Fonderia italiana al lavoro, colpita dai dazi Usa su acciaio e alluminio

Dazi Usa su acciaio e alluminio: quali effetti per le fonderie italiane?

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Written by Irene Vitturri

6 Giugno 2025

📍 Luogo: Usa

A partire dal 4 giugno 2025 è entrata in vigore la nuova stretta commerciale imposta dal presidente americano Donald Trump, che ha raddoppiato le tariffe doganali sull’importazione di acciaio e alluminio, portandole rispettivamente al 50%. Il provvedimento coinvolge anche l’Italia, assieme ad altri grandi esportatori europei e internazionali. E rischia di avere pesanti ripercussioni sul comparto delle fonderie, già messo a dura prova da una congiuntura economica sfavorevole.

Dazi Usa – Il settore delle fonderie italiane: numeri e preoccupazioni

Secondo Assofond, l’Associazione Italiana Fonderie, il settore conta circa 900 stabilimenti, con l’80% concentrato nel Nord Italia e un fatturato annuo complessivo di oltre 6,6 miliardi di euro. Il cuore produttivo è la provincia di Brescia, dove operano 165 aziende e 5.000 lavoratori, per una produzione che supera le 300mila tonnellate annue, circa un quinto del totale nazionale.

Dazi Usa su acciaio e alluminio e il calo dell’export verso gli Stati Uniti

L’impatto delle nuove tariffe potrebbe essere mitigato dalla già avviata riduzione dell’export verso gli Usa. Le esportazioni di acciaio italiano sono scese dalle 700.000 tonnellate del 2018 alle 289.000 del 2024. Una contrazione dettata dalle precedenti misure protezionistiche adottate da Trump e che ha spinto le aziende italiane a diversificare verso mercati emergenti.

Produzione interna Usa e competitività globale

Le tariffe imposte da Trump hanno lo scopo di incentivare la produzione interna americana di acciaio e alluminio, settori in cui il Paese importa annualmente materiali per un valore di circa 110 miliardi di dollari. Tuttavia, i costi di produzione negli USA restano elevati, motivo per cui molte aziende continuano a preferire l’importazione, anche con dazi maggiorati.

Vocazione internazionale e sostenibilità: le contromosse italiane

Le fonderie italiane hanno sviluppato una forte vocazione all’export, che oggi rappresenta il 42% dei volumi totali e il 69% del fatturato. La crisi del 2008 ha spinto le aziende ad espandersi all’estero, facendo crescere del 30% le esportazioni in meno di dieci anni. Parallelamente, si è intensificato l’impegno nella sostenibilità: oggi il 95% dell’acqua usata per raffreddare gli impianti viene riciclato e il riutilizzo delle terre esauste ha ridotto l’impatto ambientale del 43%.

Il calo della produzione e la crisi nel 2024

Nonostante gli sforzi verso l’internazionalizzazione e l’innovazione, il 2024 si è chiuso con una flessione del 13% del fatturato. I metalli ferrosi, che costituiscono la quota più ampia della produzione, hanno registrato una contrazione del 19%, mentre i metalli non ferrosi hanno contenuto le perdite al 10%.

Quali prospettive per acciaio e alluminio italiano negli Usa?

L’Italia è scesa dal settimo al quindicesimo posto tra gli esportatori di acciaio verso gli Stati Uniti. Il valore dell’export americano di alluminio si attesta a 3,4 miliardi di dollari, mentre quello dell’acciaio è fermo a 2,2 miliardi. Cifre che, con l’entrata in vigore dei dazi Usa su acciaio e alluminio al 50%, rischiano un ulteriore crollo in assenza di un accordo commerciale o un allentamento delle tensioni diplomatiche.

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