Ciro Castellano era un operatore scolastico di 62 anni ed è deceduto lo scorso 21 marzo. L'uomo è morto dopo venti giorni dalla somministrazione della prima dose del vaccino AstraZeneca. La famiglia, al momento sotto la rappresentanza dall’avvocato Emilio Coppola, chiede la verità sul decesso di Ciro. La famiglia ha ufficialmente presentato un esposto alla Procura di Napoli.
La morte di Ciro
Castellano prestava servizio nel liceo artistico "Santi Apostoli" e il vaccino gli era stato somministrato alla fine di febbraio, esattamente il 26 febbraio scorso.
Stando a quanto raccontato della famiglia, l’uomo pare aver riscontrato subito dei sintomi e le sue condizioni di salute andavano peggiorando giorno per giorno.
Ciro, ricovero e il trasferimento in terapia intensiva
Il 7 marzo, dopo un consulto con il medico di famiglia, Ciro venne sottoposto a nuovo tampone. Tampone ma risultò negativo. Tuttavia, l'uomo continuava ad accusare problemi respiratori. Solo la notte successiva, tra il 7 e 8 marzo, Castellano venne ricoverato d’urgenza al Cardarelli.
Positivo al Covid
Dopo essere venuto a conoscenza della sua positività al Covid e avvertito la famiglia, i medici hanno trasferito Ciro prima nell'apposito reparto e poi, a causa dell'aggravarsi delle sue condizioni di salute, in terapia intensiva dove poi è venuto a mancare.
"Non l'abbiamo neanche potuto piangere"
La famiglia di Ciro al momento è alla ricerca della verità. Soprattutto perché Ciro sarebbe entrato in ospedale con un tampone negativo.
Ieri i familiari sono stati sentiti dai Carabinieri e la Procura potrebbe presto sequestrare le cartelle cliniche. E' proprio su queste potrebbe "giocarsi" l'intera partita sulla morte di Ciro.
L’autopsia per volontà della stessa famiglia, non è stata fatta.
La giustizia al servizio dei cittadini
La giustizia farà comunque il suo corso. Resta un grande dolore per la tragedia subita.
Il figlio Nunzio, in una intervista a NapoliToday, ha espresso il suo rammarico:
“Ci è stato negato di vederlo, di piangerlo, di stare vicino a lui e di abbracciarlo. Ci è stato negato tutto. Neanche quando è morto gli siamo potuti stare vicino. Sono andato lì e l’ho dovuto piangere su una bara chiusa. Mio padre aveva a cuore il suo lavoro e le persone. Ha fatto il vaccino per il nostro bene, per la famiglia e la scuola.” (NapoliToday)
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