Competitività UE 2025 Mario Draghi presenta il rapporto sulla competitività UE 2025 a Bruxelles

Competitività UE 2025, il rapporto di Mario Draghi: sfide e proposte per il futuro dell’Europa

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Written by Redazione

16 Settembre 2025

📍 Luogo: Bruxelles

Bruxelles, 16 settembre 2025 – La presentazione del rapporto sulla competitività UE 2025 a cura di Mario Draghi segna un passaggio decisivo nel dibattito sul futuro economico e politico dell’Unione Europea. L’ex presidente della Banca Centrale Europea e già premier italiano ha consegnato a Bruxelles un documento di oltre 300 pagine che analizza lo stato della competitività europea e indica le linee guida per recuperare terreno rispetto a Stati Uniti e Cina.

Il rapporto evidenzia con chiarezza le debolezze strutturali dell’Unione: bassa produttività, frammentazione del mercato interno, carenza di investimenti tecnologici e ritardi nelle infrastrutture energetiche. Allo stesso tempo, propone un’agenda ambiziosa fatta di riforme istituzionali, investimenti comuni e nuove regole per accelerare l’integrazione.

Competitività UE 2025: un rapporto atteso da anni

Il documento curato da Draghi arriva in un momento delicato. L’Unione Europea si trova stretta tra due pressioni: da un lato la necessità di mantenere un alto livello di welfare e sostenibilità ambientale, dall’altro la sfida globale con economie più dinamiche e aggressive come quella americana e cinese.

L’analisi si concentra su tre pilastri fondamentali:

  • innovazione tecnologica e digitale;
  • autonomia energetica e transizione verde;
  • integrazione dei mercati interni, soprattutto in ambito finanziario e industriale.

Secondo Draghi, senza un’accelerazione immediata l’Europa rischia di restare schiacciata e di perdere peso politico oltre che economico.

L’Europa tra Stati Uniti e Cina

Uno dei punti centrali del rapporto riguarda il confronto con le grandi potenze mondiali. Negli Stati Uniti la crescita della produttività è trainata da investimenti massicci in digitale e intelligenza artificiale, mentre la Cina ha già consolidato la sua leadership in settori come le batterie e l’energia rinnovabile.

L’Unione Europea, invece, paga la frammentazione: ogni Stato membro ha politiche diverse, sistemi fiscali non armonizzati e regole che rallentano l’innovazione. Draghi insiste sul concetto che la sfida non è nazionale, ma continentale: “Nessun Paese europeo, da solo, ha la scala necessaria per competere con Stati Uniti e Cina”.

Le proposte del rapporto Draghi

Il rapporto propone un’agenda articolata che tocca vari ambiti:

  1. Mercato unico più integrato: eliminare le barriere residue, soprattutto nei servizi digitali e finanziari.
  2. Fondo europeo per la competitività: uno strumento comune, finanziato da debito europeo, per investire in tecnologie strategiche.
  3. Riforma delle regole fiscali: maggiore flessibilità sugli investimenti produttivi, vincoli più stringenti sulla spesa corrente.
  4. Politica industriale comune: coordinamento su semiconduttori, intelligenza artificiale, biotecnologie, difesa.
  5. Transizione verde accelerata: infrastrutture energetiche condivise, ricerca comune sull’idrogeno, rafforzamento delle reti elettriche europee.
dazi USA UE

Competitività UE 2025: il nodo degli investimenti

Uno degli aspetti più critici riguarda gli investimenti. Secondo il rapporto, l’Unione Europea dovrebbe mobilitare almeno 500 miliardi di euro all’anno in più rispetto a oggi per colmare il divario con Stati Uniti e Cina.

La proposta è quella di creare strumenti finanziari comuni, simili a quanto avvenuto con il Next Generation EU durante la pandemia. Draghi sottolinea che il costo dell’inazione sarebbe molto più alto del costo di un nuovo debito condiviso.

La dimensione sociale e del lavoro

Nonostante l’accento sull’innovazione, il rapporto dedica spazio anche alla dimensione sociale. Draghi evidenzia come la competitività UE 2025 non possa limitarsi a numeri macroeconomici, ma debba includere la tutela del lavoro, la formazione continua e il sostegno a chi rischia di essere escluso dalla transizione tecnologica.

In particolare, viene proposto un piano europeo di reskilling per i lavoratori nei settori più colpiti dall’automazione, con programmi finanziati a livello comunitario.

Le reazioni politiche al rapporto

La presentazione del rapporto ha suscitato reazioni immediate.

  • I vertici della Commissione Europea lo hanno definito una “base di lavoro essenziale”.
  • Alcuni governi del Nord Europa hanno espresso dubbi sul nuovo debito comune, temendo che aumenti la dipendenza reciproca.
  • Francia, Germania e Italia si sono schierate per un’accelerazione delle proposte, riconoscendo che la sfida globale non lascia alternative.

Competitività UE 2025 e transizione energetica

Il documento dedica ampio spazio anche alla questione energetica. La guerra in Ucraina ha mostrato quanto l’Europa sia vulnerabile alle dipendenze esterne, e Draghi insiste sulla necessità di un’infrastruttura energetica integrata.

Tra le proposte:

  • rete europea dell’idrogeno;
  • potenziamento dei gasdotti per gas verde;
  • investimenti comuni in nucleare di nuova generazione e rinnovabili;
  • un’autorità energetica europea con poteri reali.

La sfida digitale

Altro nodo cruciale è il digitale. Gli Stati Uniti hanno dominato il settore dei big data e dell’intelligenza artificiale, mentre la Cina ha sviluppato un ecosistema digitale chiuso ma potentissimo.

L’Europa rischia di restare indietro. Draghi propone la creazione di campioni europei del digitale, fusioni e alleanze transfrontaliere che possano reggere la competizione globale.

Competitività UE 2025: prospettive future

Il rapporto Draghi non è soltanto un’analisi tecnica, ma un manifesto politico per il futuro dell’Unione. La sua attuazione dipenderà dalla volontà degli Stati membri e dalla capacità delle istituzioni europee di trasformare le proposte in atti concreti.

Nei prossimi mesi la Commissione e il Consiglio discuteranno le linee guida. Alcuni analisti prevedono che il 2026 sarà l’anno delle prime decisioni operative, con un pacchetto di misure legislative e finanziarie ispirate direttamente al rapporto.

Il significato politico

La figura di Mario Draghi, con la sua autorevolezza internazionale, dà al rapporto un peso notevole. Molti osservatori ritengono che il documento rappresenti anche una sorta di testamento politico dell’ex premier, volto a consolidare l’idea di un’Europa più forte, più unita e capace di affrontare le sfide globali senza dipendere da altri attori.

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