Il centrodestra è al lavoro per definire i candidati nelle Regioni che andranno al voto per le Elezioni Regionali 2025. Alcune caselle nel totonomi rimangono vuote, mentre altrove le sfide sono già definite. Tra strategie civiche, divisioni interne, scadenze istituzionali da rispettare, e accordi che cambiano all’ultimo momento, la corsa è in pieno svolgimento.
Il quadro attuale: regioni incerte e regioni già in campo
Tre regioni fondamentali – Puglia, Campania e Veneto – non hanno ancora un candidato univoco da parte del centrodestra. La data per queste regionali non è ancora definita, ma non si potrà oltrepassare il termine ultimo del 23 novembre.
In altre Regioni invece le coalizioni sono più avanti:
- In Valle d’Aosta si voterà il 28 settembre. Qui il centrodestra si presenta unito; anche se, va precisato, la sfida riguarda solo i consiglieri regionali, dato che il presidente sarà scelto dopo dal nuovo consiglio.
- Nelle Marche si vota il 28-29 settembre. Francesco Acquaroli (FdI) punta alla riconferma, sostenuto da Lega, Forza Italia, liste civiche e altri alleati. Il centrosinistra schiera Matteo Ricci (Pd) con un’ampia coalizione.
- La Calabria è chiamata al voto il 5-6 ottobre, con il governatore uscente Roberto Occhiuto (Forza Italia) in corsa per la conferma.
- In Toscana, il voto è fissato per il 12-13 ottobre. Il centrosinistra punta su Eugenio Giani per la riconferma; il centrodestra ha scelto Alessandro Tomasi (FdI).

Il vertice del centrodestra: accordi di massima e nodi da sciogliere
I leader nazionali del centrodestra – Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani, Maurizio Lupi – si sono incontrati a Palazzo Chigi per fare il punto sulla situazione.
Sono emersi alcuni schemi di spartizione territoriale:
- Il Veneto verrebbe assegnato alla Lega.
- La Campania a Fratelli d’Italia.
- La Puglia probabilmente a Forza Italia.
Ma restano in campo le ipotesi “civiche”, specialmente in Puglia e Campania, dove il centrodestra valuta di presentare candidati che non siano esponenti esclusivi dei partiti.
Le regioni clou: candidature in bilico
- Veneto: la Lega vuole un suo candidato, ma Fratelli d’Italia non intende restare fuori dal gioco. Alcune opzioni sono Alberto Stefani (Lega), oppure candidati Fdi come Luca De Carlo o Raffaele Speranzon.
- Campania: il centrodestra starebbe pensando a un civico. Tra i nomi fatti: Giosy Romano (commissario della ZES), Matteo Lorito (rettore dell’Università Federico II), oltre a nomi di partito come Edmondo Cirielli (FdI) e Mara Carfagna (Noi Moderati). Il campo largo di centrosinistra ha già ufficializzato Roberto Fico come candidato.
- Puglia: dopo lunghe trattative, il centrosinistra ha deciso per Decaro (ex sindaco di Bari, eurodeputato Pd) come candidato. Per il centrodestra, i nomi in lizza sono Marcello Gemmato (vicino a Meloni), Francesco Paolo Sisto (Fi) e Mauro D’Attis (Fi).

Le date: vincoli istituzionali e margini di manovra
Le date per le votazioni regionali sono un elemento centrale di questa fase. Alcune regioni hanno già fissato giorno e mese, altre rimangono in sospeso. Per quelle senza data certa (Puglia, Campania, Veneto), il termine massimo è il 23 novembre.
Questo vincolo pone un orizzonte angusto per le decisioni: serve coesione, scelta rapida, campagna elettorale coordinata. Ritardi nelle candidature o nelle alleanze rischiano di compromettere la forza del centrodestra dove l’incertezza permane.
Il contesto storico-politico delle candidature regionali del centrodestra
Per capire la posta in gioco nel 2025, è utile guardare agli andamenti passati:
- Negli ultimi cicli elettorali regionali il centrodestra ha usato spesso la strategia del candidato civico nelle regioni più difficili: persone non strettamente legate ai partiti, capaci di aggregare consensi trasversali.
- Le divisioni tra i partiti della coalizione nascono spesso su scelte di candidati che aspirano a ruoli di rilievo: la Lega punta a mantenere primati nelle sue roccaforti, Fdi vuole espandersi e prendere posizioni “di forza”, Forza Italia cerca di ritagliarsi ruolo nelle aree dove ancora conserva un consenso stabile.
- Le scadenze elettorali regionali sono diventate sempre più importanti per scalare gerarchicamente nel partito o per guadagnare visibilità nazionale. Un governatore vincente può pesare molto nei rapporti interni alla coalizione.
- Anche in passato, la discussione sui “civici” ha suscitato tensioni: alcuni vedono la scelta civica come apertura, altri come rischio di perdita di identità di partito.
Possibili scenari e rischi per il centrodestra
- Se il centrodestra non dovesse chiudere presto i candidati, rischia di essere percepito come disorganizzato, dando vantaggio al centrosinistra, specie nelle Regioni dove il margine è più stretto.
- Le candidature civiche possono valere come leva: se ben costruite, allargano il consenso; se mal gestite, possono spaccare la coalizione interna o creare conflitti tra liste.
- Le strategie che funzioneranno saranno quelle in cui c’è un candidato forte, radicato localmente, in grado di parlare sia al partito sia agli elettori indipendenti.
- La spartizione delle Regioni come Veneto, Campania e Puglia può generare malcontento interno se qualcuno ritiene di aver perso terreno nella trattativa.
Le Elezioni Regionali 2025 si presentano come un banco di prova per il centrodestra: un test di unità, strategia e rapidità decisionale. Dove le regole istituzionali impongono scadenze, le ambiguità e le mancate decisioni rischiano di costare caro.
Il centrodestra ha davanti pochi mesi per definire candidature, coalizioni e campagne: le mosse che farà ora influenzeranno non solo le regionali, ma anche la percezione della sua forza nel panorama politico nazionale.