📍 Luogo: Napoli
Una giornata di lavoro si è trasformata in una tragedia irreparabile per Vincenzo del Grosso, Ciro Pierro e Luigi Romano, i tre operai morti nella mattinata del 24 luglio a Napoli, nel quartiere collinare dell’Arenella. I tre stavano effettuando lavori di rifacimento del tetto di un edificio di sette piani quando, poco dopo le 9:20, il cestello del montacarichi su cui si trovavano si è ribaltato. La caduta, da circa venti metri d’altezza, non ha lasciato loro scampo.
Chi erano Vincenzo del Grosso, Ciro Pierro e Luigi Romano
Le vittime avevano tra i 54 e i 67 anni. Vincenzo del Grosso, 54 anni, era di Napoli; Ciro Pierro, 62 anni, viveva a Calvizzano; Luigi Romano, 67 anni, ad Arzano. Erano colleghi e amici, uniti da una routine consolidata: il caffè al bar vicino al cantiere prima di cominciare la giornata. Due di loro, quella mattina, si erano incontrati come sempre. Pochi minuti dopo, il dramma.
Un commerciante della zona ha raccontato di aver sentito un “tonfo” seguito da urla disperate. I tre operai sono precipitati in una chiostrina interna dell’edificio. I soccorsi sono stati chiamati immediatamente, ma i sanitari non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.
La dinamica dell’incidente sul lavoro
Secondo le prime ricostruzioni, il cedimento è avvenuto nell’ultimo tratto della struttura in ferro su cui si arrampicava la cabina-cestello. La piattaforma si è inclinata e ha provocato la caduta dei tre operai, che stavano trasportando anche un rotolo di bitume. La Procura di Napoli ha aperto un fascicolo sull’accaduto. Sul posto sono intervenuti i pm Antonio Ricci e Stella Castaldo, che si occupano delle indagini sui reati in ambito lavorativo.
Gli inquirenti stanno accertando se la struttura fosse idonea a sopportare il carico e se le norme di sicurezza fossero state rispettate.
L’indignazione di sindacati e istituzioni: “Non chiamatele più morti bianche”
La tragedia ha suscitato una profonda indignazione. Don Mimmo Battaglia, cardinale di Napoli, ha dichiarato: “È inaccettabile uscire per lavorare e non fare ritorno. Il lavoro non può diventare un rischio mortale. Basta chiamarle morti bianche: sporcano le nostre coscienze”.
Anche i sindacati hanno espresso la loro rabbia. Gennaro Di Caprio (Filca Cisl) ha affermato: “I lavoratori devono poter rientrare vivi dai cantieri. Ora basta”. Giuseppe Mele (Fillea Cgil) ha chiesto “più controlli e maggiore sicurezza”, mentre Giovanni Sgambati (Uil Campania) ha puntato il dito contro “l’infame ingordigia del profitto a discapito della sicurezza”.
Il dolore del sindaco di Napoli: “Un giorno tragico per la città”
Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha parlato di “giorno di dolore” e ha ribadito la necessità di agire: “Non possiamo rassegnarci. Dobbiamo fermare le morti sul lavoro. Servono più sicurezza, più controlli e più formazione. Come istituzioni faremo tutto ciò che è necessario”.
Un’altra vittima sul lavoro a Brescia
Nella stessa giornata, un’altra tragedia si è consumata a Bagnolo Mella, in provincia di Brescia. Un uomo di 69 anni è morto travolto da un muletto durante una consegna in un’abitazione privata. L’incidente è avvenuto all’interno di un cantiere: secondo le prime ricostruzioni, il mezzo era su un camion e doveva essere usato per scaricare un carico di legna. Le indagini sono in corso per chiarire l’esatta dinamica.
Una strage silenziosa che continua: serve un cambio di rotta
Queste ennesime vittime si aggiungono a una lunga lista che racconta una vera e propria emergenza nazionale. Ogni giorno, lavoratori perdono la vita nei cantieri, nelle fabbriche, nei campi. Le parole non bastano più. È tempo di passare ai fatti, di investire seriamente nella sicurezza sul lavoro, con formazione obbligatoria, ispezioni più frequenti e sanzioni severe per chi non rispetta le norme.