risarcimento nei confronti dell’AUSL e dell’Ospedale Maggiore. I medici pubblici sono stati considerati estranei all’errore diagnostico .

Non si tratta del primo episodio legato allo stesso professionista: nel 2003, un altro caso analogo era avvenuto all’ospedale Maggiore di Parma quando, da una gravidanza seguita dallo stesso medico, nacque una bambina con gravi disabilità e che purtroppo morì a soli quattro anni.

Impatto sulla famiglia: una vita stravolta

Dietro le cifre e le sentenze, ci sono vite travolte. La famiglia originariamente composta da genitori, un figlio e una figlia più piccola — allora di sei anni — ha visto ogni prospettiva mutare in un attimo. L’impatto psicologico è durato anni, con la necessità di adattare la quotidianità a nuove esigenze: protesi, cure sanitarie costanti, organizzazione familiare. Il risarcimento non basta a cancellare quel trauma, ma riconosce la gravità dell’errore.

Professionisti e protocolli: cosa è andato storto

La perizia medico-legale ha evidenziato che la malformazione era visibile — seppur forse in modo complesso — già nelle ecografie di luglio e settembre. L’omissione dipende da un insieme di leggerezza diagnostica, superficialità interpretativa e mancata integrazione tra operatori, specialmente quando l’assistenza coinvolge strutture diverse (consultori, ospedali, studi privati).

Precedenti giurisprudenziali e quadro normativo

Il caso si inserisce nel più ampio panorama delle responsabilità mediche in gravidanza. Il principio costituzionale della libera scelta riproduttiva (art. 32 della Costituzione) si lega alla normativa sulla responsabilità civile e al dovere di informare correttamente i pazienti. In simili casi, la giurisprudenza riconosce il danno morale legato alla violazione del diritto di scelta consapevole.

Risarcimento, non risarcisce il dolore ma riconosce l’ingiustizia

I 350 mila euro comprendono risarcimento per danno morale e spese legali. La somma verrà coperta dall’assicurazione dell’ambulatorio del ginecologo. Sebbene una cifra consistente, è inevitabilmente inferiore al peso emotivo, economico e personale di anni vissuti con sfide quotidiane e cure specializzate.

Il futuro del bambino e della famiglia

Oggi il bambino ha quasi dieci anni e utilizza protesi per deambulare. La sua vita scolastica, ricreativa ed emotiva è proseguita non senza difficoltà, ma con una comunità vicina e uno staff riabilitativo motivato. L’auspicio è che la caduta dei protocolli possa far conoscere meglio metodi di diagnosi precoce e assistenza integrata nelle ecografie ostetriche.

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