📍 Luogo: Roma
Con 106 voti favorevoli, 61 contrari e 11 astensioni, il Senato ha approvato in seconda lettura il disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti, uno dei punti chiave della riforma della giustizia fortemente voluta dal governo. Il provvedimento torna ora alla Camera dei deputati per la terza lettura, dopo il primo sì già incassato il 16 gennaio 2025, e successivamente approderà di nuovo al Senato per il quarto e definitivo passaggio. Infine, come auspicato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, sarà probabilmente sottoposto a referendum confermativo.
Nordio: “Ci credo dal 1995, ora la parola agli italiani”
Presente in aula durante la votazione, il ministro Carlo Nordio ha espresso piena soddisfazione per l’approvazione della riforma in seconda lettura. “La seconda lettura dovrebbe essere rapida, poi andremo al referendum, che io auspico, perché una materia così delicata va sottoposta al giudizio degli italiani”, ha dichiarato il Guardasigilli. “Questa è una mia vittoria? Ho realizzato una mia aspirazione, dal 1995, quando scrissi il mio primo libro sulla giustizia da magistrato. Ci credevo fermamente”.
La separazione delle carriere è un punto cardine del progetto di riforma promosso dal governo Meloni, con l’obiettivo dichiarato di rendere il sistema giudiziario più imparziale e trasparente, distinguendo in modo netto il ruolo di chi accusa da quello di chi giudica.
Meloni: “Un impegno mantenuto per una giustizia più trasparente”
La premier Giorgia Meloni, tramite un post pubblicato sui social, ha accolto con favore l’approvazione del Senato. “L’approvazione in seconda lettura al Senato della riforma costituzionale della giustizia segna un passo importante verso un impegno che avevamo preso con gli italiani e che stiamo portando avanti con decisione”, ha scritto la presidente del Consiglio.
“Il percorso non è ancora concluso, ma oggi confermiamo la nostra determinazione nel dare all’Italia un sistema giudiziario sempre più efficiente, equo e trasparente”, ha aggiunto Meloni.
Proteste accese dall’opposizione: “Non nel loro nome”
Non sono mancate però proteste accese da parte dell’opposizione. I senatori del Partito Democratico hanno esposto in aula il frontespizio della Costituzione capovolto, simbolo del loro dissenso, proprio al momento della votazione. Ancora più eclatante la manifestazione dei parlamentari del Movimento 5 Stelle, che hanno sollevato cartelli con le immagini di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, accompagnate dalla scritta “Non nel loro nome”.
Secondo i rappresentanti del M5S, il centrodestra avrebbe “tirato in ballo in maniera impropria e offensiva” i nomi dei due magistrati simbolo della lotta alla mafia per giustificare la riforma. “Il nostro obiettivo – hanno spiegato – è dire alla maggioranza che non può appropriarsi della memoria di Falcone e Borsellino per legittimare una legge che non condividiamo”.
Tra i cartelli esposti, anche immagini di Licio Gelli e Silvio Berlusconi, con la scritta “Nel loro nome”, in aperta polemica con la narrativa proposta dal governo.
Il cammino verso il referendum: i prossimi passaggi
Con il secondo via libera parlamentare, il disegno di legge costituzionale si avvicina al traguardo. Dopo la terza lettura alla Camera e la quarta al Senato, se non raggiungerà i due terzi dei voti in entrambe le Camere, sarà necessaria la consultazione popolare. Il ministro Nordio ha già dichiarato di voler sottoporre la riforma a referendum, ritenendola troppo delicata per non coinvolgere direttamente i cittadini.
L’approvazione della separazione delle carriere nella magistratura rappresenta un passaggio storico per l’assetto della giustizia italiana, ma resta al centro di un acceso dibattito politico e istituzionale, destinato a proseguire nei prossimi mesi.