Maurizio ucciso per un parcheggio, l'arcivescovo di Napoli: "Gente infame che non conosce il pudore"
NAPOLI. ''Non cederemo alle intimidazioni di quanti credono di seminare paura con la violenza, ma non possiamo essere lasciati soli. Ne' la preoccupazione, ne' la paura, ne' le minacce possono zittire la nostra voce o fermare il nostro cammino. Voltare pagina e' possibile se tutti ci sentiremo coinvolti''.
Don Domenico Battaglia si rivolge alla moglie Tania e alle due figlie di Maurizio Cerrato, l'uomo di 61 anni ucciso da quattro persone durante un'aggressione nata quale ritorsione per il fatto che la primogenita dell'uomo aveva parcheggiato in un posto sulla pubblica strada occupato da una sedia.
Lo fa durante una lunga omelia dall'altare della chiesa dello Spirito Santo a Torre Annunziata (Napoli), dove si sono svolti i funerali. L'arcivescovo metropolita di Napoli cita poi Franco Battiato quando parla degli autori dell'omicidio: ''Gente infame che non sa cos'e' il pudore''.
A questi, dice, ''noi possiamo offrire il nostro dolore, la nostra rabbia ma non la nostra resa. A questa gente diciamo: se avete bisogno di noi siamo qui, se avete bisogno di speranza ne siamo pieni.
Se non riuscite a credere in una terra migliore, noi vi potremo fare sentire la fragranza di questa idea. Signore, fa che questa terra non ceda allo smarrimento, che nessuno di noi ceda allo smarrimento: preservala dallo scetticismo di non farcela piu'.
Infondile l'audacia di rompere con le trame residue della disonesta' organizzata. Aiutala ad incamminarsi sulle strade del rinnovamento e della trasparenza e accetta l'olocausto che si e' consumato su Maurizio come rito espiatorio di tutti i nostri peccati comunitari''.
''Abbi pieta' di noi - prosegue Battaglia - e abbi pieta' del piu' infelice di tutti: di colui che insieme ai suoi complici, incarnando una logica corrente secondo la quale per affermarsi nella societa' bisogna dimostrare di sapere uccidere, ha impugnato l'arma del delitto. Signore, ti consegniamo l'anima del nostro fratello Maurizio, perche' sappiamo che quella pozza di sangue per terra riscatta davanti ai tuoi occhi questo nostro povero fratello da ogni macchia di umana fragilita'''.
''A tutti - le ultime parole dell'arcivescovo di Napoli - chiedo uno scatto di dignità. Lo dobbiamo a Maurizio, lo dobbiamo alla vita, lo dobbiamo al Cristo risorto, e' la dignita' a chiedercelo. Non so quando, non so come, non so dove, ma so che noi (il riferimento e' a Maurizio Cerrato) ci vedremo, ci incontreremo, ci abbracceremo, perche' l'amore e' piu' forte della morte e tu sai cos'e' l'amore''. (ANSA)
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