De Luca e la sua “verità”. O quanto meno riesce spesso a interpretare ciò che molti pensano e che però non dicono. Una stoccata, quella del Presidente Campano, che ha suscitato non poche polemiche, ma che purtroppo o per fortuna (almeno qualcuno se pur crudo, dice ciò che pensa) racchiude in poche parole un sentire alquanto comune.

Che l'esposizione di De Luca spesso appare irruente, non vi è dubbio, ma non sarebbe il comunicatore che è, se badasse alla forma o ad alleggerire un pensiero, un'idea, un'opinione.

Un'opinione contestabile, ma ahimè “vera”: trent'anni sono trent'anni, è un dato di fatto che poco si può commentare, se non per nulla.

Che poi indubbiamente esistono "pratiche”, indagini, "fatti” e "misfatti” della giustizia e burocrazia italiana che a noi “poveri mortali” non è dato sapere, è comunque un'altra verità... Fosse solo per il fatto che non è il nostro mestiere, non siamo carabinieri, non siamo poliziotti, non siamo giudici né tanto meno magistrati. Come si dice? Ad ognuno il suo. Anche perché, non tutti nascono “Giovanni Falcone” e “Paolo Borsellino”, purtroppo!

“Una vittoria dello Stato”

Io direi una vittoria delle forze dell'ordine. Di quelle che davvero operano sul campo giorno dopo giorno, rischiando la propria vita e quella dei propri familiari. Di quegli uomini a volte “invisibili” che operano senza tanti “stramazzi”, che fanno il loro dovere non perchè devono, non per portarsi a casa quel tanto bramato “stipendio fisso”, ma per passione.... Perchè amano davvero il loro lavoro, perchè credono in ciò che fanno, nella divisa che indossano e nel giuramento fatto. Il merito è solo e soltanto loro, che in nome di quel tricolore, in nome dello Stato (che a volte li dimentica e li trascura), tengono fede ad un giuramento: salvare, proteggere lo stivale e tutti coloro che ne fanno parte.

Ma come la dura legge della vita vuole: c'è sempre chi si sporca le mani e chi invece se ne prende i meriti e nel nostro gergo comune “si batte la mano in petto”.

De Luca: "Stendiamo un velo pietoso”

E poi c'è lui con le sue verità, condivise o meno, ma che certo di un qualcosa bisogna dargli atto. Forse perché concordo su una cosa, o meglio su una parola pronunciata dal Presidente della Regione Campania: "sobrietà". Lui che ama gli eccessi, ha centrato però in questo caso il punto: pochi schiamazzi, è il super boss e al di là del tempo messoci per catturarlo (discutibile o meno), è una persona alla quale, stando ai fatti resta ben poco da vivere, quindi anche se condannato all'ergastolo o qualunque pena gli si dia, lascia il tempo che trova. Anche perchè dubito che un "personaggio” del suo calibro, si metta a fare il pentito. Forse sono cruda e cinica, ma realista: la sua condanna è già scritta dalla malattia. Magari temerà la legge divina, non certo la nostra.

Pochi "schiamazzi", "orgoglio" e massima sobrietà perchè Matteo Messina Denaro è stato, è e sarà sempre colui che ordinò di sciogliere nell'acido il piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino Di Matteo, dopo due anni di prigionia. E scusatemi, ma i bambini non si toccano. Non sto giustificando l'omicidio di altre persone, ma un adulto, come lo stesso padre del piccolo Giuseppe, che sceglie da che parte stare. Santino Di Matteo ha scelto quella vita. Ipotizziamo che fosse anche per costrizione, ma ha scelto di soccombere ad un sistema, piuttosto che rivolgersi a chi di competenza e denunciare. Giuseppe non ha scelto, era solo un bambino. Giuseppe ci è nato in quel "sistema" deciso dal padre, non ne conosceva le conseguenze, i pericoli. Lui ha solo smesso di vivere, STOP.

E al di là del coinvolgimento silenzioso o meno della madre in quel sistema, ipotizziamo pure che in un certo momento avesse saputo e/o che era a conoscenza della vita "malavitosa" del marito, ma davvero credete che dinnanzi alla notizia della cattura dell'uomo che ha ucciso suo figlio dopo 30 anni di latitanza, quella mamma sia felice?

No, io non credo. A me non verrebbe da dire "giustizia è fatta, vittoria dello Stato" perchè oggi Giuseppe avrebbe dovuto avere 45 anni e invece non c'è. Di lui non c'è più nulla. E' una tomba vuota. E 30 anni sono troppi per il dolore di una madre, per il non aver nemmeno un corpo chiuso in una bara dove poter andare a piangere. Trent'anni sono troppi per un bambino che aveva solo una colpa: esser figlio di un "uomo di mafia".

"Tutti pronti a rivendicare meriti che non hanno”

«L’arresto di quello che viene considerato da tutti il capo della mafia siciliana è un successo straordinario dello Stato, delle forze dell’ordine e della magistratura italiana. Limitiamoci a esprimere l’apprezzamento per i soggetti che hanno lavorato per mesi e anni a questo risultato, per il resto cerchiamo di mantenere sobrietà».

È il commento che Vincenzo De Luca fa della cattura di Matteo Messina Denaro. Nella consueta diretta Facebook del venerdì, il presidente della Regione Campania segnala «Un eccesso di teatralità, di propagandismi. Come sempre – aggiunge – quando viene catturato un mafioso ci sono mille iniziative in cui tutti sono pronti a rivendicare meriti che non hanno».

De Luca invita

«A prendere atto del risultato straordinariamente positivo e a finirla qui – anche perché – non sono mancati elementi di folklore in questa vicenda. Scoprire che per 30 anni un capo mafioso andava in giro tranquillamente per i paesi nei quali abitava, andava al bar, andava a passeggio – conclude -, su questi aspetti della vicenda è bene stendere un velo pietoso».

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