Rosa Bua morta a Palermo

Rosa Bua muore in ospedale, ma la famiglia lo scopre dopo 13 ore: trovata in un sacco nero in camera mortuaria

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Written by Irene Vitturri

1 Settembre 2025

📍 Luogo: Palermo

Un caso che ha dell’incredibile quello accaduto all’ospedale Civico di Palermo, dove Rosa Bua, 62 anni, è morta nella notte ma la famiglia è stata avvisata solo 13 ore dopo. A fare la drammatica scoperta è stato il cugino Giusto Santoro, che, non ricevendo notizie, ha iniziato a cercarla di persona, per poi trovarla in un sacco nero in camera mortuaria, senza alcun preavviso da parte del personale sanitario.

Il caso ha scatenato forte indignazione e domande sull’organizzazione dell’ospedale, mentre la struttura sanitaria si difende parlando di chiamate senza risposta e dell’intervento dei carabinieri.

Il malore, il ricovero e la scomparsa

Rosa Bua era affetta da diverse patologie e stava seguendo cure tra Padova e Palermo. Venerdì sera si è sentita male e il cugino ha chiamato il 118. Dopo il trasporto al pronto soccorso del Civico, è stata ricoverata e successivamente trasferita nel reparto di terapia intensiva.

Il cugino, dopo aver parlato con un medico, era stato invitato a tornare il giorno dopo alle ore 13. Tuttavia, una volta in ospedale, nessuno sapeva darle notizie. «Non risultava ricoverata – ha raccontato – ho fatto il giro dei reparti ma niente, nessuno sapeva dove fosse Rosa».

Il corpo in un sacco nero e la telefonata dei carabinieri

Dopo ore di ricerche, Giusto ha scoperto casualmente – con l’aiuto di una persona non meglio identificata – che Rosa era morta, e che il suo corpo si trovava in un sacco nero con la targhetta, già nella camera mortuaria dell’ospedale. Un momento devastante, aggravato dalla mancanza totale di comunicazione. Solo in quel preciso istante è arrivata la telefonata dei carabinieri, che lo informavano formalmente del decesso avvenuto ore prima.

La replica dell’ospedale Civico: “Abbiamo chiamato più volte”

L’ospedale Civico ha replicato alle accuse spiegando che «il medico di guardia della terapia intensiva, durante la serata, ha tentato ripetutamente di contattare i familiari, utilizzando il numero lasciato dal parente». Non essendo riusciti a contattarli, informato anche il comando dei carabinieri, che si è recato all’indirizzo indicato in cartella clinica, senza riuscire a trovare nessuno.

I militari si sono poi recati di nuovo in ospedale, e da lì è partita la telefonata che ha raggiunto Giusto Santoro, quando però il peggio era già accaduto e il corpo di Rosa si trovava da ore nella camera mortuaria.

Una vicenda che solleva domande

Il caso di Rosa Bua solleva interrogativi gravi sulla gestione delle comunicazioni tra ospedale e familiari, in particolare in momenti critici come un decesso. Che ci siano state incomprensioni o numeri errati, resta il fatto che la famiglia ha scoperto la morte della congiunta in modo scioccante, e senza la dignità di un avviso immediato.

Il dolore si aggiunge alla rabbia per un’assenza di informazioni che ha segnato profondamente l’esperienza di chi voleva solo prendersi cura di un proprio caro.

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