Sciarpe, fiori, lumini. E una bandiera bianca e azzurra con il volto di Maradona e la scritta The King che penzola dal primo degli anelli di spalti. Lo stadio San Paolo a Napoli dalla notte scorsa e' meta incessante di un pellegrinaggio di persone che lasciano un ricordo sulle grate della recinzione bassa della struttura sportiva.
Anche in via Emanuele De Deo, nei quartieri Spagnoli, dove c'e' il primo murales dedicato al campione, un ritratto che risale all'epoca del primo scudetto, quello del 1987, folla e lumini per tutta la notte. Il vicolo e' imbandierato a festa.
De Magistris: "Maradona rappresentava l'anima di Napoli"
"Ricordo che era il 1984 ed ero in campeggio a 17 anni in Sardegna con i miei compagni di classe e sulle prime pagine dei quotidiani sportivi i titoli erano 'Maradona al Napoli' e già quello apparve un sogno. Poi la presentazione in quello stadio con 80mila persone per presentare un calciatore e là capimmo tutti quanti che lui rappresentava come nessun'altro l'anima di Napoli".
Lo ha affermato il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris a radio 'Rtl 102.5' ricordando ancora Maradona, scomparso ieri a 60 anni.
"E così è stato perché ha portato Napoli dove sembrava non potesse mai arrivare, superando le grandi squadre e una cosa un po' curiosa il riscatto di un popolo attraverso il pallone questo è stato Maradona ha attraversato le generazioni ha unito tutti credo nessun altra persona è in grado di unire tutti senza litigare", ha aggiunto de Magistris.
Saviano: "Regalò felicità agli infelici del popolo"
"Credevo fosse immortale. Maradona coincide con la mia infanzia. E la sua morte ne e' la chiusura definitiva. Tutti i ricordi piu' felici, quasi tutti, sono legati a lui". Cosi', in una intervista alla Stampa, Roberto Saviano.
"Diego per me e' stato riscatto, felicita' e desiderio - aggiunge - l'incarnazione del talento che ce la fa". Impossibile spiegare a chi non e' della citta' chi fosse Maradona per Napoli: era "la compensazione per tutto quello che Napoli non ha mai avuto.
Per quanto fosse un uomo vicinissimo a personaggi corrotti e ad ambienti terribili, in campo manteneva la regola del piacere e della lealta' del gioco". Sui rapporti del campione con la camorra, Saviano spiega che questa "comprende le sue debolezze e le usa per tenerlo in scacco.
Con la droga, con le prostitute e poi, anche se non c'e' mai stata una sentenza, forse con uno scudetto consegnato al Milan perche' diversamente ci sarebbero state troppe scommesse da pagare. La solitudine, la debolezza e l'ignoranza lo hanno portato alla frequentazione di personaggi come i Giuliano". Saviano riconosce che il calciatore "e' stato un miliardario e un evasore, ma in qualche misura ha sempre considerato se stesso al servizio della comunita'.
Grazie alla magia dei suoi piedi l'infelice poteva tornare felice. Era nato in miseria e stava con il popolo". Ma "nessuno avrebbe resistito a quella pressione. Le richieste di soldi, di amicizia, di raccomandazioni. E sessant'anni, per la vita che ha avuto, sono un traguardo fin troppo maturo". Meglio di Pele' e Messi? "Con Messi non c'e' paragone. Messi senza squadra intorno non esiste. Pele' giocava in campionati senza difese". Piu' grande Maradona o Ali'? "Ali'. Per scelte di vita, per battaglie e per visione - risponde Saviano - Ma Maradona mi appartiene, e' parte della mia storia".
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