In Campania è ancora emergenza ospedali. Protagonista dell'ennesimo calvario un'anziana signora che ha atteso la bellezza di tredici ore al pronto soccorso con una frattura al femore, in attesa di un posto letto.
Non solo, sempre un'anziana, (un'altra) con una grave peritonite è stata operata senza il supporto di un posto in terapia intensiva. Questi due casi fuori dal comune sono accaduti in un nosocomio della Campania, il Santa Maria dell’Olmo a Cava de' Tirreni, in provincia di Salerno.
La chiusura della rianimazione, per il trasferimento dei rianimatori al Covid center di Salerno, ed il conseguente accorpamento dei reparti di chirurgia e ortopedia stanno mettendo in serio rischio la salvezza dei pazienti non affetti da covid.
L'indignazione del sindacalista: "Adesso basta, agire ora o chiudere tutto"
«Non c'è più tempo per chiacchiere – tuona Gaetano Biondino, sindacalista Cisl – o torna la rianimazione e si procede al ripristino dei posti letto della chirurgia e dell’ortopedia altrimenti è meglio chiudere tutto».
Una posizione forte, un grido d’allarme accorato quello del sindacalista della Cisl, dettato dai gravi fatti registrati in queste ore. «Come è noto – spiega Biondino – al Santa Maria dell’Olmo la rianimazione è stata chiusa per consentire il trasferimento dei rianimatori al Covid di Salerno e di conseguenza la chirurgia e l’ortopedia sono state accorpate con il dimezzamento dei posti letto. In pratica c’è solo la guardia di un rianimatore e sono possibili solo gli interventi di urgenza. Ciò nonostante al pronto soccorso arrivano pazienti gravissimi che necessitano di interventi e di rianimazione».
E prosegue: «Sebbene in tutti gli ospedali ormai siano previsti i doppi percorsi per pazienti covid e non, a Cava vengono dirottati, tramite il 118, pazienti dei comuni vicini con la motivazione che i pronto soccorso nell’Agro sono chiusi per sanificazione».
E così è accaduto sabato sera quando intorno alle 21 a Cava è arrivata, trasportata dal 118, un’anziana di Castel San Giorgio con una frattura al femore. All’Olmo non c’era un posto letto e la donna ha dovuto attendere ben tredici ore con il rischio di complicanze.
Nella stessa notte sono stati operati pazienti con peritonite grave. Si tratta di malati che hanno altre patologie e per i quali è necessario il supporto della terapia intensiva. E non è finita, anche stamattina (ieri per chi legge) al pronto soccorso è giunto un altro paziente con ernia strozzata».
Fare qualcosa, subito
La situazione rischia di precipitare. «La scelta di chiudere la rianimazione ed accorpare la chirurgia e l’ortopedia ha consentito a politici e dirigenti di sistemare la situazione del Covid center e di tenere a posto le carte – accusa Biondino – ma nello stesso tempo ha messo a rischio la vita di tanti pazienti no covid che non hanno le cure necessarie per garantire loro la guarigione e, in alcuni casi, la salvezza. Non possiamo più aspettare. Ora si deve agire. Dev’essere riaperta la rianimazione. Devono tornare i posti letto di chirurgia ed ortopedia. E devono tornare tra le corsie del Santa Maria dell’Olmo anche gli infermieri e gli Oss trasferiti a Salerno».
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