La notte tra il sei e il sette settembre ha segnato un nuovo, drammatico capitolo della guerra in Ucraina. La Russia ha lanciato un attacco aereo senza precedenti contro Kiev e altre città ucraine, utilizzando centinaia di droni e missili. È stata la più grande offensiva dall’inizio del conflitto, con un bilancio di almeno quattro vittime, tra cui un bambino di appena un anno, e decine di feriti.
Per la prima volta, uno degli obiettivi principali è stato il palazzo del governo nella capitale, simbolo dello Stato ucraino. Le immagini delle fiamme che avvolgono l’edificio hanno fatto il giro del mondo, rafforzando l’allarme sulla crescente ferocia della strategia russa.
La premier italiana Giorgia Meloni, commentando l’accaduto, ha condannato con fermezza l’aggressione di Mosca: “La Russia aumenta la sua ferocia. L’Italia continuerà a lavorare per una pace giusta, che garantisca la libertà e la sovranità dell’Ucraina”.
Il raid più violento dall’inizio della guerra
Secondo i dati diffusi dalle autorità di Kiev, la Russia ha lanciato oltre ottocento tra droni e missili in una sola notte. Le difese aeree ucraine hanno intercettato la maggior parte delle minacce, ma alcune sono riuscite a superare le barriere, colpendo edifici residenziali e strutture strategiche.
Il palazzo del governo è stato uno degli obiettivi principali. Le autorità hanno parlato di danni ingenti ai piani superiori, ma hanno assicurato che le istituzioni continuano a operare e che la macchina statale non si è fermata.
Tra i quartieri più colpiti ci sono Sviatoshynskyi e Darnytskyi, dove sono stati evacuati numerosi edifici. Molte famiglie hanno trascorso la notte nei rifugi sotterranei.

Le vittime civili e il dramma umanitario
Il ministero dell’Interno ucraino ha confermato la morte di quattro persone, compreso un bambino di un anno. Decine i feriti, alcuni in gravi condizioni. Ospedali sovraffollati e scarsità di medicinali aggravano un quadro già estremamente difficile.
Oltre alle perdite umane, gli attacchi hanno colpito infrastrutture energetiche ed edifici residenziali. Diverse centrali elettriche sono rimaste fuori uso, lasciando intere zone della capitale senza corrente per ore. Questo alimenta i timori che la Russia voglia logorare la popolazione in vista dell’inverno.
Le organizzazioni umanitarie denunciano un aumento degli sfollati interni. Migliaia di famiglie hanno abbandonato le proprie case, cercando riparo in aree ritenute più sicure.
Zelenskyy: “Atto di terrorismo di Stato”
Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha reagito duramente, definendo l’attacco “un atto di terrorismo di Stato” e chiedendo un rafforzamento immediato della difesa aerea. “Abbiamo bisogno di più sistemi moderni, altrimenti non potremo resistere a lungo contro questa ondata di violenza”, ha dichiarato.
Anche la premier Yulia Svyrydenko, presente nel palazzo del governo durante il raid, ha lanciato un appello alla comunità internazionale: “Mosca vuole piegarci con la paura, ma non ci riuscirà. È il momento che il mondo capisca che questa guerra riguarda la sicurezza di tutti”.
Meloni: “Italia avanti per pace giusta”
In Italia la reazione politica è arrivata subito. Giorgia Meloni ha condannato l’attacco con parole nette: “La Russia aumenta la sua ferocia, ma non fermerà il nostro impegno. L’Italia sarà sempre al fianco dell’Ucraina, perché una pace giusta è l’unico obiettivo credibile”.
Il concetto di “pace giusta” è ormai centrale nella linea del governo italiano. Non una resa imposta dalle armi, ma un accordo che garantisca la sovranità ucraina e un equilibrio duraturo in Europa.
Palazzo Chigi lavora a incontri bilaterali e multilaterali per rafforzare la pressione diplomatica e aumentare il sostegno militare e civile a Kiev.

L’Italia tra fermezza e diplomazia
Negli ultimi mesi l’Italia ha cercato di bilanciare fermezza militare e ruolo diplomatico. Ha sostenuto le sanzioni europee e inviato sistemi difensivi, ma allo stesso tempo ha promosso iniziative di dialogo nelle sedi internazionali.
Meloni ha più volte sottolineato che una pace imposta non sarebbe sostenibile. “Non possiamo confondere pace con resa”, ha detto in più occasioni. Con le sue parole, la premier ribadisce che Roma non intende arretrare.
Le reazioni internazionali
L’Unione Europea ha espresso solidarietà immediata a Kiev. La presidente della Commissione ha parlato di “atto barbaro” e ha promesso nuove misure contro Mosca. La NATO ha convocato un vertice straordinario per valutare ulteriori aiuti militari all’Ucraina.
Negli Stati Uniti, il presidente ha condannato l’attacco e annunciato un nuovo pacchetto di aiuti. Tuttavia, il dibattito interno, a ridosso delle elezioni presidenziali, complica la rapidità delle decisioni.
La Cina, invece, ha invitato entrambe le parti alla moderazione senza condannare apertamente Mosca. Una posizione che conferma l’ambiguità della strategia cinese.
Le nuove strategie di Mosca
Gli analisti militari ritengono che la Russia abbia voluto inviare un messaggio forte: nessun luogo è al sicuro, nemmeno il cuore delle istituzioni ucraine. L’attacco massiccio, con centinaia di ordigni, ha l’obiettivo di logorare le difese di Kiev e testarne la resistenza.
La scelta di colpire il palazzo del governo è simbolica e politica. Putin vuole mostrare al mondo che può minacciare la leadership ucraina direttamente. Tuttavia, la capacità difensiva dimostrata da Kiev conferma la resilienza del Paese e la difficoltà di Mosca a ottenere un successo definitivo.
Le prospettive future
L’attacco del sette settembre potrebbe rappresentare un punto di svolta. Se Mosca proseguirà con questa intensità, l’Occidente sarà chiamato a rafforzare ulteriormente il proprio impegno. La NATO valuta nuovi sistemi difensivi e l’UE discute ulteriori pacchetti di sanzioni.
Per l’Italia si aprono settimane decisive. Il governo Meloni dovrà consolidare il ruolo del Paese come ponte tra fermezza militare e diplomazia internazionale.
La dichiarazione della premier sintetizza la posizione italiana: condanna netta della ferocia russa, sostegno all’Ucraina e ricerca di una pace giusta. Una linea che, dopo l’attacco a Kiev, diventa ancora più centrale nel dibattito europeo.
 
					 


