Vincenzo Schettini, il professore noto per il suo canale “La fisica che ci piace”, ha deciso di trasformare il dolore in parola, pubblicando un libro autobiografico che raccoglie gli insulti ricevuti negli ultimi due anni attraverso i social. “La vita che ci piace” (titolo che gioca sul nome del suo progetto di divulgazione) non è solo una memoria personale, ma una denuncia aperta di cyberbullismo e odio digitale. Questa vicenda solleva interrogativi importanti sul rapporto tra insegnamento, rete, identità pubblica e fragilità.
Chi è Vincenzo Schettini
Vincenzo Schettini è un docente pugliese diventato celebre grazie ai suoi contenuti divulgativi. Laureato in fisica (o comunque con forte formazione scientifica), è noto al grande pubblico per “La fisica che ci piace”, un format che unisce scienza e linguaggio accessibile, voltato a studenti e non solo.
Schettini ha anche un profilo personale chiaro: nel marzo 2025 ha fatto coming out in un video sui social, affermando che in passato si era sentito “sbagliato” e che desiderava aiutare altri ad accettarsi.
Le sue attività non si limitano alla fisica pura: è autore di spettacoli, lezioni-show, utilizza il palco, la musica e il web per far dialogare scienza, emozioni e linguaggio giovanile.

Il libro “La vita che ci piace” e cosa contiene
Schettini ha scelto di chiamare il suo nuovo lavoro “La vita che ci piace” come eco del progetto che lo rese noto, ma con un focus autobiografico. Nel libro, oltre al suo percorso professionale e personale, compaiono stralci di messaggi violenti, offese, commenti offensivi raccolti dai social.
Alcuni esempi: “Sei inutile personaggio”, “Vatti a nascondere”, “Quello che scrivi fa cae”, “Sei ridicolo, quei capelli…”, “Professore del co”.
Schettini non nasconde la sua fragilità: pur essendo percepito pubblico come energico, forte, ammette che questi insulti lo colpiscono profondamente. Sono attacchi anonimi, spesso nascosti dietro schermi, ma che pesano sulla persona.
Cyberbullismo, social e la figura del docente pubblico
L’esperienza di Schettini mette a fuoco una delle sfide più urgenti del mondo digitale: la facilità con cui utenti – anche sconosciuti – sparano messaggi di odio, gratis. Quando chi riceve è un insegnante che usa i social per fare divulgazione, per avvicinare studenti alla fisica, l’impatto non è solo emotivo, ma anche professionale.
La figura del “prof influencer” è relativamente nuova: chi insegna e al tempo stesso produce contenuti online diventa un personaggio pubblico, con luci e ombre. La visibilità porta opportunità ma anche attacchi, qualche volta gratuiti, spesso feroci.

Il titolo come scelta simbolica
Il titolo “La vita che ci piace” riflette un contrasto: vita che piace, vita che fa bene, ma anche vita che deve resistere al dolore. Schettini lo spiega collegando concetti della fisica come energia, vuoto, pressione, magnetismo, inerzia ed equilibrio. Per lui, queste non sono solo grandezze scientifiche, ma metafore della sua esistenza. L’equilibrio, per esempio, non è statico, ma frutto di forze contrapposte. La pressione, i momenti di vuoto, l’inerzia – tutti elementi che si manifestano anche nella vita di chi è esposto al giudizio digitale.
Impatto umano: “Sono molto fragile”
Una delle dichiarazioni più significative: Schettini dice “Mi vedete forte… energico… ma sono fragile. Questi commenti mi fanno molto male”.
Parla non solo come docente, ma come persona: chi è oggetto di insulti sa che dietro ogni profilo c’è un essere umano. E che l’anonimato non cancella la realtà del dolore.

Retroscena e contesto sociale più ampio
- Il fenomeno degli insulti online contro figure educative non è isolato: altri insegnanti-influencer subiscono offese riguardo aspetto fisico, identità personale, scelte stilistiche o modalità comunicative.
- La scuola, la fisica, la divulgazione: settori che tradizionalmente si pensava più “protetti” dal giudizio popolare, oggi invece sono massicciamente esposti, rendendo la vita digitale parte integrante della vita reale.
- L’autorevolezza di Schettini come insegnante diventa doppia responsabilità: insegnare contenuti scientifici, ma anche insegnare al suo pubblico che le parole contano.
Scenari futuri: cosa può cambiare (o migliorare)
- Sensibilizzazione al linguaggio online: Schettini con il libro può stimolare dibattiti nelle scuole, tra i giovani, su cosa significhi comunicare con rispetto.
- Supporto istituzionale: possibili linee guida ministeriali, interventi formativi per docenti-influencer, regolamentazioni contro il cyberbullismo.
- Reazioni legali: se alcuni insulti sono gravi, anonimi etc., potrebbero esserci denunce; Schettini potrebbe chiedere vie legali per proteggere sé stesso e il suo lavoro.
- Resilienza personale ed evoluzione artistica: il libro è un passaggio, ma potrebbe diventare anche uno spettacolo, una serie di incontri dal vivo, una forma di comunicazione che unisce divulgazione scientifica e testimonianza empatica.
Vincenzo Schettini non ha scelto di silenziare il dolore, ma di nominarlo, fissarlo nella parola scritta, restituirgli dignità. Il suo libro è atto di coraggio: non solo perché racconta la paura e la sofferenza, ma perché trasforma queste esperienze in una lezione di vita. Nel mondo digitale dove l’odio è dietro l’angolo, la sua voce diventa promemoria che dietro ogni insulto c’è una persona, e che la vulnerabilità non è debolezza, ma parte dell’essere umano.