Per le Elezioni Regionali in Campania del 2025 il centrodestra non ha ancora trovato un candidato condiviso, nemmeno tra i suoi nomi più noti. Dopo mesi di ipotesi, fughe in avanti e sondaggi sfavorevoli, spunta ora il profilo accademico di Gianfranco Nicoletti, rettore dell’Università “Luigi Vanvitelli”. Ma scegliere non è semplice, e le resistenze non mancano.
L’incertezza al vertice: perché nessuno “si immola”
La situazione è chiara: il centrodestra è in difficoltà in Campania. I dati dei sondaggi suggeriscono che la vittoria sia possibile, ma tutto è assai improbabile.
In passato, nomi altisonanti erano circolati: il prefetto di Napoli, un industriale, imprenditori locali. Ma nessuno, finora, ha accettato il rischio politico. Il termine “immolare” viene usato dagli stessi ambienti della coalizione per descrivere chi accetterebbe la candidatura in un contesto percepito come sfavorevole.
Questo fenomeno non è nuovo: nelle elezioni regionali come in quelle politiche, quando un territorio è considerato “in bilico” o poco favorevole, i partiti cercano figure che non siano direttamente esposte alle critiche, che non abbiano un passato politico troppo divisivo, e che possano tentare di rimediare la coalizione. In Campania il centrodestra ha sempre dovuto fare i conti con la forte leadership del centrosinistra e con l’immagine consolidata del governatore uscente.

I nomi finora sul tavolo
Diversi profili sono emersi come opzioni. Ecco i principali:
- Michele Di Bari: il prefetto di Napoli. È un nome che gode di una certa stima tra le istituzioni e nei media, apprezzato anche da ambienti non solo di centrodestra. Ma lasciare il ruolo istituzionale per entrare nella competizione politica, specialmente in un territorio grande come Napoli/Campania, comporta rischi, anche reputazionali.
- Costanzo Jannotti Pecci, industriale di rilievo con interessi nel turismo, settore alberghiero, e attività legate alle acque minerali. È visto come extrema ratio: un nome forte ma anche rischioso politicamente, se la sfida apparisse troppo ardua.
- Giosy Romano, coordinatore della ZES Unica del Mezzogiorno, figura con profilo tecnico, ma percepito come poco conosciuto nel grande pubblico, il che può essere un limite elettorale.
- Matteo Lorito, rettore dell’Università Federico II. Già emerso in precedenza: ha un curriculum accademico forte, ma storicamente è associato al sindaco Gaetano Manfredi, che può essere un punto di debolezza in un’alleanza che vuole proporsi come alternativa completa.
- Gianfranco Nicoletti, Rettore dell’Università “Luigi Vanvitelli”, segretario generale della CRUI. È al momento il più accreditato perché è visto come figura che può unire, tecnica ma con una buona reputazione, non strettamente coinvolto nella politica partitica quotidiana.
Nicoletti: il profilo che potrebbe far convergere la coalizione
Gianfranco Nicoletti nasce nel 1964, laureato in Medicina e Chirurgia, è una figura accademica con esperienza e con riconoscimento istituzionale. Il suo mandato da Rettore dell’Università Vanvitelli scade nel prossimo anno, il che lo rende in teoria disponibile a considerare una candidatura che richiede una dedizione politica consistente.
Inoltre, ha ruoli recenti che testimoniano la sua vicinanza alle istituzioni: è stato nominato dal ministro della Salute componente del Consiglio Superiore di Sanità; partecipa al consiglio di indirizzo della Fondazione del Teatro di San Carlo. Tutto ciò rafforza l’idea che possa essere percepito come una figura credibile e connessa con l’apparato amministrativo e scientifico della regione.
Le difficoltà che frena la scelta
Nonostante le ampie discussioni, vari fattori frenano la decisione:
- Il rischio politico
Candidarsi ora significa accettare la possibilità di una sconfitta pesante. Il centrodestra teme che il nome prescelto subisca una sconfitta simile a quelle recenti, compromettendo il capitale politico del partito. - La notorietà
Alcuni profili non sono conosciuti a sufficienza da tutto l’elettorato campano, specialmente nelle aree rurali e periferiche. Questo può tradursi in difficoltà di mobilitazione. - Condizionamenti interni
Le dinamiche tra Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia richiedono che il candidato sia accettabile per tutti. Nicoletti, pur con esperienza, deve riuscire a guadagnarsi fiducia presso tutte le anime della coalizione. - La percezione del partito
Se il candidato viene visto come “essere mandato allo sbaraglio”, o come un sacrificabile, la presentazione può diventare un boomerang mediatico.

Il contesto competitivo: il panorama elettorale in Campania
Campania è storicamente una regione difficile per il centrodestra: densità demografica, forti disuguaglianze territoriali, la presenza storica del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle. L’economia regionale, la sanità, la criminalità, le infrastrutture sono temi sensibili su cui il governo uscente (o chi governa) ha responsabilità percepite direttamente dagli elettori.
Inoltre, il “campo progressista” con Roberto Fico ha già avviato una campagna forte, e il vantaggio nei sondaggi è evidente. Questo rende la posta in gioco altissima per il centrodestra: meno margine di errore, maggiore necessità di un profilo che colmi il gap mediatico.
Strategie possibili per il centrodestra
- Puntare su un profilo civico che abbia competenza, reputazione, ma che sia anche capace di fare campagna politica autonoma. Nicoletti può rientrare in questo schema.
- Investire su comunicazione territoriale: lavorare nei quartieri, periferie, aree interne, dove la presenza del partito è più debole.
- Far leva sui temi forti per il Sud: sanità, trasporti, opportunità economiche, sicurezza.
- Evitare divisioni interne pubbliche: che la scelta del candidato sia condivisa, o almeno non apertamente contestata, per non dar motivo all’opposizione di farne tema centrale.
La candidatura in Campania è al momento un rebus per il centrodestra. Il nome di Nicoletti appare tra i più credibili, ma non è detto che basti. La scelta che verrà fatta nelle prossime settimane avrà effetti non solo sull’esito elettorale nella regione, ma sulla percezione nazionale della forza politica della coalizione.
Se il centrodestra riuscirà a presentare un candidato forte, riconoscibile, credibile, potrebbe limitare le perdite; se invece la scelta tarderà o la nominativa sarà debole, il distacco dal progressismo e dal campo avversario rischia di diventare troppo grande da colmare.