L’acconto IMU 2025 va versato entro il 16 giugno: la rendita catastale resta il vero elemento che determina quanto si paga, più delle aliquote comunali.
Si avvicina la scadenza del 16 giugno 2025 per il pagamento dell’acconto IMU, e cresce la preoccupazione tra i proprietari immobiliari. Nonostante l’attenzione sia spesso rivolta alle aliquote comunali, il vero fattore che determina quanto si pagherà è la rendita catastale. Differenze minime nella classificazione dell’immobile possono tradursi in cifre molto diverse, rendendo il sistema poco trasparente e, spesso, iniquo.
Acconto IMU: la rendita catastale incide più delle aliquote
Mentre molti Comuni mantengono le aliquote ai massimi consentiti, il valore reale dell’IMU da pagare dipende soprattutto dalla categoria catastale attribuita all’immobile. Un esempio: due seconde case nello stesso stabile, ma classificate una come A/2 e l’altra come A/3, possono generare un differenziale del 63% sull’imposta dovuta. Il problema è che la classificazione spesso non riflette lo stato reale dell’immobile né il suo valore di mercato.
Milano e Napoli tra i casi più evidenti
In città come Milano, il passaggio da A/3 a A/2 può far raddoppiare l’IMU annuale, da circa 1.200 euro a oltre 2.600 euro. Di conseguenza, l’acconto di giugno può superare già 1.300 euro. Anche Napoli presenta situazioni simili, mentre in città come Firenze il divario tra categorie resta meno estremo ma comunque rilevante.
Sistema obsoleto e incoerente con la realtà
L’attuale sistema catastale italiano soffre di forti distorsioni. Capita spesso che due abitazioni simili per dimensioni, valore e condizioni vengano tassate in modo diverso per via di classificazioni non aggiornate. Sebbene la normativa preveda l’aggiornamento della rendita in seguito a ristrutturazioni, in molti casi ciò non avviene, generando sperequazioni ingiuste tra contribuenti.
Immobili sfitti e affittati: aliquote simili
Un’altra criticità riguarda le aliquote applicate agli immobili, spesso identiche tra case sfitte e affittate a canone libero. Solo pochi Comuni prevedono riduzioni minime, generalmente non oltre l’1 per mille. Fanno eccezione gli immobili in affitto a canone concordato, per cui sono previste agevolazioni più consistenti, ma con regole complesse e variabili da Comune a Comune.
Abitazioni popolari A/4: tra benefici e dubbi
La categoria A/4, riservata alle abitazioni popolari, garantisce un trattamento IMU più favorevole. Tuttavia, non sempre gli immobili classificati come A/4 rispecchiano effettivamente questa natura. Ristrutturazioni non comunicate o classificazioni mai aggiornate contribuiscono a mantenere agevolazioni improprie, alimentando ulteriori squilibri.
Verso una riforma della fiscalità locale?
Con il decreto delegato sui tributi locali in fase di definizione, si profila una possibile revisione del sistema IMU. L’obiettivo è semplificare le procedure, riducendo le dichiarazioni quando i dati sono già in possesso dei Comuni. Tuttavia, finché le novità non entreranno in vigore, la scadenza del 16 giugno continuerà a rappresentare una stangata per molti contribuenti, spesso senza reale corrispondenza con il valore effettivo dell’immobile.
L’acconto IMU 2025 si presenta, ancora una volta, come un appuntamento fiscalmente oneroso per molte famiglie italiane. In attesa di una riforma strutturale del sistema catastale e delle aliquote, il principale criterio discriminante resta la rendita, più che la reale capacità contributiva. Una situazione che evidenzia la necessità di interventi rapidi ed equi, per evitare che le imposte sulla casa continuino a penalizzare ingiustamente migliaia di cittadini.