Nuova ordinanza in arrivo. Conte gela il Natale. La lunga riunione ha partorito un’indicazione importante. Il comitato tecnico scientifico ritiene che il governo debba attuare nuovi provvedimenti finalizzati all’inasprimento delle misure utilizzando quanto previsto per le zone rosse e arancioni.
Nuova ordinanza - Gli esponenti del Cts
Hanno diramato un documento fondato su tre punti cruciali: potenziamento dei meccanismi di controllo delle norme in vigore con un impiego ‘massivo’ di forze dell’ordine; raccomandazione massima ad evitare assembramenti incontrollati di persone sia nei luoghi aperti al pubblico che a domicilio; zone rosse o arancioni da sabato 20 dicembre.
E’ in particolare quest’ultimo punto a sancire la novità più importante, perché di fatto gli esperti sconsigliano al governo quanto ipotizzato nelle scorse ore, ovvero un passaggio dell’intero Paese in zona gialla.
Tutto questo è derivante da una valutazione “preoccupante” riferita alle “aggregazioni tra persone osservate in diverse aree del paese, soprattutto nei centri storici e nelle aree mertropolitane, nonché la difficoltà di contenimento/prevenzione delle aggregazioni medesime”.
Stando a quanto indicato dai tecnici, dunque, le misure devono interrompere situazioni che mettono a serio rischio il rispetto del distanziamento interpersonale e l’uso corretto delle mascherine.
Nuova ordinanza - Nella riunione
Si è discusso anche delle ultime risultanze del monitoraggio della cabina di regia. Accertato il miglioramento dei dati sul rallentamento del virus, il Cts non ha potuto fare a meno di notare che in alcune regioni i posti letto in terapia intensiva occupati siano al di là della soglia di guardia. Si vuole quindi evitare che il Natale si trascini dietro dati allarmanti.
Durante le feste si corrono “rischi specifici relativi alla mobilità ed alla aggregazione nei contesti familiari e sociali”, si legge nel documento che parla anche di “preoccupazione che aggregazioni non controllate di persone possano ripercuotersi negativamente sul consolidamento del controllo del contagio che, ad oggi, registra un indice Rt nazionale inferiore a 1 e che necessita di azioni di grande prudenza in occasione del periodo delle festività natalizie”.
Cosa cambia
“Il 25 e il 26 sono venerdì e sabato, quindi weekend lungo a casa per i dipendenti. E il 31 e 1 sono giovedì e venerdì, il ponte è vissuto quasi come un obbligo” aggiunge.
“Così tenere la gente in casa è più difficile”. Consuetudini con cui si sta scontrando il governo che non a caso, per fermarle senza fare ulteriori discriminazioni, ha anche provato a mettere sul tavolo l’ipotesi di un lockdown lungo che duri dal 21 dicembre fino al 10 gennaio.
Ipotesi, come riportato da Il Mattino, che però non sembra entusiasmare tutti e avrebbe visto l’opposizione soprattutto del premier Giuseppe Conte. Questi è preoccupato infatti per la reazione degli italiani dinanzi all’annuncio di misure più restrittive.
Così ora si ragiona su quali debbano essere i giorni oggetto di nuove chiusure. In totale dovrebbero essere 12, con inclusi già questo sabato e la domenica.
Per il 19 e il 20 infatti, si teme il replicarsi di scene come quelle viste la scorsa settimana, centri città e negozi presi d’assalto per i regali di Natale e il cashback.
Non solo, si vorrebbe estendere la stretta anche ai giorni del 24,25 e 26, considerati da bollino rosso. Un blocco di 72 ore a cui, ma ci si sta ancora ragionando, si vorrebbe aggiungere anche domenica 27 per gli stessi motivi.
Cerchiati in rosso potrebbero essere anche i giorni dal 31 dicembre al 3 gennaio. Una misura “estesa” al Capodanno perché, anche in questo caso, il calendario gioca a sfavore (il 3 infatti è domenica) e rischia di invogliare gli italiani a spostarsi da una Regione all’altra o, come già documentato, affittare casali e ville per festeggiare l’arrivo del 2021.
Gli ultimi due giorni che potrebbero essere interessati da queste chiusure scaglionate sono invece il 5 e il 6 gennaio che dalla loro hanno l’orizzonte di un ritorno in ufficio imminente (e a scuola, la cui ripresa è ancora fissata per il 7) che si ritiene stemperi la voglia degli italiani di andarsene in giro.
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