📍 Luogo: Roma
«Credo di non rivelare nessun segreto se dico che un lunghissimo e caloroso applauso ha seguito quell’“accetto” che lo rendeva il 267° Papa della Chiesa cattolica». Con queste parole cariche di emozione il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, ha condiviso le sue prime riflessioni dopo l’elezione di Papa Leone XIV, il cardinale Robert Francis Prevost. In una lettera pubblicata sul Giornale di Vicenza, Parolin ha ripercorso i momenti intensi vissuti all’interno del Conclave, soffermandosi su un dettaglio che più di ogni altro lo ha colpito: la serenità del volto del nuovo Pontefice.
Il ricordo di un primo incontro in Perù
Parolin ha raccontato di aver conosciuto il cardinale Prevost diversi anni fa, in occasione di una delicata vicenda che coinvolgeva la Chiesa in Perù. «Già allora – scrive – ho visto in lui equilibrio, pacatezza, amore per le persone e attenzione ai dettagli». Tratti che, secondo il Segretario di Stato, sono emersi con ancora più evidenza negli ultimi due anni, quando Prevost ha assunto l’incarico di prefetto del Dicastero per i Vescovi.
Il Papa della pace “disarmata e disarmante”
Il neoeletto Papa Leone XIV ha fin dalle sue prime parole dalla Loggia Vaticana posto l’accento sul valore della pace, definendola «disarmata e disarmante». Un’espressione che secondo Parolin testimonia pienamente la visione del nuovo Pontefice, consapevole delle sfide che attendono la Chiesa nel mondo contemporaneo.
«Papa Leone XIV – ha aggiunto – ha ben presente i problemi del mondo, e saprà affrontarli con la forza che viene dalla grazia del Signore, dall’esperienza religiosa e dal pensiero di sant’Agostino, che ha citato nel suo primo discorso».
Un’eredità spirituale e un cammino da condividere
Parolin ha concluso il suo messaggio con un ringraziamento al predecessore, Papa Francesco, ricordando con gratitudine gli anni vissuti al suo fianco, ma ha rivolto tutta la sua preghiera e vicinanza al nuovo Pontefice: «Siamo certi che saprà essere guida e pastore. Noi gli siamo vicini con il nostro affetto, la nostra obbedienza e la nostra preghiera».