📍 Luogo: Milano
L’11 settembre 2025 è stato aperto a Milano il testamento di Giorgio Armani, il re della moda italiana scomparso all’età di 90 anni. Il documento, scritto di suo pugno in due versioni differenti e custodito dal notaio Elena Terrenghi, ha rivelato nel dettaglio la divisione di un patrimonio stimato tra gli 11 e i 13 miliardi di euro.
L’eredità Giorgio Armani non riguarda solo beni immobili e quote societarie, ma anche il futuro della sua Maison, un’icona del lusso mondiale. La parte centrale del testamento è dedicata alla Giorgio Armani Spa, affidata alla Fondazione Giorgio Armani per garantirne la continuità e i valori che lo stilista ha incarnato in decenni di carriera.
L’azienda alla Fondazione Giorgio Armani
Il cuore dell’eredità Giorgio Armani è rappresentato dalla cessione alla Fondazione Giorgio Armani dell’intera proprietà della Giorgio Armani Spa. Lo stilista ha lasciato il 9,9% delle azioni in piena proprietà e il 90% in nuda proprietà, con usufrutto assegnato al compagno Pantaleo Dell’Orco, ai tre nipoti e alla sorella Rosanna Armani.
Con questa scelta, Armani ha garantito che la guida strategica dell’azienda resti saldamente ancorata alla Fondazione, impedendo che logiche puramente speculative possano snaturare l’identità della Maison. Il ruolo centrale della Fondazione era già stato definito in vita, attraverso uno statuto blindato che prevede sei diverse categorie di azioni.
I diritti di voto: il ruolo di Pantaleo Dell’Orco
Nell’eredità Giorgio Armani un posto speciale è riservato a Pantaleo Dell’Orco, compagno di vita e braccio destro dello stilista. A lui spetta il 40% dei diritti di voto nella Giorgio Armani Spa, un riconoscimento del legame personale e professionale costruito in oltre cinquant’anni accanto al fondatore.
Il 30% dei diritti di voto è destinato alla Fondazione, mentre il 15% ciascuno andrà ai nipoti Silvana Armani e Andrea Camerana. Le azioni senza diritto di voto, invece, sono state assegnate a Roberta Armani e Rosanna Armani. Questa distribuzione mira a bilanciare la componente familiare con quella istituzionale, evitando conflitti interni e assicurando stabilità.
I due testamenti scritti di suo pugno
Un aspetto singolare dell’eredità Giorgio Armani è che lo stilista ha redatto due testamenti, entrambi di suo pugno. Martedì 9 settembre, il notaio Elena Terrenghi ha proceduto all’apertura e alla pubblicazione dei documenti, che hanno avviato ufficialmente l’iter successorio.
La scelta di scrivere personalmente i testamenti riflette la volontà di Armani di avere un controllo diretto e preciso sulla sua eredità, senza lasciare spazio a interpretazioni o controversie legali. Non avendo figli né coniuge, Armani ha potuto disporre liberamente del proprio patrimonio.
Come cambia la governance del Gruppo Armani
Con l’eredità Giorgio Armani, il consiglio di amministrazione della società vede confermata la presenza di tutti i principali eredi. Pantaleo Dell’Orco è indicato come coordinatore del comitato ristretto che guiderà la transizione, mentre Andrea Camerana e le cugine Armani rappresentano la componente familiare.
Accanto a loro siedono manager di rilievo internazionale, come Federico Marchetti, fondatore di Yoox, e Irving Bellotti di Rothschild. Questo mix di famiglia, manager e fondazione assicura che la Maison mantenga indipendenza e continuità, pur aprendosi a strategie di crescita internazionale.
Le quote in EssilorLuxottica
L’eredità Giorgio Armani comprende anche una partecipazione del 2% in EssilorLuxottica, del valore di circa 2,5 miliardi di euro. Secondo il testamento, il 40% di queste quote spetta a Pantaleo Dell’Orco, mentre il restante 60% va ai familiari.
In aggiunta, Armani ha donato 100mila azioni a Michele Morselli e 7.500 azioni ciascuno a Daniele Balestrazzi, Giuseppe Marsocci, Laura Tadini e Luca Pastorelli, figure a lui vicine sul piano professionale.
Le ville e le proprietà immobiliari
Nell’eredità Giorgio Armani non potevano mancare le prestigiose proprietà immobiliari sparse nel mondo. La società L’Immobiliare Srl, che gestisce le residenze di Saint Tropez, Antigua, Broni e Pantelleria, è stata divisa tra la sorella Rosanna e i nipoti Andrea Camerana e Silvana Armani (75% in piena proprietà e 25% in nuda proprietà).
L’usufrutto resta invece a Pantaleo Dell’Orco, che potrà godere di queste dimore fino alla fine dei suoi giorni.
Un capitolo a parte riguarda il palazzo di via Borgonuovo a Milano, storica residenza di Armani. Qui lo stilista ha disposto che Dell’Orco abbia l’usufrutto a vita e che arredi e ornamenti restino al loro posto, tranne un quadro di Matisse e una foto di Rayman, per conservare intatta l’atmosfera della casa.
Le clausole imposte da Armani
Nell’eredità Giorgio Armani, lo stilista ha inserito anche precise clausole vincolanti per i suoi eredi. Entro 18 mesi, dovrà essere venduto il 15% delle quote aziendali, con priorità a gruppi come Lvmh, EssilorLuxottica o L’Oréal.
Successivamente, dal terzo al quinto anno dalla successione, Armani ha imposto la vendita di un’ulteriore quota compresa tra il 30% e il 54,9% della Giorgio Armani Spa allo stesso acquirente, oppure in alternativa la quotazione in Borsa entro otto anni. In ogni caso, la Fondazione dovrà mantenere almeno il 30,1% delle quote, garantendo così il controllo morale e strategico.
I principi guida per il futuro della Maison
Uno degli aspetti più significativi dell’eredità Giorgio Armani riguarda le direttive lasciate alla Fondazione per guidare l’azienda. Lo stilista ha indicato come principi fondanti:
- la gestione etica e corretta delle attività;
- lo stile essenziale, moderno ed elegante;
- l’attenzione all’innovazione e alla qualità;
- la valorizzazione della ricercatezza di prodotto.
Questi valori, scritti nero su bianco, rappresentano il testamento morale di Armani e la sua eredità più preziosa per il futuro del brand.
Un patrimonio senza eredi legittimi
Il caso dell’eredità Giorgio Armani è particolare perché lo stilista non aveva figli né coniuge. In assenza di eredi legittimi necessari, ha potuto decidere liberamente la destinazione del proprio patrimonio, senza vincoli giuridici.
Questa libertà gli ha consentito di rafforzare il ruolo della Fondazione e al tempo stesso di proteggere i suoi affetti più cari, dividendo con equilibrio tra il compagno, la sorella e i nipoti.
Eredità Giorgio Armani e il futuro del Made in Italy
Le disposizioni contenute nel testamento hanno un impatto non solo sulla famiglia, ma sull’intero settore del lusso e della moda italiana. L’eredità Giorgio Armani rappresenta infatti un banco di prova per la tenuta del Made in Italy nel mondo.
Assicurare la continuità della Maison significa difendere un marchio che è diventato simbolo dell’eleganza italiana, con uno stile inconfondibile e un’impronta che ha influenzato generazioni di designer.
Il futuro del gruppo Armani sarà quindi anche un test sulla capacità dell’Italia di mantenere indipendenti le proprie eccellenze in un mercato globale dominato dai grandi conglomerati del lusso.