Tra genio & caffè. Fin dagli esordi dell’era industriale una delle paure diffuse è stata quella che le macchine potessero sostituirsi all’uomo, fino a dar corso ad una vera e propria “civiltà” delle stesse.
Le antologie sono piene di questa casistica, a tratti glamour, declinata anche nelle Arti. Ricordo uno dei più bei romanzi di sempre Metropolis di Thea von Harbou e un’intramontabile Blade Runner di Ridley Schott.
Indimenticabile il monologo del replicante Roy Batty, interpretato da Rutger Hauer, e non da meno, in quanto ad Olimpiche emozioni, la Von Harbou che palesa nel suo romanzo una descrizione, lucida, di quella dimensione urbana declinata nel quotidiano attraverso il lavoro delle macchine.
La civiltà delle macchine, prima, la civiltà del digitale, poi, la civiltà della realtà aumentata, ancora…
Il Lietmotiv
Rimane lo stesso e accomuna tutti: ricchi, poveri, operai e borghesi senza alcuna distinzione di rango.
Più la Macchina prende corpo con una identità propria, addirittura divina, oltre la fallibilità umana, più questi perderanno ogni connotazione della loro essere. Da qui la schiavitù è un attimo.
Schiavitù declinata nel pensiero e nello stesso senso del vivere che, seppur schiacciante, rappresenta una condizione che non può sopportarsi troppo a lungo ed induce, presto o tardi, ad un rifiuto viscerale.
Il tracollo di un sistema che cede il passo all’Armonia tra uomo e donna. Pilastri necessario alla Vita ed equilibrio tra gli uomini in senso ecumenico, figli di una madre, la Terra, generatrice per eccellenza.
L’attuale modello sociale, iper-liberista, orientato alla banalizzazione mondiale delle Identità nel nome di una sintesi non equilibrata che poggia le sue basi su triangolazioni di poteri economici e scientifico-tecnocratici, appare avere le stesse criticità.
L’individuo appare sempre più svuotato del suo IO , disorientato, addirittura STRESSATO da ritmi, dimensioni, bisogni indotti da una ragione Superiore che non ammette deroghe.
Spettatori, non passivi, di un cambio di Era e di Equilibri globali abbiamo ritenuto opportuno ascoltare uno dei protagonisti della scena economica nazionale:
Michele Marsiglia, Presidente di
Federpetroli Italia.
Michele Marsiglia l’Imprenditore, il Presidente, l’Uomo con un curriculum di quelli importanti. Un prete spagnolo fatto, poi, santo da Carol Woitila, parlava della Ricerca di Eccellenza nei gesti quotidiani della vita e il presidente Marsiglia, lo rispecchia respiro dopo respiro.
Presidente Marsiglia, L’intero sistema economico sembra apparire prossimo ad un reset globale. La causa sembra, ormai epidermicamente, essere clinica. Alla luce di ciò, quale la giusta declinazione dell'economia post covid?
Sicuramente, per forza di cose, in questo 2020 e possiamo ben dirlo anche per il 2021 abbiamo assistito e assisteremo purtroppo se non ad un reset globale ma sicuramente ad un incisivo ridimensionamento dell’economia su scala internazionale e, non parlo solo del settore da noi rappresentato dell’Oil & Gas.
E’ anche vero che più volte ho sostenuto che questa non è un crisi come quella del 2011; ovvero una crisi economica, è una crisi pandemica, dove il blocco dei consumi è solo ed esclusivamente addebitabile ad una sospensione delle attività.
Tutto questo però ha circoscritto in un unico grande bacino di economicità aziendale sia chi aveva le spalle un po’ più forti, sia le aziende che seguivano già una scia di criticità da precedenti situazioni. In quest’ultimo caso ci si è trovati in un punto di non ritorno.
Il tutto è ben visibile non solo nel nostro paese ma diverse sono state le aziende che hanno chiuso o come negli Stati Uniti d’America, in molti hanno approdato al Chapter11, equivalente del nostro Diritto Fallimentare.
E’ economicamente provato e studiato che dopo una crisi, esiste un rinascita industriale e di conseguenza economica.
Punti fondamentali di questa ripartenza o per alcuni un vero e proprio start-up è ‘l’umiltà aziendale’. Ovvero fare business nella giusta dose, fare investimenti in una visione di contenimento e di conseguenza avere una sorta di codice di misura nella verticalizzazione e focalizzazione degli obiettivi.
Ci sono frasi e parole che il più delle volte si evidenziano poco belle a pronunciarsi. Ma una crisi il più delle volte fa pulizia, un vento negativo che passando alla fine distrugge chi non aveva fondamenta, ma è evidenza oggettiva che chi resta in piedi, aveva già costruito la propria casa su basi solide.
Questo dovrebbe essere alla base dell’attività economica dell’imprenditoria e in questo momento per una fase post-covid.
* Lo scossone, non soltanto economico, generato dalla Pandemia ha aperto innumerevoli scenari. Come vede questo sussulto nella cultura dell’Innovazione e delle connessioni tra i vari attori nell’Ecosistema dell’Innovazione?
Non c’è dubbio che questo fenomeno porta il segno positivo. I processi nuovi ed innovativi nella loro specificità penso siano stati il cavallo di battagli di questa situazione e, si continuerà ancora.
Non parlo solo di Business e di possibilità nuove. Ho visto tante aziende che hanno cambiato il loro core-business investendo in prodotti e servizi ‘under covid’. Questo io non lo giudico tanto positivo ma lo definisco fenomeno da influencer. Ovvero al top del mercato in un preciso momento ma che per una ciclicità economica e di fenomeno, avrà in medio termine un drastico ridimensionamento.
Chi è forte del proprio business ha vita lunga, chi cambia, vuol dire che già non andava bene prima.
In tutto questo però il fenomeno innovativo ha portato non solo nuovi investimenti ma la situazione ha sviluppato e reso possibile lo studio in Ricerca e Sviluppo che nel Settore Petrolifero in primis ha dato un grande valore aggiunto alle nostre attività.
Il Settore dell’Oil & Gas oggi più che mai è perennemente criminalizzato per attività non proprio consone ed al limite dell’eco-sostenibilità, oggi anche in quello che è e, che sarà la road-map per una Transizione Energetica ottimale, l’industria petrolifera ha consolidato sempre più l’investimento in innovazione per migliorare le proprie attività su scala internazionale.
* Che ruolo possono giocare una gestione innovativa delle fonti energetiche in un'ottica della Transizione Verde?
Come vede ci colleghiamo a quanto poco detto. Purtroppo si fa l’errore in questi ultimi tempi di equiparare la denominazione Transizione Energetica a Ecologica o Verde. Ma la cosa è ben diversa, ovviamente a seconda dell’attore che pronuncia tale denominazione.
Per quel che mi compete nell’indotto dell’Oil & Gas e nella focalizzazione che con FederPetroli Italia da anni stiamo portando avanti è quella di una sempre più pulita, chiara e trasparente politica di svolgimento delle nostre attività nel rispetto di una ecosostenibilità. Qui i processi innovativi giocano un ruolo fondamentale. Ma in questo l’industria fa bisogna della Politica nazionale ed Europa che sia la nave primaria ad una road-map sicura e concreta.
Epidermica è l’indicazione di una rotta possibile da perseguire come riferimento ad ognuno. Oltre il mainstream, in continua ricerca del giusto Equilibrio, una riflessione adatta a nutrire il Pensiero condiviso ma non Unico.
La cito: “…conosco poeti Che spostano i fiumi con il pensiero, e naviganti infiniti Che sanno parlare con il cielo. La vita è così grande che quando sarai sul punto di morire, Pianterai un ulivo Convinto ancora di vederlo fiorire”.
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