Nel 2025, l’eliminazione delle detrazioni fiscali per figli e figlie a carico con più di 30 anni, salvo i casi di disabilità, ha sollevato un acceso dibattito. Il principio alla base della misura è semplice: superati i trent’anni, ogni individuo dovrebbe essere economicamente indipendente. Ma i dati ISTAT raccontano tutt’altra storia: in Italia, per molti giovani l’autonomia resta un traguardo irraggiungibile.
Detrazioni Fiscali: il 63,3% degli under 34 vive ancora con i genitori: i dati dell’ISTAT fotografano la realtà
Secondo l’ultimo rapporto annuale dell’ISTAT, ben il 63,3% dei giovani sotto i 34 anni non ha lasciato la casa familiare. Le cause sono molteplici: redditi bassi, contratti precari, difficoltà nel trovare soluzioni abitative accessibili. In questo contesto, le recenti misure fiscali sembrano scollegate dalla realtà vissuta da milioni di ragazzi e ragazze.
L’occupazione generale ha mostrato segnali di ripresa, ma quella giovanile arranca. Il tasso di occupazione, seppur in aumento del 3,2% rispetto al 2019, ha beneficiato principalmente gli over 45. I giovani, invece, continuano a rimanere indietro.
Lavoro precario e salari insufficienti: ostacoli all’autonomia economica
Oltre un terzo dei giovani under 35 è intrappolato in forme di lavoro vulnerabili: contratti a termine, part-time involontari e posizioni mal retribuite. Tra le donne, la percentuale supera il 25%. Il 29,5% degli under 35 è a rischio di reddito basso, e anche chi lavora spesso non riesce a progettare un futuro stabile.
Questa precarietà non è solo economica ma anche sociale, e ha conseguenze dirette sul calo della natalità e sull’esodo dei talenti: nel 2023, 21.000 laureati tra i 25 e i 34 anni hanno lasciato l’Italia per cercare migliori opportunità all’estero, segnando un +21,2% rispetto all’anno precedente.
Detrazioni Fiscali – Le nuove misure fiscali non bastano: il rischio di una generazione senza futuro
La cancellazione delle detrazioni per i figli a carico over 30 non comporta automaticamente un incremento dell’indipendenza giovanile. Se il risparmio stimato, pari a oltre 300 milioni di euro, non viene reinvestito in politiche di sostegno concreto all’autonomia – come l’accesso alla casa o al lavoro stabile – il provvedimento rischia di essere solo punitivo.
I bonus per l’occupazione giovanile esistono, ma spesso rimangono fermi per mesi, privi di reali effetti nel medio periodo. E sono sempre meno le agevolazioni dedicate a chi, con enormi sforzi, riesce ad acquistare la prima casa. Senza politiche strutturali, ogni incentivo risulta isolato e inefficace.
Una visione distorta della gioventù italiana: le politiche sembrano pensate per un altro Paese
Le recenti scelte fiscali e occupazionali sembrano ignorare la complessità del panorama giovanile italiano. Manca una strategia integrata che metta al centro il lavoro stabile, l’accesso all’abitazione, il sostegno alla genitorialità e l’inclusione economica.
L’indipendenza non si impone per legge, si costruisce con investimenti e visione. Senza un reale supporto, il rischio è quello di perdere un’intera generazione di giovani adulti, che si trovano sospesi tra dipendenza forzata e futuro negato.