USA. Un soldato nero appartenente alla sezione della Guardia Nazionale del Maryland ha subito forti violenze e pesanti discriminazioni razziali. Insulti e violenza provenivano dai suoi superiori durante l'addestramento. Lo hanno costretto a indossare una catena. Dicevano che era per imparare quanto sia importante la disciplina all'interno del corpo militare. L'uomo è riuscito oggi finalmente ad avere giustizia. Ora si procede per la sua reintegrazione all'intero del corpo militare. Mentre i suoi aguzzini subiranno processo. Mercoledì scorso il National Guard Bureau, cioè l’ organo di coordinamento per le unità di guardia statale e territoriale del Paese, ha stabilito in via definitiva quanto accaduto.

Discriminazione e violenze in USA

Bruce Weaver ha subito pesanti molestie e discriminazione «a causa della sua razza» quando frequentava il corso per ufficiali nel 2015 (Corriere della Sera). Il caso risale al novembre del 2015. Quando al soldato era stato ordinato forzatamente di trasportare una catena pesante per tre giorni. La si considerava come punizione per aver lasciato un sito di addestramento senza autorizzazione del caporeparto di turno quel giorno. La violenta e disumana misura disciplinare, stabilita da un istruttore bianco, dovrà essere fortemente punita dalla legge. Il consigliere Bernard Doyle, l’avvocato con il compito di esaminare la denuncia, ha definito l'orrenda pratica come «la punizione più umiliante che si possa immaginare» per un soldato nero. La notizia è stata data in primo luogo dal quotidiano americano Usa Today. Il quotidiano ha riportato le parole dell'avvocato e la risoluzione del caso. Date le conclusioni della vicenda, a questo punto per il soldato Weaver si riaprono le porte della scuola ufficiali.Anche se, a 44 anni di età, avrebbe il limite d’età per frequentarla. Il National Guard Bureau ha anche raccomandato alla forza militare del Maryland di prendere seriamente in considerazione un’azione disciplinare diretta contro i funzionari responsabili della discriminazione. Leggi anche: "Denise è Danas”. Siamo alla fine della vicenda? Piera Maggio ora ci crede e rompe il silenzio: "Perseveranza ripagata nel migliore dei modi” Metti like alla pagina 41esimoparallelo e iscriviti al gruppo 41esimoparallelo Seguici sul nostro canale Youtube 41esimoparallelo
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